LE MOSSE SUL CONTRIBUTIVO

Il Sole 24 Ore spiega che le misure di riforma delle pensioni tese a prorogare Quota 103 e l’Ape sociale non saranno le sole contenute nella Legge di bilancio. Infatti, “al ministero del Lavoro si guarda a nuovi interventi mirati per alcune categorie considerate più a rischio a causa di una insufficiente ‘copertura previdenziale’. A cominciare dai lavoratori integralmente contributivi, in primis gli under 35 con carriere discontinue caratterizzate nella fase iniziale anche da bassi redditi. L’esecutivo potrebbe decidere di avviare un processo per giungere a una sorta di rivisitazione del ‘percorso contributivo’ da realizzare con una sistema premiale, ovvero facendo leva su bonus mirati, come quelli per coprire i cosiddetti vuoti nei versamenti”. Il quotidiano di Confindustria evidenzia che “un’altra area di intervento dovrebbe essere quella che riguarda le uscite delle donne, con un’attenzione maggiore alle lavoratrici con figli. L’esecutivo sta guardando al ‘modello Ape’ per revisionare o sostituire Opzione donna”.



LE PAROLE DI CALDERONE

Come riporta Ansa, Marina Calderone, a margine di un convegno promosso dalla Cisl, ha detto: “Aspettiamo di chiudere i dati della Nadef e poi certamente ci sarà un altro incontro con le parti sociali” sulle pensioni. La ministra del Lavoro ha aggiunto che le misure “ovviamente terranno conto dei vincoli di bilancio e della disponibilità di risorse”. “L’Osservatorio che abbiamo costituito per la valutazione della spesa previdenziale ha messo a punto delle analisi e delle valutazioni e sulla base di queste procederemo a fare le considerazioni”, ha detto ancora Calderone, specificando, come riporta Lapresse, che “certamente noi sappiamo di dover fare un percorso che richiede sacrifici per la costruzione di una manovra di bilancio. Sono tempi in cui la prudenza è l’elemento che deve caratterizzare il nostro agire. Mi rincuora il fatto che la presidente Meloni ha più volte detto che le risorse verranno messe sul lavoro e l’impegno del ministero è quello di riconfermare le misure del 2023 anche in termini di riduzione del cuneo contributivo a favore dei lavoratori dipendenti”.



UN’ALTRA PROROGA CERTA

Secondo quanto riporta Repubblica, tra le misure di riforma delle pensioni contenute nella Legge di bilancio ci sarà la proroga del cosiddetto “bonus Maroni”, ovvero “la decontribuzione di circa il 10% (9,19%) per i lavoratori che pur maturando i requisiti di Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) decideranno di rimanere al lavoro”. Una misura che era già stata prevista nella precedente manovra, ma su cui l’Inps ha emanato la circolare operativo solamente la scorsa settimana. Secondo il quotidiano romano, “il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti si sarebbe aspettato più entusiasmo e una maggiore collaborazione per un intervento che di certo non manda le casse pubbliche a gambe all’aria. Ma che al contrario, è la linea del ministro, va incontro a quei lavoratori che non vogliono lasciare in anticipo il mondo del lavoro. In modo volontario perché il bonus è evidentemente un’opzione, non un obbligo. Ma che può tornare utile anche allo Stato, soprattutto in quei settori sensibili come la sanità, a corto di medici”.



LA DIMENTICANZA DELL’INPS

Come ricorda Avvenire, nel Rapporto annuale dell’Inps c’è una parte dedicata alle “pensioni in cumulo”, nella quale viene però spiegato che “‘non possono essere oggetto di cumulo le contribuzioni nel Fondo Clero’ (nota di pag. 165). Si tratta di una indicazione estemporanea, dal momento che in tema di cumulo di contributi nel Fondo Clero l’Inps non si è mai espresso ufficialmente nei suoi documenti, messaggi o circolari. In ogni caso, il Rapporto annuale non ha valore di fonte normativa e resta senza effetti quanto pubblicato, come pure resta immutato il beneficio del cumulo anche per i sacerdoti. Permane tuttavia la posizione negativa dell’Istituto, benché le due leggi sulla materia (n. 228 del 2012 e n. 232 del 2016) non prevedano formali esclusioni per il clero”. Il quotidiano della Cei evidenzia anche che “si conferma sempre valida, e quasi profetica, la Corte di Cassazione (sent. n. 2757 dell’8 febbraio 2006) che, a garanzia dei diritti previdenziali dei ministri di culto, non ammette interpretazioni restrittive delle norme riferibili al Fondo Clero”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI CARELLA (UILP)

Commentando i dati del Rendiconto sociale dell’Inps Puglia, Tiziana Carella, Segretaria generale regionale della Uil Pensionati, come riporta baritoday.it, spiega che la “voragine che separa le pensioni pugliesi da quelle del resto del nostro Paese è rintracciabile nelle scelte scellerate operate dai diversi governi che si sono succeduti. I nostri pensionati pagano gli effetti di anni di tagli ragionieristici sui loro redditi, del blocco della perequazione e del mancato adeguamento al costo della vita stabilito dalla legge Fornero/Monti, che ha eroso in maniera significativa i loro assegni pensionistici, derivanti, qui in Puglia, da redditi da lavoro nettamente inferiori alla media nazionale, con l’inevitabile conseguenza che a salari bassi corrispondano nel tempo pensioni basse”.

LE RICHIESTE DEL SINDACATO AL GOVERNO

Secondo la sindacalista, “siamo giunti purtroppo ad un punto di non ritorno, visto che per il secondo anno consecutivo il governo accarezza, una deflagrante tentazione, alla vigilia di una legge di Bilancio di difficile gestazione viste le esigue risorse disponibili per la copertura, la tentazione di fare cassa per l’ennesima volta sulle pensioni”. “Chiediamo ancora una volta al governo centrale di ascoltare le proposte contenute nella nostra piattaforma rivendicativa unitaria, tra le quali l’ampliamento della platea dei beneficiari della Quattordicesima, l’innalzamento degli importi per chi già la riceve. Vogliamo pensioni adeguate che non perdano potere d’acquisto nel tempo”, aggiunge Carella.

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