IN ARRIVO CONGUAGLIO ANTICIPATO PER LE PENSIONI
Claudio Testuzza, in un articolo pubblicato su Sanità 24, ricorda che “con l’approvazione della Nadef, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto l’autorizzazione a fare 23,5 miliardi di extradeficit in 3 anni, di cui una parte – 3,2 miliardi – dovrebbe essere utilizzata per l’approvazione di un decreto legge nel quale ricadrà anche l’anticipo del conguaglio delle pensioni in programma normalmente a gennaio dell’anno successivo”. Di fatto si tratta di riconoscere uno 0,8% di indicizzazione in più (compresi gli arretrati) calcolata quale differenza tra l’inflazione effettiva e quella stimata lo scorso anno. “L’ufficialità dovrebbe arrivare già la prossima settimana con un decreto approvato dal Consiglio dei ministri. Anche perché il tempo stringe. Se si vuole davvero anticipare il conguaglio bisognerà dare all’Inps la possibilità di effettuare tutte le operazioni necessarie per procedere con il ricalcolo ed effettuare regolarmente le disposizioni di pagamento”.
PENSIONI COMPLEMENTARE, LA RICHIESTA DI RIFORMA DEL FONTO FON.TE.
In vista della riforma pensioni attesa nella prossima Manovra di Bilancio, non di solo previdenza “classica” vengono richieste novità e ampliamenti delle regole attuali: il Fondo Fon.Te. (Fondo Pensione complementare per i dipendenti di aziende del Terziario commercio, turismo e servizi) rilancia la questione dirimente sulle previdenza complementare. «In una congiuntura economica complessa caratterizzata da alti tassi d’interesse, aumento dell’inflazione e riduzione del potere d’acquisto dei salari, il tema della riforma del sistema previdenziale è particolarmente attuale», spiega Maurizio Grifoni, Presidente Fondo Fon.Te.
Secondo l’ultimo studio dal Consiglio Nazionale dei Giovani ed Eures, nei prossimi anni la combinazione tra discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35, aggiunge il leader di Fon.Te., «comporterà un ritiro dal lavoro per i lavoratori con redditi più bassi ben al di là dell’anzianità contributiva, si stima circa a 74 anni con un importo dell’assegno pensionistico che ammonterà in media a circa 1099 euro al netto dell’IRPEF. Le distorsioni del sistema pensionistico finiranno per protrarre nel tempo le diseguaglianze reddituali determinando una situazione socialmente insostenibile». Se da un lato Grifoni ben comprende la necessità di garantire l’equilibrio dei conti pubblici in vista della prossima Legge di Bilancio, in scenari tali il Fondo Fon.Te. valuta molto positivamente la proposta del Ministro Giorgetti di ridurre le tasse sulla previdenza complementare per renderla più accessibile ai giovani lavoratori: «È fondamentale, in quest’ottica, favorire la partecipazione al secondo e al terzo pilastro, ovvero la contribuzione complementare, attraverso incentivi e agevolazioni di natura fiscale, promuovendo l’educazione finanziaria e la formazione per consentire alle giovani generazioni di costruirsi una pensione integrativa in grado di assicurare una futura stabilità economica».
PENSIONI PORTUALI, LA “MOSSA” DEL PD
Secondo Valentina Ghio e Marco Simiani, è necessario “dare operatività al fondo per garantire i prepensionamenti dei portuali, istituito dal Governo precedente e fermo da oltre un anno in un rimpallo di competenze fra i Ministri Salvini e Giorgetti, ed ampliare la platea dei beneficiari dei lavori usuranti. Presenteremo in legge di Bilancio emendamenti che vanno in questa direzione”. I due deputati del Pd spiegano anche che“l’organizzazione del lavoro nei porti è cambiata significativamente negli ultimi trenta anni trasformando tempi di produzione e carichi: con una richiesta di maggiore rendimento delle ‘rese’ per singolo turno lavorato ed a fronte di un minor numero di addetti, i numerosi incidenti degli ultimi anni sono purtroppo una diretta conseguenza di queste evidenti criticità. Sono quindi necessari interventi legislativi rapidi ed efficaci. In primo luogo risorse per accompagnare l’esodo e l’inserimento di ulteriore categorie tra le mansioni ad oggi riconosciute come lavoro usurante”.
LE PAROLE DI CESTARO (SPI-CGIL)
La Legge di bilancio potrebbe contenere una nuova stretta sulle rivalutazioni delle pensioni e, come riporta l’agenzia Dire, Massimo Cestaro, Segretario generale dello Spi-Cgil del Veneto, evidenzia che “questo Governo di destra considera nababbi pensionati che hanno lavorato 40 anni come operai, insegnanti, infermieri, tecnici, versando sempre i contributi. Tutte persone che stanno pagando a caro prezzo l’inflazione scoppiata nel 2022 e che anche quest’anno rischiano di non ricevere la rivalutazione che gli spetta”. La Cgil nazionale, intanto, a proposito della Nadef e della Legge di bilancio spiega che “non chiediamo la ‘manovra per i mercati’, ma rivendichiamo una manovra per i lavoratori, i pensionati, i precari, le giovani generazioni, perché il vero problema non è tanto il debito pubblico (il numeratore), ma il Pil (il denominatore) che – anche a causa delle politiche sbagliate del Governo – sta andando giù”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CIGNA (CGIL)
In vista della Legge di bilancio, Ezio Cigna, come riporta collettiva.it, spiega che non c’è da aspettarsi nulla di particolare in materia di riforma delle pensioni. “Ci saranno semplici ritocchi del sistema attuale, attraverso proroghe di misure, alcune di queste assolutamente inutili, come quota 103”, sottolinea il coordinatore delle Politiche dei diritti e della previdenza della Cgil, secondo cui “non ci sarà nessuna marcia indietro su Opzione donna. Non è stata fatta nel 2023, nonostante le promesse della ministra. Nel migliore delle ipotesi si lavorerà per una misura all’interno dell’Ape sociale, ma con requisiti di età molto lontani dai 58 anni di età – come originariamente previsti (58 anni e 35 di contribuzione)”.
LE PAROLE DI LARA GHIGLIONE
Cigna aggiunge che “verrà probabilmente prorogata l’Ape sociale senza alcun allargamento della platea e senza alcun abbassamento del requisito contributivo, che è il vero sbarramento per i lavori gravosi”. Lara Ghiglione, Segretaria confederale della Cgil, spiega invece che “la ministra del Lavoro prende tempo per capire le risorse precise che avrà a disposizione per il capitolo previdenza. In realtà sappiamo bene che, anche a causa delle politiche sbagliate del governo, il Paese non cresce. In questi mesi si sono tenuti incontri finti e inutili, che non hanno determinato alcun risultato, ma nel frattempo con il decreto lavoro è aumentata la precarietà, in particolare per i giovani”. Dunque, “nonostante le promesse elettorali questo Esecutivo sulle pensioni non farà nulla”.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.