LE PAROLE DI GUBITOSA E BOMBARDIERI
Michele Gubitosa, deputato e vicepresidente del Movimento 5 Stelle, in una nota riportata da Ansa, evidenzia che “il Governo che a scopo propagandistico promette Quota 41, nel decreto approvato il 1º maggio fa nuovamente cassa sulle pensioni togliendo 325 milioni di euro al fondo per finanziare l’anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. È inaccettabile una circostanza del genere, che arriva dopo il taglio delle rivalutazioni operato in legge di Bilancio e la cancellazione, di fatto, di Opzione Donna. Dicevano di essere ‘pronti’, evidentemente solo a tartassare cittadini e pensionati”. Nova News riporta invece le dichiarazioni di Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil, secondo cui “sulla previdenza sono state raccontate un sacco di balle in campagna elettorale, dalla riforma della legge Fornero all’abbassamento dell’età pensionabile. Abbiamo chiesto risposte sul lavoro femminile e la risposta è stata quella di modificare Opzione donna, bloccando 20 mila lavoratrici che potevano andare in pensione”.
BONAFÈ (PD) SULL’ALLARME PENSIONI NEL FUTURO
Intervenendo a “Omnibus” su La7 per commentare l’allarme previdenza lanciato dall’Inps e dal Governo nelle scorse settimane, la deputata Pd Simona Bonafé ha sottolineato l’importanza di agire al più presto tanto sul tema della riforma pensioni quanto sull’emergenza demografica che da anni ormai investe l’Italia.
«Le più penalizzate saranno le prossime generazioni, con contratti discontinui e precari. Con il sistema di adesso arriveranno ad assegni pensionistici piuttosto ridotti», sottolinea l’esponente dem ammettendo che proprio questo tema «così drammaticamente vero che in parte il Governo lo ha affrontato nel Def: dobbiamo aumentare la popolazione del 30% altrimenti non sapremo come pagare le pensioni. Quel 30% di aumento è immigrazione in Italia altrimenti ci vorranno più di 20 anni». (agg. di Niccolò Magnani)
L’AUMENTO DELLE PENSIONI MINIME IN ARRIVO
Come spiega Repubblica, il 1° luglio 1,3 milioni di pensionati riceveranno, dopo sei mesi di attesa, l’aumento dell’assegno approvato con la Legge di bilancio 2023. Il quotidiano romano evidenzia che la promessa del Governo di alzare le minime a 600 euro “non ha fatto i conti con i tempi delle procedure necessarie a individuare la platea, per procedere poi all’erogazione. Meccanismi complessi per il calcolo del cumulo perequativo, che considera come unico trattamento tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare. Un’operazione necessaria per evitare che l’aumento finisse nelle tasche di chi non percepisce una ‘vera’ pensione minima. E che hanno richiesto un lavoro supplementare alle strutture del ministero del Lavoro, in collaborazione con quelle del Mef. All’Inps la procedura sta per essere chiusa, rendendo così operativa la circolare del 3 aprile, in cui sono riportati tutti i dettagli”. In particolare, per chi ha meno di 75 anni, la pensione “passerà da 563,74 a 572,20 euro. Mentre per gli over 75, il beneficio vale 36,08 euro al mese, con l’assegno che salirà da 563,74 a 599,82 euro”.
LE PAROLE DI PEDRETTI
Il Segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, come riporta Ansa, durante la presentazione del suo libro “Perennial” a Firenze ha detto che “il problema non è quello delle pensioni, ma quello del non lavoro per i giovani, oppure quello di un lavoro precario. Finché siamo un Paese che non dà lavoro stabile e ben retribuito alle nuove generazioni ci sarà sempre il problema previdenziale, perché se la gente lavora meno, paga meno contributi, e ci saranno meno risorse per pagare le pensioni”. Ad Avellino lo Spi-Cgil, insieme ad Auser Avellino e FederConsumatori Avellino, ha organizzato una manifestazione e il Segretario Dario Mennino, come riporta anteprima24.it, ha spiegato che ci saranno “corteo e Sit in per sostenere le richieste da parte dei sindacati e delle categorie nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali. Mentre per il nostro territorio diamo anche voce alle criticità, che vivono pensionati e non autosufficienti”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BRAMBILLA
In un articolo pubblicato su societaerischio.it, l’ex sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla evidenzia alcune debolezze del sistema pensionistico italiano, tra cui quella relativa alla “gara tra partiti e sindacati per ridurre le età di pensionamento: 64,3 anni quella effettiva al 2021 se si considera il complesso delle pensioni di anzianità, vecchiaia e dei prepensionamenti”. Dal suo punto di vista, “tra salvaguardie, Ape, quote e così via, ci si è inventati di tutto, togliendo al sistema regole certe in favore di un’autentica giungla pensionistica, che ha favorito questa o quella categoria senza contribuire alla flessibilità strutturale di cui pure ci sarebbe stato bisogno dopo la riforma Monti-Fornero”.
IL DEFICIT TRA ENTRATE E USCITE
Per il Presidente di Itinerari Previdenziali, “basso numero di occupati, aumento del numero dei pensionati ed eccessive decontribuzioni hanno prodotto un deficit tra entrate e uscite di 30 miliardi: il ripianamento sarà a carico dello Stato e di quelli, pochi, che pagano le tasse. Nonostante i titoli che celebrano un’occupazione da record, c’è poi un ultimo tema da non trascurare: l’Italia continua a essere per tasso di occupazione globale (60%), fanalino di coda in Europa, dove persino la Grecia fa meglio con il 60,6% (69,9% la media Ue). Ma a mancare non è il lavoro, quanto piuttosto politiche e strumenti adeguati a favorire l’incontro di domanda e offerta, troppo spesso trascurati in favore di misure assistenziali che finiscono con l’aggravare un debito pubblico già monstre, a discapito proprio delle giovani generazioni”.
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