LA POSIZIONE DELLA CISL FVG
La Cisl del Friuli Venezia Giulia spiega che per quel che riguarda le scelte di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio “siamo di fronte a misure che, se dovessero essere confermate nella legge di stabilità, ci vedrebbero fortemente contrari. Non è pensabile, per esempio, che un lavoratore possa stare fino a 67 anni nei campi o sulle impalcature: occorre ripristinare il canale più favorevole di uscita sia per i lavoratori precoci, sia per i fragili e per coloro che svolgono lavori usuranti e gravosi”. Secondo il Segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco, “l’Ape sociale avrebbe dovuto essere estesa anche ad altre categorie e non, invece, ristretta; l’Opzione donna rispetto alla quale si è perso lo spirito iniziale, mentre andrebbero recuperate le vecchie condizioni su età e numero dei figli”. Quota 104, invece, “è inaccettabile” e se “fosse confermata, ci sarebbero solo 20mila persone in uscita nel 2024, a segnare un’impostazione davvero punitiva della manovra”.
AL VIA LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI: ECCO LE NOVITÀ
Per decisione della Manovra di Bilancio 2024 il Governo Meloni conferma nel pacchetto sulla riforma pensioni il conguaglio per la rivalutazione “anticipato”, anche se con lieve slittamento rispetto all’anticipo dello scorso anno. Scatterà dal 1 dicembre 2023 l’anticipo del conguaglio per il calcolo della perequazione delle pensioni: si tratta di uno 0,8% necessario per recuperare l’inflazione effettiva del 2022 (8,1%).
La data è indicata dal decreto legge di accompagnamento della Manovra facendo slittare da novembre a dicembre il via al conguaglio: secondo le stime del Sole 24 ore, un assegno di 1000 euro di pensione dovrebbe con questo conguaglio salire fino a 1081 euro. Il “ritocco” dovrebbe quindi essere di 81 euro con soglie differenziate anche quest’anno a seconda del reddito: la rivalutazione piena al 100% (e con annesso conguaglio) è garantita «solo per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps (2.101,52 euro lordi mensili)», riporta SkyTG24. Secondo quanto emerge dalla bozza della Manovra, la rivalutazione per la fascia tra 4 e 5 volte il minimo dovrebbe lievitare dall’85 al 90%. (agg. di Niccolò Magnani)
NESSUN AUMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE FINO AL 2026
Come spiega Italia Oggi, arrivano “ottime notizie per chi è vicino alla pensione. Per altri due anni, 2025 e 2026, non ci sarà alcun aumento dell’età di pensionamento. Per la terza volta consecutiva, infatti, la ‘speranza di vita’ è negativa e, quindi, non punisce i lavoratori allontanando il momento d’incrociare le braccia”. Intanto Il Sole 24 Ore ricorda che l’anticipo della rivalutazione delle pensioni (con un +0,8%) che, nelle intenzioni del Governo sarebbe dovuto partire a novembre, in realtà avverrà da dicembre. Cosi è stato infatti stabilito nella versione finale del decreto legge che dovrà affrontare l’iter parlamentare. Il Corriere della Sera, invece, evidenzia che ancora non si conoscono l’entità della rivalutazione parziale che le fasce più alte dei pensionati subiranno dal prossimo anno, ma sembra che ci sarà “un leggero aumento, dall’85 al 90%, della rivalutazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo, cioè fino a 2.820 euro lordi, e un forte taglio, dal 32% al 22%, di quella delle pensioni più ricche. Le fasce intermedie non dovrebbero essere toccate, ma non è detto”.
RIFORMA PENSIONI, IL GIUDIZIO DELLA CGIL SULLA MANOVRA
Nel documento approvato dall’assemblea della Cgil riguardante la Legge di bilancio viene evidenziato che “si peggiora ulteriormente il sistema previdenziale – azzerando anche le già insufficienti forme di flessibilità in uscita – con il pieno ritorno, di fatto, alla legge Monti/Fornero e si continua a fare cassa sui pensionati limitando la perequazione”. Intanto, come riporta blogsicilia.it, il Segretario generale dello Spi Cgil Palermo Salvatore Ceraulo e la Segretaria Spi-Cgil Palermo Emanuela Bortone evidenziano la necessità per io giovani di una pensione di garanzia che permetta di avere assegni dignitosi “anche per quelle categorie che vivono di lavoro frammentato, spesso interrotto da periodi di disoccupazione”. Invece, “per chi è già in pensione chiediamo di ripristinare le perequazioni sulle pensioni al 100 per 100 per tutte le fasce di reddito. Pensioni legate al costo della vita, anche per i pensionati del ceto medio, che è quello che ha pagato più contributi”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI FORNERO
Riguardo le misure contenute nella Legge di bilancio Elsa Fornero evidenzia che “sulla previdenza si capisce ancora poco o nulla, siamo agli annunci. Sembra un cantiere aperto: “Supereremo la Fornero”, ripete il governo, ma non si capisce come o quando. È un atteggiamento squisitamente politico”. Intervistata da Repubblica, l’ex ministra del Lavoro spiega che quello previsto da Quota 104 “non è un meccanismo virtuoso. Veniamo da vent’anni di bassa crescita e impoverimento, serve il coraggio di fare scelte anche impopolari. Se un lavoratore è nelle condizioni di proseguire la sua attività, è necessario che lo faccia indipendentemente da un premio”. Dal suo punto di vista, poi, è negativa anche la cancellazione del vincolo sull’importo del futuro assegno per i contributivi puri.
IL COMMENTO SULLA RIVALUTAZIONE DEGLI ASSEGNI
Per Fornero si tratta infatti di “una operazione cinica: consentire l’uscita dal lavoro con una pensione che si può rivelare troppo bassa porterà il prossimo ceto politico di turno a invocare un aumento degli assegni, come aiuto dello Stato. Finché la pensione non assicura mezzi adeguati a una vita dignitosa è giusto, se si è in buona salute, continuare a lavorare almeno per un po’”. Riguardo alla rivalutazione delle pensioni, spiega che “si può considerare che 2-3 volte il minimo sia un livello che va preservato in termini reali, di potere d’acquisto. Ma su quelle veramente alte, maturate soprattutto con il sistema retributivo e quindi non pienamente finanziate dai propri contributi, un sacrificio in termini di non pieno adeguamento al costo della vita si può chiedere”.
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