RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI SEGHEZZI
Il lavoro povero è un problema non solo per il presente di molti italiani, ma anche per il loro futuro. “È necessario prendersi la responsabilità di analizzare e di farsi carico di questa situazione che, se non invertiamo la rotta, diventerà un grosso problema di impoverimento sociale” spiega Francesca Seghezzi, Segretaria generale della Cgil di Lecco. “L’urgenza che stiamo provando a denunciare è un tema vero: lavoratori, sempre più numerosi, che faticano ad arrivare alla fine del mese e che pur lavorando a tempo pieno tutto l’anno non riescono a contribuire e domani faremo fatica a chiamare pensionati”, ha aggiunto la sindacalista, stando a quanto riporta lecconotizie.com. In proposito, infatti, i dati illustrati dall’Inca-Cgil di Lecco non sono incoraggianti.
LE PAROLE DI PICARIELLO
Il Direttore del Patronato Luca Picariello spiega che “il sistema contributivo in vigore implica un montante che si accumula per tutta la vita lavorativa. Questo è più giusto, se vogliamo, rispetto al sistema retributivo, ma va tenuto conto che questo montante verrà moltiplicato per un coefficiente talmente basso che le pensioni saranno molto basse e lo scenario per i più giovani è preoccupante: abbiamo fatto una proiezione per una persona che inizia a lavorare oggi con un guadagno di 18 mila euro l’anno, tra tre anni avrà una pensione di 60 euro. Se lavora 30 anni sarà di 600 euro, se ne lavora 40 saranno approssimativamente 800. Chi poi fa part-time non avrà solo una pensione bassa ma dovrà lavorare anni in più perché il calcolo dei contributi sarà di 9 mesi e non l’intero anno consecutivo”.
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