LE RICHIESTE SINDACALI

I dirigenti sindacali Alfred Ebner (Cgil/Agb), Anna Rita Montemaggiore (SgbCisl), Danilo Tomasini (Uil/Sgk) e Stephan Vieider (Asgb) spiegano che “tutti i Governi che si sono succeduti negli anni hanno trattato i pensionati che superavano tre/quattro volte il minimo come bancomat. La situazione peggiore si è creata nel 2023, quando con un’inflazione annua a due cifre le pensioni oltre i 2.100 euro recuperano tra il 3% e il 6% dell’inflazione nazionale. Queste persone hanno però versato i contributi e le imposte onestamente e oggi sono trattati come dei privilegiati”. Come riporta buongiornosuedtirol.it, i sindacalisti evidenziano che “quando parliamo di tutelare la classe media bisognerebbe pensare anche a questi pensionati che sono tassati in maniera consistente e sono esclusi da tante prestazioni della mano pubblica”. Riguardo alle pensioni basse, i sindacati dei pensionati “chiedono interventi per una maggiore trasparenza in materia previdenziale. A loro avviso l’integrazione al minimo è una prestazione sociale e andrebbe quindi scorporata dalla spesa pensionistica”.



LA RICHIESTA DELLA CISL SULLA RIFORMA PENSIONI DOPO IL DL LAVORO

Pur non sui toni di Cgil e Uil, il sindacato Cisl ha comunque criticato gli esiti del Decreto Lavoro licenziato dal Governo Meloni lo scorso 1 maggio: riforma pensioni, costo del lavoro e inflazione i temi portanti della richiesta fatta ancora oggi dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nell’intervista al quotidiano “Il Dubbio”.



«L’aumento dell’ inflazione è l’ennesima gelata proprio all’indomani del primo maggio», spiega il leader del sindacato “bianco”. Per questo serve un accordo tra governo, sindacati, imprese, «che freni la speculazione, metta sotto controllo prezzi e tariffe e rilanci il valore reale di salari e pensioni». Secondo Sbarra l’Italia ha bisogno più che mai di una riforma fiscale e ridistribuiva-progressiva per tagliare «il peso delle tasse ai lavoratori e pensionati». In definitiva, la proposta della Cisl in attesa di una robusta riforma pensioni ancora molto attesa dai sindacati e pensionati guarda alla possibilità di rivalutare gli attuali assegni: «Va bene agire sul taglio del cuneo contributivo ma occorre far ripartire anche la piena perequazione delle pensioni». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI DURIGON

Interpellato da affaritaliani.it dopo l’approvazione del Decreto lavoro, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, spiega che sulla riforma delle pensioni “abbiano iniziato con Quota 103 quest’anno, che è Quota 41 con il vincolo dei 62 anni di età. Vedremo già con la prossima Finanziaria di migliorare Quota 103 e l’obiettivo da raggiungere molto prima della fine della legislatura è e resta Quota 41 per tutti”. Intanto Andrea Pasa, Segretario generale della Cgil di Savona, evidenzia che di fatto “il superamento della cosiddetta legge Fornero è ulteriormente rimandato, e anche le piccole misure (Quota 103, opzione donna), da confermare per il prossimo anno, non hanno copertura sufficiente. Davanti a tutto ciò il giudizio della Cgil è fortemente negativo”. E anche per questo motivo il sindacato si prepara alle mobilitazioni già programmate per il mese di maggio. In particolare, la Cgil di Savona sarà presente a Milano il 13.

LE PAROLE DI PAGGIO (CGIL)

Come riporta collettiva.it, la Cgil Umbria evidenzia come “a fronte di una netta ripresa degli imponibili registrata nel 2021, soprattutto al Nord e più in generale in tutto il Paese, la nostra regione è l’unica in controtendenza, con addirittura un dato negativo: il reddito procapite, al netto dell’inflazione, è sceso dello 0,2% rispetto al 2020″. Maria Rita Paggio, Segretaria generale della Cgil dell’Umbria, si tratta di “un dato che purtroppo dimostra come il nodo salari e pensioni sia la vera emergenza di questa regione. Un’emergenza che chiama a responsabilità prima di tutto gli imprenditori e le rappresentanze datoriali dell’Umbria, ma anche i livelli istituzionali, chiamati a mettere in campo politiche e interventi (pensiamo ad esempio al sistema degli appalti) che invertano questa tendenza pericolosa, che vede la nostra regione allontanarsi sempre di più dai territori più dinamici del Paese. Da parte nostra abbiamo già lanciato insieme a Cisl e Uil, sia a livello nazionale che nella nostra regione, una grande campagna di mobilitazione per il mese di maggio, che vede al centro proprio il tema del rilancio di salari e pensioni”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

In un articolo pubblicato sul Settimanale Pmi, Cesare Damiano ricorda che nel Def “balza agli occhi il fatto che non esista alcuno spazio per un intervento sulle pensioni, tema sul quale, soprattutto la Lega, aveva scommesso parecchio durante la campagna elettorale. Il ministro Marina Calderone ha annunciato la ripresa del confronto con le parti sociali nel mese di settembre: il che significa che una vera propria riforma previdenziale è rimandata sine die”. L’ex ministro del Lavoro aggiunge che “al massimo, secondo alcune indiscrezioni, ci sarà una proroga di ‘Quota 103’”. Maria Tripodi, come riporta Agenparl, spiega invece che “il Documento di economia e finanza approvato in Parlamento è in linea con gli impegni che Forza Italia ha sempre, coerentemente, portato avanti in questi anni verso gli elettori ed il Paese”.

I DATI DEL BILANCIO ENPAM

Secondo il sottosegretario agli Esteri, “riduzione del cuneo fiscale, innalzamento delle pensioni minime e più fondi per la crescita sono tre obiettivi chiari con cui costruiamo un volano per il rilancio economico e sociale dell’Italia”. Intanto, come riporta quotidianosanita.it, “l’Assemblea nazionale dell’Enpam, l’Ente previdenziale di medici e odontoiatri, ha approvato il bilancio consuntivo per l’anno 2022. Il patrimonio netto della Fondazione sale a 25,35 miliardi di euro. In totale nel 2022 l’Enpam ha pagato prestazioni previdenziali e assistenziali per 2,87 miliardi di euro, in aumento di 346 milioni di euro rispetto all’anno precedente, a causa della crescita del numero dei pensionati. Nonostante questo il saldo previdenziale resta positivo.

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