QUOTA 41 SECCA SI ALLONTANA
Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, “la strada per arrivare a Quota 41 secca nel mix retributivo-contributivo, già sbarrata per il prossimo anno, sembra destinata a diventare quasi inaccessibile anche guardando alla fine dell’attuale legislatura. Ancora non c’è una presa di posizione in questo senso del Governo, che ufficialmente continua a non derubricare questo obiettivo dal menù dei possibili interventi da realizzare nei prossimi anni”, “ma un’indicazione abbastanza chiara arriva dall’esito del confronto che si è sviluppato negli ultimi due mesi, attraverso quattro round tecnici, tra le parti sociali e l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale: la corsa della spesa pensionistica, che i prossimi anni continuerà a ingrossarsi sotto la spinta delle rivalutazioni degli assegni (anche nel caso di una probabile nuova stretta per le fasce più ricche) e l’andamento demografico con l’effetto denatalità lascerebbero spazio a soluzioni di flessibilità in uscita (moderata), nel breve come nel medio periodo, esclusivamente vincolate al metodo contributivo”.
LE PAROLE DI FURLAN
Annamaria Furlan ritiene il tema delle pensioni “un tassello fondamentale di quel Welfare State che è alla radice della nostra carta costituzionale e riguarda la vita quotidiana delle persone, significa parlare dei diritti di cittadinanza e soprattutto palare di lavoro. Abbiamo bisogno di dare stabilità al lavoro giovanile altrimenti rischiamo con l’attuale sistema di avere oggi giovani poveri, sottopagati e spesso sfruttati, che saranno sicuramente gli anziani poveri di domani”. Per questo, come riporta labussolanews.it, la senatrice del Pd ritiene “opportuno creare una pensione di garanzia per i giovani che li tuteli, anche dal punto di vista previdenziale, nei momenti di studio o di precarietà tra un lavoro e l’altro. Occorre, inoltre, una vera flessibilità di uscita dal mercato del lavoro. Nel nostro Paese le rigidità attuali bloccano il ricambio generazionale, senza trascurare il tema delle donne che non riescono a raggiungere la pensione a causa di una discontinuità contributiva molto alta”.
LE DICHIARAZIONI DI ROMANO
Secondo Francesco Saverio Romano, per le pensioni “è necessaria una riforma che non lasci indietro nessuno e che garantisca un contributo pensionistico dignitoso per tutti. L’aumento delle pensioni minime è uno dei passaggi che va in questa direzione, infatti è destinato a soggetti non più occupabili che sono usciti dal mercato del lavoro e hanno bisogno di liquidità”. Come riporta labussolanews.it, il deputato di Noi Moderati, evidenzia che “nello specifico, il Governo sta valutando la proroga dell’Ape sociale estendendo il raggio d’azione e l’accesso all’anticipo pensionistico garantito a categorie di lavoratori che sono particolarmente fragili. Sono inoltre convinto che la riforma delle pensioni debba soprattutto riguardare le giovani generazioni”. Romano sottolinea anche che la riforma delle pensioni “deve accompagnarsi a un intervento molto serio che affronti il tema della denatalità perché il Paese possa continuare a correre anziché rallentare per un progressivo impoverimento di risorse umane”.
LE PAROLE DI LONGONI
Il Consigliere dell’Istituto nazionale degli esperti contabili Paolo Longoni, come riporta labussolanews.it, ricorda che “l’Italia ha la popolazione più longeva fra i grandi paesi. Investire nella cura della salute delle persone in età avanzata significa anche prevenire l’enormità della spesa di assistenza che grava sul bilancio pubblico. Ritengo non sia opportuno rincorrere come unica soluzione l’abbassamento dell’età pensionabile. Gli statistici calcolano un flusso di circa 850 persone al giorno. Sarebbe indispensabile un intervento equitativo per chi si trova in regime unicamente contributivo, una situazione assolutamente meno favorevole dei sistemi previdenziali retributivi e dei misti. Potrebbe essere utile equiparare la condizione di questi soggetti a quella di chi si trova in posizioni di vantaggio considerando che l’integrazione al minimo è uno dei principali strumenti di equità intergenerazionale”.
RIFORMA PENSIONI, L’ATTESA PER LA SCELTA DI CALDERONE
Come spiega Lapresse, dopo l’ultimo incontro con i sindacati svoltosi lunedì, l’Osservatorio sulla spesa previdenziale del ministero del Lavoro invierà a breve un rapporto conclusiva alla ministra Calderone che poi dovrà fissare un eventuale confronto definitivo con le organizzazioni sindacali. Resta da capire se prima o dopo il varo della Nadef. Secondo alcune fonti, l’Osservatorio “segnalerà alla ministra una serie di priorità: come potenziare e differenziare i vantaggi fiscali per chi aderisce ai fondi pensione, per favorire la previdenza complementare anche nei confronti dei familiari e come stimolare un maggiore dialogo tra previdenza pubblica e privata nell’ottica di arrivare alle soglie minime per andare in pensione”.
L’IPOTESI PER L’ANTICIPATA A 64 ANNI
In questo senso, come spiega Repubblica, l’idea sarebbe quella di “spingere sulla previdenza integrativa, magari aumentando la deducibilità dei versamenti ai fondi. E fare in modo che la rendita derivante dalla pensione complementare possa valere anche ai fini dei requisiti per l’anticipata, cioè per uscire a 64 anni” con il sistema contributivo pieno. Infatti, ciò oggi è possibile solo se l’assegno pensionistico che si andrà a incassare è pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale, una soglia attualmente equivalente a circa 1.400 euro. Calcolando anche l’importo che si andrebbe a incassare con la pensione complementare, cosa che oggi non avviene, sarebbe in qualche caso possibile consentire un pensionamento a 64 anni senza dover aspettare il raggiungimento dell’età pensionabile, che per gli attuali giovani potrebbe anche superare i 70 anni.
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