LE PAROLE DI GARAVAGLIA

Massimo Garavaglia spiega che Quota 41 per la Lega “resta un obiettivo da raggiungere entro la fine della legislatura. Si tratta di una questione di equità, anche perché andrà sempre più esaurendosi. Sono sempre meno le persone che hanno iniziato a lavorare molto giovani e quindi è giusto non penalizzare questi lavoratori, sempre meno nel tempo, con la devastante Legge Fornero che, ricordo, solo noi non abbiamo votato in Parlamento. Non è eticamente corretto”. Il Senatore del Carroccio, interpellato da affaritaliani.it, spiega che “vanno divise nettamente all’interno della gestione dell’Inps le pensioni da lavoro, pagate con i contributi, da quelle sociali, come l’ex reddito di cittadinanza o gli assegni di invalidità che devono essere a carico della fiscalità generale. Separare queste voci di spesa è fondamentale. Si pensa sempre che ci sia un problema per le pensioni da lavoro, ma non è proprio così. Basta spiegarlo e le altre non da lavoro vengono pagate con le tasse. Mettere insieme le due cose dà un messaggio sbagliato ed esagerato di disequilibrio”.



LA POSIZIONE DEL M5S SULL’ARTICOLO 33

Come riporta nursetimes.org, in una nota congiunta, i parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari sociali di Camera e Senato spiegano che “non sono accettabili semplici modifiche, come sembra voglia proporre il Governo, ma è necessario lo stralcio dell’articolo 33 della Legge di Bilancio. E va fatto immediatamente, perché ci sono migliaia di lavoratori che devono decidere in soli due giorni, entro il 30 novembre, se andare o meno in pensione”. Anche la Responsabile Lavoro della Segreteria nazionale del Partito democratico, Maria Cecilia Guerra, chiede che venga soppressa la norma, facendo altresì notare che “il Governo si dice impegnato a salvare le pensioni dei medici e altri dipendenti pubblici. Ma è proprio il Governo che le ha messe in pericolo, con una norma che, per fare cassa, le taglia in modo brutale, cambiando le regole retroattivamente. Ora cerca di metterci una pezza, salvando qualcuno e non altri e rimandando, come sempre fa, la palla in avanti”.



LE PAROLE DI ORLANDO

Andrea Orlando spiega che “ci aspettavamo un cambio di orientamento, un passo indietro rispetto alla decisione che il Governo aveva assunto proponendo nella legge di bilancio di tagliare le pensioni a 700mila dipendenti pubblici, in larga parte lavoratori della sanità. Ad oggi il taglio delle pensioni resta. Noi continuiamo a chiedere che ci sia un passo indietro perché tagliare unilateralmente le pensioni, senza un confronto con le parti sociali, crea un precedente pericoloso perché oggi sono toccate quelle della sanità e degli enti locali, ma domani potrebbero essere molti altri i lavoratori che potrebbero essere coinvolti da interventi come questo”. Il deputato del Partito democratico, come riporta Ansa, aggiunge che “noi siamo contrari al fatto che si faccia cassa tagliando le pensioni e i diritti acquisiti mentre si è molto più arrendevoli con altri poteri in questo Paese, pensiamo alle banche”.



L’ANALISI DI CAPONE

Al termine dell’incontro di ieri con il Governo, l’Ugl, attraverso il Segretario generale Paolo Capone, ha evidenziato, come riporta Lapresse, che “non mi pare ci sia grossa disponibilità per trattare la cancellazione dei paletti su Opzione donna, Ape sociale e Quota 103. Su questo abbiamo invitato il governo a riflettere ancora”. “Il Paese aspetta delle risposte per chi fa lavori usuranti e per chi vuole andare in pensione prima di quanto dice la Legge Fornero”, ha aggiunto Capone secondo quanto riporta Agi. Intanto, come riporta viverepescara.it, il patronato Inca-Cgil della città abruzzese è riuscito a far recuperare ai pensionati che si sono rivolti presso i propri uffici per i controlli sugli importi erogati più di 128.000 euro dall’inizio dell’anno. Infatti, “la pensione percepita dal pensionato non è sempre quella a lui più favorevole, venendosi a determinare aumenti, a volte anche sostanziali, della rata mensile”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DURIGON

Claudio Durigon evidenzia che “con a firma del decreto che dispone a partire dal 1 gennaio 2024 l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, diamo un segnale importante per aiutare concretamente i pensionati più in difficoltà e scongiurare la perdita di potere d’acquisto degli assegni. Più soldi nelle tasche di chi, più di tutti, ha sofferto le conseguenze dell’inflazione: aumenti fino a 122 euro per gli assegni fino a quattro volte il minimo”. Il sottosegretario al Lavoro, come riporta Ansa, sottolinea che si tratta di “un aiuto concreto con cui il Governo dimostra ancora una volta l’attenzione nei confronti delle fasce più deboli”. Tuttavia, l’aumento non sarà uguale per tutti e diminuirà al crescere dell’importo degli assegni.

GLI IMPORTI EXTRA IN ARRIVO A DICEMBRE

Intanto, come ricorda la Uilpensionati, a dicembre i pensionati riceveranno l’anticipo del conguaglio della perequazione 2023. Infatti, tra il tasso di rivalutazione applicato a inizio anno (pari al 7,3%) e quello a consuntivo (pari all’8,1%), si è determinata una differenza che verrà corrisposta con la pensione di dicembre, ma anche in questo caso la percentuale del conguaglio sarà decrescente all’aumentare dell’importo degli assegni. La Uilp spiega anche che a dicembre, alcuni pensionati, nello specifico 346.000 con redditi particolarmente bassi, riceveranno l’importo aggiuntivo per il 2023 pari a 154,94 euro. Infine, oltre 150.000 pensionati con almeno 64 anni di età riceveranno la quattordicesima, anche in questo caso erogata a favore delle fasce più basse.

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