LE PAROLE DI TRIDICO
Come riporta Lapresse, nel corso della presentazione del suo libro, cui ha partecipato anche Claudio Durigon, Pasquale Tridico ha detto che ci sarebbe bisogno di una riforma delle pensioni “più ampia, che tenga conto delle difficoltà che oggi ci sono nel mondo del lavoro soprattutto per quanto riguarda i giovani”. Per l’ex Presidente dell’Inps, “bisogna tener conto anche che ci sono lavori più gravosi di altri. Quindi porre quote uguali per tutti è iniquo”. Il sottosegretario al Lavoro ha invece spiegato che “noi come governo chiediamo la Quota 41 contributiva, che sicuramente ha nella sua chiave la famosa sostenibilità”. Intanto, come riporta Adnkronos, Marcello Pacifico, Presidente nazionale del sindacato autonomo Anief, ribadisce la richiesta di “una finestra per le pensioni per il personale docente sottoposto a burnout”, oltre che “il riscatto gratuito degli anni universitari” per il personale della scuola.
L’ANALISI DI TREMONTI
Come riporta Libero, Giulio Tremonti ha formulato una sua previsione sull’Italia: “La mia impressione è che sia un Paese terminale se si ignorano i dati dell’invecchiamento, la società si sta scomponendo, e la violenza è un aspetto. Nel mezzogiorno, dati Istat, il numero degli occupati è uguale a quello dei pensionati”. Secondo l’ex ministro dell’Economia, “entro 20 anni non reggerà più il sistema delle pensioni e il sistema della sanità. Non ci sarà più lo Stato sociale” “e questo è poco importante per chi ha i soldi ma è drammatico per chi non li ha”. “Non avere sanità o non avere pensioni è una tragedia”, ha aggiunto Tremonti. Intanto Francesco Boccia, Presidente dei Senatori del Pd, evidenzia che “l’articolo 33 della manovra, oltre ad essere a rischio incostituzionalità, visto che tocca diritti acquisiti e solo ad alcune categorie, di fatto mette a rischio quasi tre anni di contribuzione per medici, infermieri, insegnanti di scuole materne ed elementari”. Per questo va ritirato e non modificato come intende fare il Governo.
LE PAROLE DI DI SILVERIO (ANAAO)
Pierino Di Silverio, leader dell’Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri, intervistato dalla Stampa, si dice insoddisfatto di quanto paventato dal Governo a proposito dell’articolo 33 della Legge di bilancio, “e confermiamo lo sciopero del 5 dicembre per due motivi. Il primo è che resta comunque una penalizzazione dei trattamenti pensionistici che interviene retroattivamente sui diritti acquisiti. Il secondo è che in manovra non c’è traccia delle promesse su defiscalizzazione, rinnovo contrattuale e finanziamento della sanità pubblica. Di Silverio ricorda anche che “prendiamo un assegno pensionistico che, come per gli altri lavoratori, è nettamente inferiore alla nostra retribuzione, che è già tra le più basse dell’Occidente”. Inoltre, “c’è una platea di circa 18mila medici tra i 62 e i 66 anni che potrebbero avere raggiunto i criteri per il pensionamento anticipato con Quota 103. Se solo una minima parte di loro decidesse di lasciare per evitare di subire il taglio pieno della pensione sarebbe un disastro per la sopravvivenza del nostro Ssn”.
LE PAROLE DI CARELLA
Tiziana Carella, Segretaria generale della Uilp Puglia, come riporta barilive.it, evidenzia che “le misure della legge di Bilancio non hanno dato risposte ai bisogni di pensionati e lavoratori, anzi questo Governo è riuscito nella missione impossibile di peggiorare la Legge Fornero, l’Ape Social e Opzione Donna, nulla ha fatto sul recupero del potere d’acquisto delle pensioni e sulla separazione dell’Assistenza dalla Previdenza, è per questo che il prossimo Primo dicembre scenderemo in piazza, a Bari, insieme alla Uil e alla Cgil, alla presenza del Segretario Generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, in difesa dei diritti delle nostre pensionate e dei nostri pensionati, delle lavoratrici e dei lavoratori, per lottare per un lavoro certo, dignitoso e non precario per i tanti giovani pugliesi che altrimenti continueranno a scappare dalla nostra regione per cercare un futuro sicuro e degno.
RIFORMA PENSIONI, LE IPOTESI SULLA FLESSIBILITÀ
Il Sole 24 Ore spiega che la riforma delle pensioni “che il Governo conta di realizzare entro la fine della legislatura interverrà sicuramente sul delicato tema della flessibilità in uscita” e, come evidenziato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la nuova Quota 103 “potrebbe essere vista come un primo esperimento, sulla base dei cui risultati ipotizzare un futuro canale di pensionamento flessibile, valido per tutti i lavoratori, con requisiti di accesso inferiori di due o tre anni a quelli ordinari di pensionamento (sia vecchiaia che anzianità) e calcolo contributivo integrale dell’assegno, oppure con requisiti di età e anzianità centrali rispetto ai quali permettere anticipi e posticipi sempre previa applicazione del calcolo contributivo integrale”.
IL CAMBIAMENTO POSSIBILE PER LE RIVALUTAZIONI
Resta, tuttavia, da capire, aggiunte il quotidiano di Confindustria, “se la flessibilità in uscita dovrà essere modellata su un sistema con un mix di età anagrafica (più elevata di quella attuale) e di anzianità contributiva o solo sul numero degli anni di versamenti effettuati. Questa seconda soluzione è, come è noto, quella alla quale guarda una parte della maggioranza, con in testa la Lega. Che punta tutto su Quota 41”. Infine, potrebbe essere rivista, dal 2027, “la rivalutazione delle prestazioni di carattere previdenziale e sociale, anche eventualmente cambiando l’indicatore di riferimento all’indicizzazione con il passaggio da quello utilizzato attualmente, il Foi, (prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati) al deflatore del Pil, che consente di depurare il Prodotto interno dalla crescita dei prezzi”.
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