I DIVERSI TIPI DI CONTRIBUTI

Il Patronato Acli ricorda che per la pensione di vecchiaia è necessario poter far valere almeno 20 anni di contributi di qualsiasi tipo: obbligatori (cioè versati dal datore di lavoro); volontari (cioè versati dall’interessato); figurativi (servizio militare o civile, maternità, malattia, infortuni); da riscatto. I contributi obbligatori, sia quelli versati dal datore di lavoro, sia quelli direttamente dal lavoratore autonomo, non presentano problemi per il riconoscimento all’atto del pensionamento (sempre che siano stati pagati regolarmente). Discorso diverso è invece quello relativo ai contributi figurativi che, per alcune tipologie, sono riconosciuti d’ufficio, mentre per altre sono riconosciuti solo su domanda”. Il Patronato Acli ricorda anche che “gli unici periodi che valgono solo per il diritto ma non per il calcolo dell’importo della pensione sono quelli durante i quali è stato percepito l’Assegno ordinario di Invalidità e quelli durante i quali si è stati occupati nei Lavori Socialmente Utili (LSU) o nei Lavori di Pubblica Utilità (LPU)”.



AUMENTI PENSIONI, LA CGIL CHIEDE NUOVA RIFORMA

«La rivalutazione delle pensioni non basta»: la Cgil “alza” la voce in direzione Governo per chiedere nuovo intervento in riforma pensioni già nei prossimi mesi, contestando lo stallo raggiunto al momento sul fronte previdenza. I calcoli fatti dallo Spi Cgil sui dati Istat mostrano come l’inflazione erode il potere d’acquisto: servono, in media, «115 euro in più al mese per i pensionati».



La nostra analisi – commenta in una nota (riportata da “Pensioni per tutti”) Massimo Cestaro segretario dello Spi Cgil del Veneto – conferma le sensazioni di questi mesi. Le pensioni dei veneti non sono tutelate neppure dalla rivalutazione mentre l’inflazione continua a mordere soprattutto sul carrello della spesa. Purtroppo, constatiamo che molti nostri pensionati hanno dovuto ridurre molte spese, soprattutto quelle dedicate ai prodotti alimentari». Il meccanismo dell’adeguamento all’inflazione, seppur molto importante, appare al momento «insufficiente tanto più che il governo Meloni ha riconosciuto una rivalutazione al 100% solo alle pensioni inferiori ai 2.101,52 euro lordi mensili (quattro volte il minimo) riducendola drasticamente per gli assegni superiori». Per questo, conclude la Cgil, viene auspicato che «il conguaglio previsto a partire da gennaio 2024 venga erogato in anticipo, come aveva fatto il governo Draghi nel 2022 assecondando le richieste dei sindacati. Torniamo a ribadire la necessità di allargare la platea dei beneficiari della 14esima mensilità e aumentare gli importi. Infine, monitoreremo anche la questione dell’innalzamento delle pensioni minime». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI PEZZETTA

Villiam Pezzetta, Segretario generale della Cgil del Friuli Venezia Giulia, interviene sul tema relativo alla richiesta di limitare la rivalutazione dei vitalizi degli ex consiglieri regionali, spiegando che “non entriamo nel merito della legittimità di questo trattamento previdenziale integrativo rispetto alle pensioni da lavoro di chi siede in Consiglio o nella Giunta”, ma “si tratta semplicemente di applicare ai vitalizi lo stesso trattamento riservato alle altre pensioni. In un momento in cui oltre 7 milioni di lavoratori dipendenti sono in attesa del rinnovo del loro contratto nazionale, senza dimenticare autonomi e partite Iva, alle prese con un insostenibile aumento dei costi dell’energia e delle forniture, e i milioni di pensionati i cui assegni non arrivano a mille euro al mese, la politica ha il dovere prima di tutto etico di negarsi qualsiasi privilegio”. Infatti, ai vitalizi spetterebbe una rivalutazione piena all’8,1% di inflazione, superiore quindi a quella applicata alle pensioni pari al 7,3%.

LE PAROLE DI BERLUSCONI

Silvio Berlusconi, nella sua prima intervista dopo le dimissioni dall’Ospedale San Raffaele, al Corriere della Sera spiega che nell’attività di Governo “occorre continuare sulla strada che abbiamo imboccato nei primi mesi: stabilizzare il taglio del cuneo fiscale anche per far ripartire l’occupazione giovanile, realizzare la riforma fiscale procedendo verso la flat tax, continuare a lavorare per accrescere le pensioni minime fino ad arrivare a 1.000 euro entro la legislatura, porre mano alla riforma della giustizia secondo le linee indicate dal ministro Nordio”. L’ex Premier ha aggiunto che “con il Partito Democratico sempre più spostato a sinistra e il tramonto del cosiddetto Terzo polo, che è morto prima ancora di nascere, lo spazio al centro si allarga e Forza Italia lo presidia con coerenza, perché siamo gli unici davvero liberali, cristiani, garantisti, europeisti, atlantisti. Siamo l’unica espressione italiana del grande centro della politica europea, il Partito popolare”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BOMBARDIERI

Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil, dalla manifestazione unitaria sindacale di Napoli svoltasi sabato ha detto: “Sulla riforma delle pensioni abbiamo combattuto tanto ma non ci sono ancora delle risposte in particolare sull’Opzione donna in cui vengono sacrificate 20.000 donne. Vediamo se il Governo fa ripartire questa discussione che ora è arenata”. Emilio Didonè, Segretario generale della Fnp-Cisl, ha invece ricordato che tra le altre richieste contenute nella piattaforma unitaria c’è quella di una riforma della previdenza “che separi nettamente la previdenza dall’assistenza, garantisca pensioni dignitose e preveda la piena indicizzazione di tutti i trattamenti per adeguarli al costo della vita sempre più alto”.

LA PROPOSTA DI MARINO

Mauro Marino, invece, in un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, evidenzia che si potrebbe superare il sistema pensionistico a ripartizione per arrivare a “un meccanismo per determinare un assegno previdenziale che possa coniugare una parte pubblica garantita dallo Stato e una parte costituita da versamenti individuali che, investiti, accrescano il monte contributivo. Questo nuovo sistema di calcolo previdenziale potrebbe essere operativo a partire dal 2030, nel frattempo fin dall’anno prossimo operare una miniriforma che tuteli chi andrà in pensione nei prossimi anni consentendo un’amplissima flessibilità in uscita volontaria a fronte di una leggera penalizzazione e tutelando, con una pensione di garanzia, chi come giovani e donne ha una carriera discontinua e frammentata”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI