RIFORMA PENSIONI, I TAGLI PER ALCUNI DIPENDENTI PUBBLICI

Come spiega Repubblica, sembra esserci “un punto fisso nel cantiere previdenziale della manovra, ancora non chiuso perché preda di uno scontro politico a tutto campo in maggioranza. Il taglio degli assegni a un gruppo di dipendenti pubblici: 700 mila persone che nei prossimi anni andranno in pensione con l’assegno decurtato, 30 mila già nel 2024, consentendo allo Stato un risparmio miliardario, si parla a regime di 7-8 miliardi”. Nello specifico, “i comparti entrati nel mirino del Governo sono quattro: dipendenti degli enti locali, sanitari, insegnanti di asilo e scuole elementari parificate, ufficiali giudiziari. Ebbene con una norma in manovra si abolisce la tabella del 1965 che garantiva a questi lavoratori un’aliquota di rendimento della pensione molto favorevole per gli anni lavorati tra 1984 e 1994. E la sostituisce con una nuova tabella che comporterà tagli agli assegni”.



LA PROTESTA DI ANAAO ASSOMED

Anaao Assomed “esprime forte preoccupazione e sdegno per la norma di adeguamento al ribasso delle aliquote di rendimento delle gestioni previdenziali dei medici e dirigenti sanitari“. Come riporta Ansa, il sindacato dei dirigenti medici osserva infatti che “con questa ipotesi di legge, la quota retributiva della pensione, ovvero quella riguardante i contributi versati prima del 1996, subisce un importante e gravissimo ridimensionamento, di fatto sottraendo migliaia di euro annui al futuro assegno previdenziale dei camici bianchi. La perdita è stimabile tra il 5% fino al 25% di tutto l’assegno pensionistico, a seconda degli anni di contribuzione pre-96. Fino a un quarto di pensione”. Secondo Anaao Assomed, “un attacco così feroce alle pensioni non ha precedenti nella storia di questo Paese”.



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