OPZIONE DONNA, APPENDINO CONTRO IL GOVERNO

La bocciatura delle mozioni che puntavano al ripristino di Opzione donna non ha lasciato indifferente Chiara Appendino. La deputata del Movimento 5 Stelle, infatti, in una nota afferma: “A noi e alle tante lavoratrici rimane la rabbia, frutto del tradimento compiuto da Governo e maggioranza. Prima è stata creato una legittima aspettativa, con l’esplicito impegno a prorogare Opzione Donna nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, e poi questa aspettativa è stata uccisa. Meloni & Co. si definiscono ‘patrioti’. È vero, lo sono: patrioti dell’incoerenza”. Usb rende intanto noto che giovedì scorso una delegazione di Usb Pubblico impiego ha incontrato il capo della segreteria del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, per presentare delle proposte relative ai Lavoratori Socialmente Utili e Asu, che rischiano di avere una pensione “che si attesterà al di sotto dei limiti di sussistenza” e “le proposte della delegazione hanno suscitato nell’interlocutore interesse e disponibilità all’approfondimento”.



CAMERA BOCCIA LE MOZIONI SULLA RIFORMA PENSIONI DI OPZIONE DONNA

L’aula della Camera ha bocciato questa mattina le mozioni delle opposizioni sulla riforma pensioni di Opzione Donna, confermando invece per il momento l’impianto della misura modificata dall’ultima Manovra di Bilancio. Approvato invece il testo della maggioranza che dice sì a «a specifiche iniziative per a contrastare il divario pensionistico di genere, attestato dai dati sull’andamento delle pensioni erogate dall’Inps».



164 voti a favore, 106 contrari per la mozione che impegna il Governo a «ad individuare, nell’azione di governo e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nell’ambito delle riforme del sistema pensionistico forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico e/o di anticipo pensionistico». Da ultimo, si chiede inoltre di studiare «formule innovative per integrare le prestazioni lavorative con i tempi di vita e di cura». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI SBARRA E SCALESE

In un’intervista al Giornale a Luigi Sbarra è stata posta anche una domanda relativa alla riforma delle pensioni e il Segretario generale della Cisl ha spiegato che “in questi sei mesi è mancato il dialogo con il governo. Vedremo se l’incontro con il premier Meloni alla vigilia del primo maggio è stato un atto di semplice etichetta istituzionale o se invece rappresenta la reale volontà di aprire un confronto stabile. Ci aspettiamo nei prossimi giorni una convocazione al ministero del Lavoro per discutere di una riforma delle pensioni equa, sostenibile, inclusiva”. Intanto la Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia si prepara alla manifestazione unitaria di Napoli in programma il 20 maggio. Il Segretario generale Enzo Scalese, come riporta corrieredellacalabria.it, evidenzia che “saremo in piazza per la tutela dei redditi dall’inflazione e per chiedere all’aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati, per un mercato del lavoro inclusivo e per dire no alla precarietà”.



LE PAROLE DI FRACASSI (CGIL)

Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Cgil, intervistata da collettiva.it, oltre a commentare i contenuti del Decreto lavoro, ricorda che è iniziata la mobilitazione unitaria con Cisl e Uil in cui verranno ricordati “con chiarezza quali sono gli obiettivi del sindacato in questa fase”. La sindacalista aggiunge che “quello che avverrà alla fine del percorso di mobilitazione unitaria, non siamo in grado di dirlo, lo decideremo insieme a Cisl e Uil. Sicuramente noi stiamo indicando una serie di obiettivi che dovranno avere una chiara declinazione in legge di bilancio. Se non li conterrà, sarà un grave problema perché stiamo ponendo questioni di merito importanti. Dal sostegno al welfare, dalla sanità all’istruzione. E poi servono le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e provvedere a una seria riforma delle pensioni, nuove politiche industriali solo per citare alcune delle richieste contenute nella piattaforma unitaria”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DE BORTOLI

In un articolo dedicato al nuovo libro di Sergio Rizzo “Il Titanic delle pensioni”, Ferruccio de Bortoli evidenzia che “il sistema pensionistico in un Paese sempre più anziano – età media 48 anni, era meno di 30 anni nel 1950 – non regge. Lo segnala molto bene, con scenari inquietanti, l’ultimo Documento di economia e finanza (Def) che può essere riassunto così: solo con una forte immissione di immigrati regolari si può allargare la platea contributiva e innalzare il tasso di natalità. Com’è avvenuto in Germania e in Svezia. Non bastano gli asili nido. E non si potrà continuare a lungo – come si è fatto con la riduzione del cuneo – a scaricare sulla fiscalità generale una quota crescente di contributi, peraltro evasi in forma massiccia”.

LA MARCIA INDIETRO DI 80 ANNI

L’ex direttore di Sole 24 Ore e Corriere della Sera aggiunge che “separare l’assistenza dalla previdenza farebbe emergere costi collettivi e individuali oggi invisibili o rimossi” e spiega che “Rizzo è favorevole a un sistema a capitalizzazione non solo per il secondo pilastro ma anche per il primo. Una marcia indietro di 80 anni. Ma soprattutto un bagno di umiltà in un Paese che si illude di poter vivere ancora a lungo al di sopra delle proprie possibilità”. Nel libro di Rizzo viene anche ricordato che” fino al 1945 il sistema pensionistico era a capitalizzazione, cioè i contributi venivano versati in un fondo e poi investiti. Un po’ come fanno i fondi pensione oggi”, ma “l’Italia non era ancora stata liberata del tutto che un decreto luogotenenziale (1° marzo 1945) del governo Bonomi apriva alla ripartizione”.

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