La riforma pensioni della Fornero è in agguato e rischia di sostituirsi alla ormai bocciata quota 102 e alla precedente quota 100. Cosa accadrà dunque da settembre, quando il governo dovrà presentare la nota di aggiornamento al Def, possibilmente introducendo anche qualche proposta per la riforma pensioni 2023 che dovrebbe entrare in vigore entro il gennaio 2023?



Riforma pensioni 2023: le proposte mai realmente affrontate

Nonostante il governo il Ministro Orlando abbiano precisato più volte di voler superare la riforma pensioni della Fornero, l’attuazione di ulteriori leggi volte a modificare la riforma sistematica delle pensioni, potrebbero essere lontane dalla attuarsi. Allo stato attuale delle cose dunque c’è la possibilità che torni la riforma pensioni della Fornero. Tuttavia qualsiasi tipo di riforma il governo possa introdurre, sia che si decidesse di modificare opzione donna, rendendo la strutturabile come ha detto il Ministro Orlando, oppure riuscissi a trovare la quadra sulla proposta di pensionamento a 62 o a 64 anni, resta un problema insormontabile: il calo demografico. Il calo demografico è l’unico elemento che potrebbe far saltare non soltanto qualsiasi tipo di riforma pensioni, realizzata mediante il calcolo contributivo e non retributivo, ma addirittura gli effetti di quest’ultimo potrebbero far saltare in aria l’INPS.



Riforma pensioni 2023: perché l’INPS rischia il collasso

La velocità con cui sta progredendo il calo demografico italiano, le sue caratteristiche quantitative e qualitative, che già oggi ne descrivono un tessuto popolato da pensionati in numero maggiore rispetto agli iscritti alle casse previdenziali che, molto spesso, presentano una discontinuità contributiva e in futuro dovranno essere necessariamente destinatari di altre misure di welfare che però non si saprebbe come pagare. Tutto ciò non lascia ben sperare per il futuro. È presumibile infatti che l’INPS fra vent’anni dovrà essere sostenuto dalle contribuzioni di nuovi immigrati per poter sopravvivere. L’INPS infatti non eroga soltanto le pensioni, ma anche altre misure di welfare, tributi economici messi in campo dal governo.



Reddito di cittadinanza, reddito di libertà, reddito di emergenza, bonus per ISEE bassi o alti. Una gran parte dei provvedimenti di tipo economico a beneficio della cittadinanza, sono infatti erogati da questo è importantissimo ente.

E quindi fondamentale che il governo riesca ad elaborare una riforma pensioni 2023 a lungo termine, senza che per questo ci debba tornare annualmente, ma qualsiasi riforma pensioni da attuare quest’anno deve anche tenere presente, non soltanto dello stato economico del nostro paese, ma anche della composizione demografica che regge gli enti economici come l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.