LE PAROLE DI CIGNA (CGIL)
L’8 febbraio è in programma un nuovo confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni dedicato a giovani e donne. Nello stesso giorno si terrà anche una manifestazione dei comitati Opzione donna che chiedono un passo indietro dell’Esecutivo sulle modifiche apportate con la Legge di bilancio alla misura di pensionamento anticipato. La Cgil, infatti, stima che potranno utilizzarla solo 870 donne. “Siamo consapevoli che Opzione donna non sia una risposta adeguata, vista la necessità di riconoscere realmente il lavoro di cura e più in generale il lavoro delle donne, ma è assolutamente sbagliato averla azzerata”, sono le parole Ezio Cigna riportate da collettiva.it. Secondo il responsabile politiche previdenziali della Cgil, è piuttosto incomprensibile “è come il Governo abbia deciso di non dare nemmeno la possibilità a una donna di poter scegliere. Una pensione con Opzione donna – essendo calcolata interamente con il contributivo – non è un costo aggiuntivo per il sistema, ma un anticipo di cassa”.
I DATI DELLA COVIP SULLE PENSIONI INTEGRATIVE
In attesa che la politica metta in cantiere a livello effettivo una riforma delle pensioni che possa essere attiva già da fine 2023, non arrivano buone notizie dal mondo della previdenza integrativa: secondo quanto rilevato dalla Covip-Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione nell’ultimo aggiornamento su dicembre 2022 (pubblicato oggi 30 gennaio 2023), nel 2022 «i rendimenti dei fondi di previdenza integrativa a causa del calo dei mercati azionari e del rialzo dei tassi di interesse sono stati fortemente negativi mentre il Tfr si è rivalutato dell’8,3%».
I rendimenti netti sono stati pari ad un -9,8% per i fondi negoziali mentre crolla a -10,7% i fondi aperti e -11,5% per i PIP, ovvero i Piani Pensionistici Individuali, di ramo III. Sempre secondo i dati analizzi dalla Covip sulla situazione delle pensioni integrative, emerge come «Valutando i rendimenti dal 2013 al 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato del 2,2% per i fondi negoziali, del 2,5% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr del 2,4%». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI BERLUSCONI
In un video pubblicato su Facebook, come riporta l’Agenzia Nova, Silvio Berlusconi ha detto: “Noi di Forza Italia non dimentichiamo mai gli impegni che abbiamo assunto con gli elettori. E l’aumento delle pensioni ad un minimo di 1.000 euro per tutti, anziani e disabili, era ed è un obiettivo che vogliamo realizzare ad ogni costo in questa legislatura. Finora nella Legge di bilancio abbiamo ottenuto un primo aumento a 600 euro. È solo il primo passo, realizzato nonostante il pochissimo tempo a disposizione e nonostante la necessità di impiegare molte risorse per il caro bollette, per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. Quindi il nostro impegno a portare le pensioni a 1.000 euro rimane in modo assoluto. Lo abbiamo promesso e lo faremo. Per noi le promesse fatte in campagna elettorale sono sacre. Solo noi di Forza Italia abbiamo questo progetto per gli anziani, solo noi abbiamo già dimostrato di mantenere questi impegni quando siamo stati al governo. Vi ricordo che con il mio governo, nel 2001, abbiamo portato le pensioni minime ad un milione delle vecchie lire”.
IL PROBLEMA NON SOLO FRANCESE
In un articolo pubblicato su Brescia Oggi, Franco Grassini ricorda che “il presidente francese Emmanuel Macron molto di recente ha proposto di alzare l’età pensionabile per contenere l’elevato e continuo aumento per la spesa pubblica e per quella privata dei numerosi enti che operano in tale settore. Il problema non è solo della Francia, bensì riguarda tutti i Paesi con diversi sistemi capitalisti e, quindi, anche l’Italia, che ha un sistema pensionistico in evidente difficoltà e dove già si stanno vedendo manifestazioni anche di estrema insofferenza di sindacati contrari a strette di qualsiasi genere”. Dunque servirebbe una riforma delle pensioni e “probabilmente il tetto dei 70 anni per tutti, cercando di guardare avanti e di pensare anche alle generazioni più giovani, potrebbe essere un giusto compromesso, ma ancora meglio sarebbe riuscire davvero a distinguere in funzione almeno del tipo di lavoro svolto, oltre che degli anni lavorativi svolti e quindi dell’anzianità di servizio”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON
Come riporta Repubblica, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, evidenzia che il Governo vuole cambiare la norma su Opzione donna per riportarla alla versione pre-Legge di bilancio 2023, “ma stiamo cercando le risorse. E speriamo di trovare una soluzione entro l’8 febbraio. Non nel Milleproroghe, piuttosto nel decreto Lavoro che stiamo preparando”. Il quotidiano romano spiega che a questo punto appare probabile che la “vecchia” Opzione donna possa ripartire a metà anno. Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd, come riporta Adnkronos, critica la scelta fatta dall’Esecutivo su Opzione donna, sottolineando che ha commesso “un grave errore e noi ci batteremo per il ritorno ai requisiti di quella misura”.
LE PAROLE DI ORLANDO E FERRARI
Restando in casa Pd, Andrea Orlando critica invece la reintroduzione dei voucher e la volontà dell’Esecutivo di favorire i contratti a termine, spiegando che “porteranno ad un aumento della precarietà che già oggi è insostenibile a livello sociale e incompatibile anche dal punto di vista previdenziale: contratti brevi e con bassi salari contribuiscono a rendere insostenibile il sistema delle pensioni”. Christian Ferrari, Segretario confederale della Cgil, invece, afferma di aspettare dal Governo un segnale nell’incontro dell’8 febbraio “e poi chiediamo che il metodo dei tavoli sulla riforma delle pensioni sia non solo di ascolto, ma anche di trattativa vera su tempi, spazi, contenuti e risorse in vista del Def di aprile. Altrimenti anche nel 2024 avremo l’ennesima Quota e niente più”.
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