In riferimento al taglio delle pensioni, il governo ha deciso di introdurre quota 103 ed inserire un emendamento su opzione donna che però è un non emendamento, in quanto decreta la volontà del governo di voler intervenire normando questa misura che consente alle donne di andare in pensione anticipatamente, ma non senza dovute rinunce.
Opzione donna infatti è una misura comunque molto costosa anche per quelle donne che presentano tutti i requisiti. Motivo per cui è stata scelta da poche persone. Ma cosa concerne complessivamente la riforma pensioni 2023?
Riforma pensioni 2023, taglio dell’indicizzazione
Per quanto riguarda però la spesa previdenziale per il 2023, a questa è caratterizzata dalla necessità di intervenire sull’indice perequativo che interviene indicizzando le pensioni sulla base dell’inflazione al 12%. E infatti il governo ha deciso di tagliare proprio questo per poter risparmiare qualche miliardo. Chi guadagna meno di 2000 euro al mese infatti, con l’inflazione al 12%, pagherà 1300 euro in più all’anno. Si tratta di una spesa in gente se pensiamo al crescente incremento dei prezzi e alla mancata capacità di prevedere l’aumento delle materie prime che ha causato il caro bollette.
Riforma pensioni 2023, Gubitosa: “Il governo ha tradito le promesse”
“Con questa legge di Bilancio, il governo ha tagliato le rivalutazioni delle pensioni del ceto medio. Lo ha ammesso, con onestà intellettuale, anche il capogruppo della Lega Molinari durante la sua dichiarazione di voto“. Lo afferma il vicepresidente del M5S Michele Gubitosa. “Sulla previdenza, la Destra ha tradito tutte le promesse fatte in campagna elettorale: dall’abolizione della legge Fornero all’innalzamento delle pensioni minime e 1.000 euro al mese. L’intervento sulle rivalutazioni è particolarmente odioso perché, rispetto alle persone in età attiva, i pensionati hanno molte meno possibilità di difendersi dall’inflazione, e pertanto il mantenimento del loro potere d’acquisto è affidato quasi esclusivamente all’indicizzazione degli assegni pensionistici. Con un’inflazione al 12%, coloro che hanno trattamenti da meno di 2mila euro netti al mese perderanno 1.300 euro all’anno. Un fatto increscioso“, prosegue.
“Per tale motivo, abbiamo presentato un Ordine del giorno, che riprendeva un emendamento del presidente Conte, per impegnare il governo a prevedere una rivalutazione automatica che garantisca maggiormente le fasce deboli. La maggioranza lo ha bocciato. Voltano le spalle ai pensionati e stendono tappeti rossi ad evasori e corrotti, è questa la verità” conclude Gubitosa.