LA MODIFICA DELL’APE SOCIAL

Come riporta Il Messaggero, tra le ipotesi di riforma delle pensioni allo studio del Governo vi è “l’Ape sociale agevolata per le donne con la possibilità di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione a partire dai 61/62 anni invece dei 63 previsti attualmente. Secondo quanto si apprende, si valuta l’introduzione di un ulteriore vantaggio nella contribuzione per accedere alla misura in favore delle donne con una situazione di disagio: licenziate, con invalidità almeno al 74%,caregiver o impegnate in lavori gravosi”. Intanto la Uil fa sapere di aver chiesto “al Governo di riaccendere le luci sulla previdenza complementare attraverso una campagna istituzionale di informazione, al fine di incrementare le adesioni ai fondi pensione. Occorre accentuare la fiscalità incentivante che valorizzi l’investimento previdenziale. La Uil, inoltre, ha chiesto al Governo di eliminare la gravissima scelta di affidare ad Assoprevidenza i fondi del comitato pubblico per la diffusione dei fondi pensione”.



LE PAROLE DI CAMPESE (FNP-CISL)

Come riporta altovicentinonline.it, Carla Campese è la nuova coordinatrice regionale per le Politiche di genere della Fnp-Cisl Veneto. La dirigente sindacale ricorda che “c’è ancora molto da fare per creare una cultura diffusa che liberi la donna da troppi carichi, soprattutto familiari quando è figlia, o moglie, o madre o anche nonna. Il lavoro di cura, infatti, quasi naturalmente ‘scaricato’ sulle spalle delle donne è la prima causa di carriere discontinue, retribuzioni basse e, in un domani che noi della Fnp conosciamo bene, pensioni insufficienti per una vita dignitosa”. Campese aggiunge che “la mancata indipendenza economica è una condizione concreta di svantaggio, che favorisce altri problemi, ma ripeto: alla radice c’è un problema culturale che la società deve affrontare insieme, per arrivare anche a mettere fine a quegli episodi tremendi di violenza e femminicidi, che purtroppo riempiono le cronache ma che hanno radici più profonde. Cercheremo di fare proposte su questi temi, di tenere alta l’attenzione per non arretrare e se possibile progredire, lo dobbiamo a noi stesse ed alle future generazioni”.



LA BATTAGLIA SUL SALARIO MINIMO

Come riporta lanuovariviera.it, “a meno di un anno dalle elezioni, il centrosinistra porta avanti le iniziative del cantiere riformista trovando un’intesa sulla battaglia a sostegno del salario minimo”. Ad Ascoli Piceno Pd, Cinque Stelle, Ascolto e Partecipazione spiegano che “la battaglia sul salario minimo è fondamentale in una realtà gravemente compromessa a livello economico come quella ascolana: l’adesione appassionata delle forze di minoranza all’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza su un tema che riguarda i diritti dei lavoratori, equità e dignità, e rafforza l’economia con tutta una serie di effetti positivi, dal rafforzamento del potere d’acquisto al miglioramento della produttività fino all’innalzamento delle pensioni, ben noti agli esperti. Ad Ascoli la platea di quanti a causa dell’inflazione non riescono ad arrivare a fine mese comincia ad ampliarsi mentre il sindaco sembra occuparsi solo di feste e Quintana, e il suo partito a livello nazionale butta sul lastrico milioni di famiglie togliendo il Reddito di cittadinanza con un sms”.



LE PAROLE DI BITTI (UGL)

Fiovo Bitti, Dirigente confederale dell’Ugl, evidenzia che “la previdenza complementare è centrale, anche se non può essere considerata sostitutiva della previdenza pubblica, per cui va sostenuta attraverso campagne informative e, soprattutto, con politiche fiscali di vantaggio, volte a favorire le adesioni nel corso di tutta la vita lavorativa e professionale. In questo senso, è fondamentale rivedere le soglie di esenzione, comprese quelle legate al welfare aziendale, e le aliquote applicate ai rendimenti. Il rafforzamento del sistema passa anche da un’azione volta a sostenere le aggregazioni fra i fondi, agendo pure sul versante della democrazia interna degli stessi. L’ipotesi di semestre bianco di adesione ai fondi è praticabile, come misura straordinaria e magari in forma semplificata, per rilanciare il tema della previdenza complementare, principalmente fra i giovani, ma senza interventi strutturali si rischia di non raggiungere gli obiettivi di lungo periodo che dovrebbero portare ad adesioni consapevoli”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHIGLIONE (CGIL)

Ieri si è tenuto un nuovo incontro tra i sindacati e l’osservatorio del ministro del Lavoro per la spesa previdenziale e la prima richiesta avanzata al Governo dalla Segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione è stata quella di rimediare “all’errore commesso con il decreto 98/2023, con il quale, senza alcuna condivisione con le parti sociali, ha deciso di assegnare ad un soggetto privato le funzioni e le risorse per la promozione della previdenza complementare. Come Cgil riteniamo fondamentale rilanciare la previdenza complementare a partire dai giovani, ma crediamo sia sbagliato, nel metodo e nel merito, quello che il Governo ha deciso di fare con questo blitz, e chiediamo che nei decreti attuativi previsti a ottobre si faccia un passo indietro”.

LE RICHIESTE SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

La sindacalista ha anche “ribadito le necessità di introdurre un semestre di silenzio/assenso e di istituire di una sede protetta per garantire che la scelta delle lavoratrici e dei lavoratori di trattenere il Tfr in azienda sia ragionata e soprattutto libera. Abbiamo chiesto che la previdenza complementare sia riconosciuta al personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico”. Ghiglione ha ripetuto anche che “gli incontri tecnici in assenza di un’interlocuzione vera con il Ministero sui punti affrontati e senza un confronto degno di tale nome con il Governo rischiano di diventare appuntamenti di facciata, incapaci di produrre alcun risultato. Se è una scelta politica ne prendiamo atto, e il 7 ottobre saremo in piazza anche per rivendicare le nostre proposte sulla previdenza”.

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