Come sappiamo il governo italiano ha pensato di intervenire direttamente sulla legge delle pensioni, per quest’anno che sarà quindi introdotta in legge di bilancio, in discussione domani mattina 19 dicembre dopo il vaglio della commissione. Se la legge di bilancio non dovesse essere accettata il rischio sarà quello di andare in esercizio provvisorio, che non è sicuramente l’ideale per la tenuta del paese in un momento di crisi e recessione.



Riforma Pensioni 2023: cosa prevede la legge in manovra

Ebbene, la riforma pensioni 2023 garantirà ad alcuni lavoratori di andare in pensione con un minimo di 62 anni e 41 anni di contributi, grazie a quota 103 e al rinnovo di opzione donna in versione corretta che però è ancora al vaglio della commissione a causa di alcuni emendamenti richiesti. Tuttavia se quote a 41 con la clausola dell’elemento anagrafico fissato a 62 anni potrebbe includere circa 48.000 lavoratori, si stima che a beneficiarne saranno circa un terzo di questi, per una spesa complessiva veramente irrisoria che conta circa 250 milioni di euro.



Inoltre chi deciderà di andare in pensione prima percepirà anche meno denaro sull’assegno mensile in quanto questo verrà tagliato dal 15% al 30%. Si tratta di una forchetta molto ampia e soprattutto di un tetto molto elevato di decurtazione.

Riforma Pensioni 2023: chi ci guadagnerà davvero?

Per quello che riguarda la pensione di vecchiaia invece l’età pensionabile sarà sicuramente fissata a 66 anni e 7 mesi di contributi a condizione che sussistano almeno 30 anni di anzianità contributiva.

Per quanto concerne invece la gestione separata la exit lavorativa, viene sempre fissata a 67 anni con il requisito contributivo di 20 anni di contributi e per cui non si prevede l’applicazione della finestra secondo la quale il trattamento decorre il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti precedenti.



In generale il governo ha promesso di lavorare ad una legge strutturale da inserire nella prossima manovra e che sarà strutturale, senza che si intervenga ogni anno per riformare il sistema previdenziale. Secondo Elsa Fornero invece il governo dovrebbe prima risolvere effettivamente il nodo delle coperture.