L’IPOTESI SU QUOTA 103

Il Sole 24 Ore evidenzia che “il confronto tra Governo e parti sociali per superare gradualmente alcuni capitoli della legge Fornero segna il passo. E con il trascorrere delle settimane cominciano a moltiplicarsi gli interrogativi sul ‘dopo Quota 103’: la via d’uscita anticipata introdotta dal Governo Meloni con l’ultima legge di bilancio che fino al 31 dicembre 2023 consente il pensionamento con 62 anni d’età e 41 anni di contribuzione. Anche perché sembrano allungarsi i tempi per arrivare a Quota 41, considerata da molti nel centrodestra, a partire dalla Lega, il punto di approdo di una possibile riforma della previdenza”. Il quotidiano di Confindustria spiega che “tra le ipotesi che cominciano a circolare c’è quella di una proroga annuale della stessa Quota 103. Ma a prescindere dalla decisione che sarà adottata probabilmente con la prossima manovra autunnale, anche per il prossimo anno il Governo è in ogni caso intenzionato a garantire un canale per accedere alla pensione prima della soglia di vecchiaia, in aggiunta a Ape sociale, Opzione donna e alle altre ‘vie’ già collegate alla ‘Fornero’”.



IL PUNTO DI CAZZOLA

Giuliano Cazzola ritiene che il tavolo sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati non “abbia raggiunto dei punti fermi. Ho l’impressione che da quei tavoli si mandino di tanto in tanto dei segnali rassicuranti. Si faccia circolare quota 41 per tranquillizzare la Lega e di flessibilità in uscita per tenere buono il sindacato. Ma le priorità sono altre”, in particolare il fisco. Intervistato da pensionipertutti.it, l’ex deputato spiega che “a sentire l’enfasi e il peso che Maurizio Landini carica su questo tema si capisce che la considera la madre di tutte le battaglie. Solo utilizzando quella leva che oggi schiaccia a terra lavoratori e lavoratrici dipendenti, pensionate e pensionati, su cui grava ‘il 94% dell’Irpef, in un Paese che ha 100 miliardi di euro di evasione’ e nel quale le rendite di varia natura hanno una tassazione inferiore a quella di lavoro e pensioni, si potrà permettere la crescita dei salari, recuperare soldi da investire nella sanità, nella scuola, in politiche industriali e produttive che diano nuova spinta all’occupazione”.



LE PAROLE DI OTTAVIANI

Nicola Ottaviani, come riporta tunews24.it, è stato recentemente ospite di Isoradio Rai e ha parlato anche di riforma delle pensioni, spiegando che “con il governo Meloni si sta mettendo mano al problema e un primo innalzamento si è già registrato. Mi pare chiaro che, in soli quattro mesi, criticità croniche non si possono risolvere radicalmente, ma la strada giusta è stata imboccata grazie ad un nuovo input politico. Sul potere d’acquisto degli stipendi il ministro Giorgetti ha preso un impegno importante con la flat tax che sarà estesa anche ai redditi da lavoro dipendente, abbassando la pressione fiscale e liberando, quindi, altre risorse”. Il deputato della Lega ha aggiunto che  “lo Stato è convinto che nel breve-medio periodo il tasso di inflazione possa scendere con una sorta di scommessa ragionata basata sulle stime che provengono  dalle analisi economiche in possesso degli organismi ministeriali, che vogliono un’inflazione, alla fine di quest’anno, più bassa di quella dello scorso”.



LE RICHIESTE DI PROIETTI PER LA RIFORMA PENSIONI 2023

Nella recente intervista a “Pensionipertutti”, il segretario confederale Uil Domenico Proietti è tornato a contestare il Governo Meloni per i ritardi del tavolo con i sindacati sulla riforma pensioni 2023: come già accennavamo nei giorni scorsi, vi è la netta possibilità che occorrerà prorogare la Quota 103 per i primi mesi del 2024 in modo da portare a termine in maniera completa la piena riforma “anti-Fornero”. Nel frattempo però le parti sociali lamentano i ritardi e il confronto ad un punto morto con l’esecutivo.

«In materia previdenziale l’atteggiamento del Governo è imbarazzante, dopo che il Governo stesso aveva preso solenne impegno a Palazzo Chigi di avviare un confronto con i Sindacati, tutto è fermo da mesi», spiega Proietti al portale esperto di pensioni, aggiungendo come per la Uil resta urgente «intervenire in maniera organica con una riforma complessiva che parta da una vera e diffusa flessibilità di accesso alla pensione intorno ai 62 anni che riallinei l’Italia alla media europea. Flessibilità che non può assolutamente risolversi con interventi spot o il varo di un nuovo meccanismo temporaneo». Oltre alla flessibilità dai 62 anni, altre proposte riguardano Opzione Donna ritoccata e generale «revisione dei criteri necessari per l’accesso alla pensione anticipata nel sistema contributivo». (agg. di Niccolò Magnani)

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI BARBAGALLO

Durante l’assemblea nazionale della Uilp, il Segretario generale Carmelo Barbagallo, come riporta Ansa, ha spiegato che “nel 2023 i tagli alla rivalutazione delle pensioni di importo mensile lordo superiore a quattro volte il trattamento minimo (circa 2.100 euro al mese) ‘comportano un risparmio di circa 3,5 miliardi di euro lordi (2,1 miliardi netti)’”. La Uilp ha quindi deciso di “presentare alcuni ricorsi pilota, a nostre spese e con il supporto dei legali della Uil”. Il sindacato stima che se fossero rimaste in vigore le quote di rivalutazione del 2022, una pensione di 2.500 euro al mese avrebbe ricevuto 325 euro in più in tutto il 2023, mentre una di 3.500 euro al mese ne avrebbe avuti 1.500 in più.

LE PAROLE DI CAZZOLA

Intanto Giuliano Cazzola, come riporta agenpress.it, ospite della trasmissione “L’Italia s’è desta”, in onda su Radio Cusano Campus e condotta da Gianluca Fabi e Roberta Feliziani, ha detto che “in Italia ci troviamo in una situazione in cui le generazioni che hanno avuto un trend demografico positivo hanno sempre lavorato, si presentano in pensione ad un’età ancora giovane e ci restano 25 anni, a scapito di generazioni penalizzate dalla demografia. In Italia la fondazione Di Vittorio della Cgil dice che di qui a qualche decina d’anni mancheranno 6 milioni di lavoratori perché non sono nati. Il problema è che ci troviamo in una fase in cui sono molti quelli che vanno in pensione e si trovano a fare i conti con generazioni impoverite anche nel numero”.

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