LE PAROLE DI LANDINI

Maurizio Landini ieri ha partecipato a un’assemblea dei lavoratori presso la Trelleborg di Tivoli  in cui ha detto: “Siamo qui per ascoltare i lavoratori, per ascoltare il mondo del lavoro. Dobbiamo mobilitarci per portare a casa dei risultati in un momento in cui il Governo non ci ascolta. Le riforme che chiediamo a questo Esecutivo non riguardano solo il lavoro, ma anche la sanità, le pensioni e la riforma fiscale”. Il Segretario generale della Cgil ha aggiunto che “questa campagna nazionale straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro ha lo scopo di superare la frantumazione dei diritti e quella divisione che è oggi presente nel mondo del lavoro, combattendo le disuguaglianze e ponendo al centro del dibattito la giustizia sociale”. Dal suo punto di vista, “i cambiamenti devono essere negoziati e non possono essere imposti con leggi delega. I sindacati confederali non possono e non devono essere convocati a cosa già decise”.



CALENDA: “SACROSANTA RIFORMA PENSIONI IN FRANCIA. ALLA CGIL DICO…”

«Mi dispiace per quello che sta accadendo in Francia, non sono una fan di Macron, ma la sua riforma pensioni mi sembra sia abbastanza ragionevole, la situazione economica e demografica di quel Paese è diversa dalla nostra, ma il presidente l’ha presentata come misura preventiva perché il sistema non si trovi tra qualche anno in una situazione di insostenibilità»: così solo qualche giorni fa Elsa Fornero in merito agli scontri in piazza per la riforma pensioni francese.



Oggi dalla Camera, il leader del Terzo Polo Carlo Calenda conferma il pieno accordo con il Governo francese piuttosto che con le proteste, schierandosi di fatto sulla posizione di Fornero sulla necessità di alzare l’età pensionistica fino a 64 (da noi è a 67 proprio grazie alla sua riforma, ndr). «Macron ha fatto una sacrosanta riforma pensioni: è una regressione quella del Pd che sta dal lato della piazza», rileva il fondatore di Azione. Riferendosi ai sindacati è ancora Calenda a dichiarare «Se la Cgil vuole riforma pensioni, salario minimo, reddito di cittadinanza, Superbonus, non è una piattaforma ma è un modo ideologico di affrontare la realtà per cui non ci si mette mai dal punto di vista della responsabilità su cosa e come investire, siccome sto all’opposizione dico che “voglio tutto”». (agg. di Niccolò Magnani)



PENSIONI, FORNERO E LA MERITOCRAZIA

Intervistata da affaritaliani.it, Elsa Fornero è tornata a parlare della riforma delle pensioni che porta il suo nome, ricordando che “il principio della formula contributiva, che la riforma del 2011 ha applicato a tutti, collega strettamente la pensione ai contributi versati, e quindi al lavoro. La regola vale per tutti e le eccezioni si giustificano solo nel senso dell’equità verso i meno, non i più, fortunati. E l’equità deve riguardare anche le generazioni giovani e future, che non ‘meritano’ di essere indebitate dalle pensioni dei loro padri”. Dato che il focus dell’intervista riguardava la meritocrazia, l’ex ministra del Lavoro ha anche spiegato che “il Fisco deve essere improntato a criteri meritocratici, ma anche di solidarietà. È giusto che, come prevedevano i padri costituenti, chi ha di più, paghi proporzionalmente di più. Abbiamo una società che esclude troppe persone, il Fisco può essere uno strumento per fornire risorse a un Welfare che riduca le differenze di partenza e renda equa la meritocrazia”.

LE PAROLE DI BONOMI

Come riporta Radiocor, Carlo Bonomi, parlando all’assemblea generale di Confindustria Alto Adriatico, si è rivolto ai giovani in platea spiegando che le generazioni passate hanno “commesso dei furti ai loro danni: un sistema di formazione spesso arretrato rispetto a come sono cambiate tecnologie e lavoro, un mercato del lavoro che non attira i giovani ma li penalizza, un sistema previdenziale in cui ricadranno sulle loro spalle i costi delle pensioni e noi oggi stiamo utilizzando quelle risorse per prepensionare”. Il Presidente di Confindustria ha quindi aggiunto: “Vi dovevamo dire solo questo: abbiamo sbagliato nei vostri confronti. Però non siate disillusi, non pensate che è tutto inutile e che le cose non si possono cambiare, anche in Italia”. Dal suo punto di vista, le generazioni passate non devono commettere l’errore di pensare che i giovani “siano destinati a pensarla come noi o che facciano quello che abbiamo fatto noi”.

RIFORMA PENSIONI, IL RENDIMENTO DEI FONDI

In un articolo pubblicato su Affari & Finanza, inserto economico di Repubblica, viene spiegato che “lo scorrere del tempo fa un brutto effetto sui fondi pensione. Gli ultimi dati resi noti dalla Covip mostrano rendimenti in forte calo, per gli azionari e in misura minore per buona parte dei bilanciati, quando si allarga l’orizzonte dagli ultimi 10 anni agli ultimi 20 (a fine 2022). Va detto che la maggior parte dei fondi pensione ha ancora meno di vent’anni, quindi abbiamo per ora solo pochi dati disponibili in un tempo così lungo. Ma quelli che abbiamo sono sorprendenti: i fondi azionari vedono un drastico ridimensionamento dei rendimenti medi annui, a volte più della metà rispetto al dato degli ultimi dieci anni”.

IL CAMPANELLO D’ALLARME PER LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Sembra, insomma, che molti fondi pensioni rendano “davvero poco rispetto al Tfr, che non presenta alcun rischio. Tra il 2001 e il 2021 ha reso in media il 2,3%, mentre non è ancora disponibile il dato Covip che termina al 2022, che certo sarà più alto. Negli negli ultimi cinque anni poi ha battuto ogni singola categoria, dall’alto del suo 3,3% medio annuo dell’ultimo quinquennio. Il miglior risultato lo fanno anche a cinque anni le gestioni azionarie, con un rendimento medio annuo intorno al 2%. Ma stanno anche loro. abbondantemente, sotto il Tfr”. Nell’articolo di Adriano Bonafede viene sottolineato che questi dati rappresentano “un campanello d’allarme, anche se è vero che 20 anni sono, per i fondi pensione, solo la metà della loro vita”. Tuttavia, il loro compito per il futuro previdenziale degli italiani è molto importante.

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