I CONTI CHE NON AIUTANO IL GOVERNO

In un articolo pubblicato su La Notizia viene ricordato che “guardando al Def di aprile le risorse a disposizione del Governo sono davvero poche. È vero che è ancora molto presto per fare i conti e che bisognerà attendere la Nadef in autunno, ma a oggi sembra difficile trovare le decine di miliardi necessarie solamente per confermare le misure già in campo o comunque promesse come quelle su stipendi e pensioni”. Per quanto riguarda le pensioni, “la riforma, la cui discussione doveva partire a inizio di quest’anno ma si è di fatto arenata, sembra dover attendere. La mancanza di soldi, certificata anche dal Def, rischia di rinviare una riforma che cancelli la legge Fornero. Più probabile una semplice conferma della Quota 103. Altro che la Quota 41 promessa dalla Lega”. Il punto è che “il Governo puntava tutto su una crescita più robusta del previsto, per poter recuperare risorse extra da investire nella riforma delle pensioni e negli aumenti di stipendio”, ma, secondo l’Istat, “per la fine del 2023 e il 2024 la crescita sembra meno alta di quanto speravano Giorgetti e Meloni. E molte promesse rischiano di saltare”.



PENSIONI, SECONDO BANKITALIA SI PUÒ LAVORARE BENE ANCHE OLTRE I 65 ANNI

In quello che è sembrato non a pochi una sorta di “avviso” al Governo sul tema della riforma pensioni, il governatore uscente di Bankitalia Ignazio Visco ha sottolineato come si possa benissimo lavorare anche in buone condizioni dopo i 65 anni. «Il miglioramento delle condizioni di vita e di salute negli ultimi decenni sicuramente ci fanno concludere che si può lavorare bene anche oltre i 65 anni limite convenzionale», così ha spiegato il governatore nel suo indirizzo di saluto al workshop “Lo sguardo lungo: il dividendo demografico nell’analisi dell’economia italiana” organizzato da Bankitalia e Istat.



La riforma pensioni negli ultimi anni ha spinto verso quella direzione, specie dopo l’ultima grossa legge previdenziale che è stata la riforma Fornero, ma è indubbio, spiega Visco, «che i lavori usuranti si riducono, c’è capacita’ di utilizzare al meglio progresso tecnico». Secondo l’economista a breve sostituito per fine mandato, «Viviamo di più, viviamo meglio e possiamo contribuire meglio al progresso della nostra economia. Sarà però Necessario spingere perché si innalzi il tasso di partecipazione dei giovani e delle donne, troppo bassi entrambi nel confronto europeo e in vari comparti del nostro territorio e in, particolare del Mezzogiorno». (agg. di Niccolò Magnani)



CAUSE SIAL-COBAS CONTRO L’INPS

Come riporta Ansa, il sindacato Sial-Cobas ha resto noto di aver depositato al Tribunale di Milano le prime cause contro l’Inps per mancato adeguamento del trattamento al costo della vita, con l’obiettivo di ottenere “l’adeguamento all’incremento del costo della vita nella misura del 7,3% per il 2023, e dunque con rivalutazione integrale, e non secondo la percentuale di defalcazione stabilita”. A quanto si apprende, la prima udienza si terrà il 29 giugno e il sindacato annuncia che “nei prossimi mesi si andrà avanti con altre cause per contrastare le scelte del Governo” anche per dire “basta a perequazione e tagli alle pensioni che vanno indicizzate ai prezzi e ai salari perché sono un salario differito e sono un diritto costituzionale”. Infatti, “con l’inflazione al 12% circa è stato deciso che si applica una rivalutazione ridotta al 7,3% che si applica su tutta la pensione (e non più solo sul differenziale) e il conguaglio avverrà a fine 2023. La perequazione è un termine ambiguo che nasconde e maschera il taglio dei diritti”.

LE PAROLE DI FALCOCCHIO

Come riporta atnews.it, Giuseppe Falcocchio, Presidente dell’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato Piemonte, commentando un’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che “l’inflazione e i rincari generalizzati fanno vacillare una delle colonne più robuste del welfare familiare: i pensionati la cui situazione è diventata insostenibile”. In particolare, “sappiamo che tantissimi anziani pensionati del Piemonte sono costretti a vivere con un assegno mensile che non raggiunge nemmeno i mille euro significa condizione di povertà, anche secondo i parametri ufficiali. I conti sono oramai ingestibili e la loro situazione rischia di trasformarsi in una bomba sociale”. Per Falcocchio “è fondamentale che gli anziani non vedano eroso il proprio potere d’acquisto quindi l’adeguamento delle pensioni all’inflazione deve essere una priorità e su questo fronte non si possono più chiedere sacrifici ai pensionati, come successo troppo spesso negli anni passati”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DAMIANO

In un’intervista all’Unità, Cesare Damiano analizza la situazione del Partito democratico, ricordando anche le scelte compiute in passato, comprese quelle in materia di riforma delle pensioni. “In un certo senso abbiamo venduto l’anima e abbiamo identificato il nostro Programma fondamentale con l’obiettivo di governare a ogni costo”, evidenzia l’ex ministro del Lavoro, che aggiunge: “Siamo quelli che hanno votato la Legge Fornero e il Jobs Act. Se approvi misure che sono contro gli operai, come puoi pensare che poi ti votino? E non è più bastato affrontare ex post una tragedia come quella degli esodati attraverso le ‘salvaguardie” che, per fortuna, hanno restituito la pensione a 150mila lavoratori grazie all’azione tenace del Partito democratico”.

“Non è più bastato – aggiunge ancora Damiano – temperare, correggere, addolcire, nella battaglia parlamentare, la scelta del Jobs Act di rendere più liberi i licenziamenti, come pure abbiamo fatto come parlamentari del Pd della Commissione Lavoro, contrastando il nostro stesso Governo. Pagando personalmente con l’esclusione del Parlamento la conduzione di quella giusta battaglia, per mano di Renzi e del suo cerchio magico. Ci siamo persino dimenticati che la Consulta ha dichiarato incostituzionali alcuni articoli sia della Legge Fornero sui licenziamenti illeggittimi che dello stesso Jobs Act sull’indennizzo automatico delle tutele crescenti, ripristinando l’obbligo di reintegra nel luogo di lavoro. Qualcuno a sinistra ne parla?”.

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