La riforma pensioni in Italia è a un blocco vero e proprio: tanti sono i problemi da risolvere, dal concetto ideologico di cos’è il lavoro per i politici e per i cittadini a come risolvere il problema più grande del sistema previdenziale italiano che, allo stato attuale, promette di lasciare al lavoro la gran parte dei lavoratori over 50 fino ad un’età over 70.



Riforma pensioni 2023, Erri de Luca: “Il problema è che concetto di lavoro abbiamo”

In tutti i paesi esistono degli scontri ideologici, in Francia adesso c’è quello sulle pensioni. Erri de Luca parla del concetto del diritto al lavoro dicendo: “Bisogna vedere che concetto abbiamo del lavoro: è un diritto o una condanna da scontare fino all’ultimo giorno? Qui in Francia si sta cercando di aumentare gli anni di contributi”, ed in effetti è la stessa cosa che sta succedendo in Italia. Prima di parlare di riforma delle pensioni dunque, bisogna capire che importanza da un paese al concetto di lavoro.



In Francia esiste il distacco tra il popolo e la politica che consente la reazione dinanzi alle scelte politiche che lo interessano. In Italia questa cosa non esiste, non esiste la reazione, è flebile. Secondo Erri de Luca, intervenuto nella trasmissione “Mezz’ora in +” condotto da Lucia Annunciata,  ammette che esiste una frattura generazionale dove i vecchi e i giovani non riescono più ad immaginarsi il futuro e, probabilmente non riescono a immaginarlo nemmeno gli economisti visto che oggi si sono sommati i problemi di molte categorie di lavoratori che finiscono inevitabilmente per pesare sulla legge strutturale a cui dovrebbe lavorare l’osservatorio apposito del Ministero guidato da Marina Calderone.



Riforma pensioni 2023: il problema degli stipendi di oggi

La Riforma pensioni infatti oltre a dover mettere un freno al problema della totale assenza di una normativa che possa definire cos’è effettivamente il lavoro per i politici e per il popolo, quali sono i vantaggi che reca questo lavoro, qual è il programma previdenziale che aspetta a ciascun lavoratore, oltre a dover fare questo la riforma pensioni dovrebbe necessariamente intervenire sul problema degli stipendi troppo bassi che generano inevitabilmente pensioni da fame. Dal momento che il governo di centrodestra ha messo il programma delle pensioni minime a 1000 euro tra gli obiettivi da raggiungere, sospinto in particolare da Forza Italia e Silvio Berlusconi, il problema sulle pensioni veramente minime diventa un problema legato alla gestione dei diritti dei lavoratori e degli stipendi. Si tratta di un’analisi e una politica del lavoro da fare a monte e a lungo termine. Perché il problema è anche questo: puoi intervenire oggi sul sistema previdenziale ma se non intervieni sugli stipendi non puoi nemmeno agire sul montante di contributi di domani.