LE PAROLE DI DIDONÈ

In un’intervista a Italpress, Emilio Didonè spiega che “non è possibile che in questo Paese ogni volta che la coperta è corta interviene il bancomat dei pensionati. È una miopia politica, perché i pensionati in Italia fanno girare una silver economy tra i 350 e i 450 miliardi. Più dai soldi ai pensionati e più soldi girano: vanno a mangiare fuori, vanno al cinema, a teatro e curano servizi”. Il Segretario generale della Fnp-Cisl evidenzia anche che “la cosa più grave è che quando qualcuno inizia a lavorare fa un patto con lo Stato: tu mi dai una quota del tuo stipendio oggi e io ti pago la pensione. Questo patto si è rotto. Tutte le volte che la coperta è corta, e io ho 71 anni e la coperta è sempre stata corta, vanno sempre a pescare il bancomat dei pensionati. Questa cosa deve finire”. Didonè aggiunge che “possono darci aumenti ogni anno ma se in questo momento qualcuno ha bisogno di fare controlli, come Tac, risonanza e visite mediche, ha già mangiato l’aumento della pensione. La nostra priorità, quindi, è la sanità”.



LE PAROLE DI VARRONE

Igor Varrone, direttore provinciale della Cia di Cuneo, come riporta ideawebtv.it, spiega che la Legge di bilancio sul versante delle pensioni è deludente in quanto, ancora una volta, senza aumenti, in particolare per quanto riguarda la richiesta di portare l’assegno minimo a 800 euro al mese, poco sopra la soglia di povertà. E poi con un’indicizzazione che non recupera nemmeno l’inflazione”. Inoltre, “la manovra peggiora Opzione Donna che vede ristretti tempi, modalità di accesso e valore della pensione, così come l’Ape Sociale che cancella il riconoscimento dei lavori gravosi e usuranti, tra i quali quelli degli agricoltori. Inoltre, non si prevede nulla per le pensioni di garanzia destinate ai giovani, mentre si complicano le regole e si allungano i tempi per chi potrebbe lasciare il lavoro”. In ogni caso, “Cia non intende rinunciare al suo ruolo di tutelare anche i pensionati e gli anziani e ribadisce l’impegno per ottenere assegni dignitosi, sanità pubblica e universalista, servizi socio-sanitari efficienti”.



LA STRETTA SULLE PENSIONI ANTICIPATE

In un articolo su Sanità24, supplemento del Sole 24 Ore, viene ricordato che dal 2024 la platea dei potenziali beneficiari dell’Ape social verrà ridotta a circa 12.500 lavoratori rispetto “ai 16.500 degli ultimi anni. Sarà invece verticale il crollo delle donne che accederanno a Opzione donna: 2.200 nel 2024, più o meno come nel 2023, ma circa un decimo di quelle precedenti alla stretta decisa un anno fa col restringimento della platea a caregiver, invalide, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Dal 2024, secondo la manovra, serviranno inoltre 61 anni d’età e non più 60”. Per quanto riguarda Quota 103, Claudio Testuzza ricorda che “la Lega ha fatto fuoco e fiamme per far rimangiare al governo Quota 104 dal 2024, ma ha dovuto ingoiare un peggioramento dei requisiti: la finestra passa da 3 a 7 mesi (9 per i pubblici); l’assegno sarà calcolato integralmente col contributivo e, fino alla pensione ordinaria, non potrà superare 4 volte il minimo. Più ancora del 2023 si può prevedere che anche nel 2024 sceglierà Quota 103 meno della metà dei lavoratori stimati dal governo (17mila)”.



IL GIUDIZIO DI CAPONE SULLA MANOVRA

Secondo Luigi Capone, Segretario generale dell’Ugl, nella Legge di bilancio, per quel che riguarda il “capitolo pensioni, permangono delle criticità. Ribadiamo l’obiettivo del superamento della riforma Monti-Fornero e auspichiamo la prosecuzione del tavolo sulla riforma previdenziale a partire dalla nostra proposta di riforma fondata su Quota 41. L’Ugl è favorevole a un nuovo patto sociale tra capitale e lavoro fondato sul rinnovo dei contratti collettivi e sulla partecipazione dei lavoratori per realizzare un autentico risorgimento industriale”. Nella conferenza stampa sulla manovra organizzata dal Partito democratico, il capogruppo al Senato Francesco Boccia, come riporta Radiocor, ha spiegato che “sulle pensioni abbiamo chiesto di sopprimere l’articolo 33 perché questo tipo di intervento sta portando il Paese al superamento delle pensioni di anzianità verso quelle di vecchiaia”. Ma, come noto, l’articolo 33 è stato emendato in commissione Bilancio, ma non cancellato.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON

Per Claudio Durigon, “il secondo pilastro pensionistico deve essere potenziato il più possibile, perché sappiamo che andiamo incontro oggettivamente ad un sistema contributivo prevalente nel sistema pensionistico, quindi abbiamo bisogno di questo per non creare più pensioni povere. Sta cambiando il mondo del lavoro, è cambiato e cambierà ancora di più. L’evoluzione e la velocità di tutto il mondo in cui viviamo, purtroppo ci pone dei cambiamenti da dover gestire”. Da questo punto di vista, secondo il sottosegretario al Lavoro, “un fondo complementare, come nasceva prima, solo per un settore, diventa secondo me troppo basico. Ma dobbiamo capire come gestire questa fase in maniera più equa, in modo che anche i cambiamenti non siano traumatici, per far sì che il fondo possa continuare ad avere una sua forza”.

L’IMPORTANZA DI UN FONDO COMPLEMENTARE

Il Senatore della Lega, come riporta Il Giornale d’Italia, ritiene che “per rendere sostenibile questo sistema, sicuramente bisogna far capire ai lavoratori e alle aziende, con premialità, quello che si può fare con questo fondo, e poi far creare una fiducia nuova, che oggettivamente non c’è stata, far capire che la pensione può avere una forza con un fondo complementare. Credo che ci sono tutti i presupposti,  certo l’inflazione che abbiamo avuto non ha favorito questa attività. Ma credo che noi dobbiamo mettere in campo, nella riforma che faremo pensionistica, in quest’anno, degli elementi fondamentali. Dove i fondi complementari devono avere una forza, perché altrimenti, col sistema contributivo, come dicevo, sempre più prevalente, avremo il rischio di pensioni povere”.

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