Il governo di Giorgia Meloni ha promesso una legge strutturale sulle pensioni a partire dal primo trimestre del 2023, infatti i tavoli si aprono il 19 gennaio per accogliere tutte le proposte utili a mandare in soffitta la riforma pensioni della Fornero. Per poterlo fare, senza fallire virgole necessario elaborare una legge strutturale che non si discosti troppo dalla legge Fornero.



Riforma pensioni 2023: la legge strutturale potrebbe non essere pronta per la Nadef

Il governo non potrà prescindere dal convocare sindacati e imprese, oltre che le parti sociali, chiamate ad avere un colloquio con il Ministero del lavoro, e con il ministro Marina Calderone. Quindi tutti i leader CGIL, CISL e UIL potranno sedersi al tavolo delle trattative e avanzare le loro proposte per disegnare un sistema previdenziale e quindi una riforma pensioni 2023, che possa sopperire a tutte le necessità delle parti sociali, tenendo sempre conto dei bilanci dello Stato e della necessità di ottenere una exit dal mondo del lavoro a 62 anni. Ci riusciranno?



In realtà la strada che devono percorrere è molto ardua.

Come ha già detto Elsa Fornero è impossibile cancellare la legge sulle pensioni che fu decisa dall’ex ministro durante il governo Monti, ma è possibile apportare dei correttivi, sempre nel limite delle spese e delle coperture dello Stato italiano. Il ministro Marina Calderone ha ribadito che oggi “la consapevolezza di dover mettere fine a quella stagione non più breve, di interventi fatti ogni anno, per evitare lo scalone Fornero individuare forme di uscita anticipata” diventa necessario.

Riforma pensioni 2023: accordo entro maggio

Il tavolo sulle pensioni quindi andrà avanti spedito ma come dice lo stesso ministro Calderone, una decisione definitiva verrà presa soltanto entro la fine di maggio. Quindi se il Ministero dovesse presentare la Nadef ad aprile, esattamente come è avvenuto nel 2022, anche quest’anno potremmo non vedere nessuna proposta sulla riforma delle pensioni. Il governo infatti deve lavorare ad una legge strutturale sulle pensioni e già ha dichiarato di voler raggiungere una quota 41 secca, senza il limite dell’età anagrafica.



E sebbene questa strategia possa addirittura penalizzare tutti coloro che non hanno avuto una continuità contributiva, possono essere comunque integrati alcuni correttivi proprio a beneficio di coloro che potrebbero ottenere uno svantaggio da una quota 41 secca. I sindacati, con voce unanime, da Domenico Proietti della UIL a Christian Ferrari della CGIL, chiedono una risposta chiara del governo e la capacità di affrontare una discussione seria. Quindi occorre definire un’età di accesso alla pensione intorno ai 62 anni come avviene nel resto dell’Unione Europea. Eppure recentemente la riforma francese voluta da Immanuel Macron ha fatto scatenare la rabbia della popolazione intera che chiede un referendum per la legge previdenziale. Per la prima volta i francesi infatti si sono visti aumentare di due anni la exit lavorativa, passando da 62 a 64 anni di età. Ma nessun cittadino ha deciso di chinare la testa.