RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI BALDUZZI

In un articolo pubblicato sul Messaggero, Paolo Balduzzi spiega che in tema di riforma delle pensioni “la proposta del Governo Meloni, meno ambiziosa di quella che avrebbe potuto essere, contiene però timidi accenni alla garanzia di pensioni future dignitose. Ma l’attenzione delle parti sociali è tutta sull’oggi. Sui livelli, comunque mai eccessivamente bassi, delle pensioni attuali e sull’età di pensionamento, ferma però agli standard demografici del secolo scorso. Ci fosse mai una volta che uno sciopero generale venga indetto, o perlomeno minacciato, perché il futuro previdenziale dei giovani (lavoratori anch’essi, peraltro) è a rischio. Ed è a rischio non tanto perché la formula scelta dalla riforma Dini non preveda rendimenti generosi, ma perché per essi sono necessari continuità contributiva (cioè di carriera) e crescita economica”.



IL CAMBIO DI PASSO NECESSARIO

L’economista si chiede: “Perché allora non far ruotare il dibattito previdenziale su come rendere più efficace, efficiente e produttiva la spesa pubblica? O su come migliorare il tasso di occupazione in tutte le aree del Paese? O, ancora, su come stimolare la produttività delle imprese italiane?”. Per Balduzzi, “il cambio di passo necessario richiede dunque responsabilità al legislatore ma anche presa di coscienza da parte della società intera e, soprattutto, dei corpi intermedi, come si usa chiamarli in questi anni. I quali, è vero, sono utilissimi per arginare il populismo: ma, d’altro canto, se non sono abbastanza rappresentativi, rischiano di reiterare il vecchio adagio tocquevilliano della dittatura di una maggioranza sulla minoranza”.



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