IL PAPER DI BANKITALIA

Come riporta Ansa, da un paper della Banca d’Italia emerge che “il progressivo innalzamento dell’età pensionabile ha un ‘effetto collaterale’: incide sui tassi di fecondità contribuendo al calo delle nascite. Soprattutto nei Paesi del sud dell’Europa con più lacune sul fronte delle politiche e dei servizi all’infanzia, e dove una giovane coppia per mettere su famiglia fa grande affidamento sulla figura dei nonni”. Nel documento di via Nazionale “si sottolinea come le riforme previdenziali varate negli ultimi decenni in Europa per contenere la spesa pubblica possono avere un impatto anche sulla crescita demografica. Un fenomeno che riguarda quasi esclusivamente i Paesi dell’area Mediterranea, mentre è quasi nullo nell’Europa Continentale e nei Paesi del Nord, dove le politiche di welfare si dimostrano più efficaci e i servizi come gli asili nido sono più diffusi e meno gravosi per le tasche delle giovani coppie”.



LE PAROLE DI BOERI

Tito Boeri ricorda che “nel nuovo regime pensionistico contano soprattutto i contributi versati all’inizio della carriera, dunque i salari dei giovani, oggi spesso pagati molto meno del valore di ciò che producono”. L’ex Presidente dell’Inps, intervistato dal Corriere della Sera, evidenzia che, quindi, “un salario minimo stabilito a livello adeguato vorrebbe dire in questi casi non solo salari e pensioni più alte ma anche più occupazione”. Domenico Consentino, esperto di previdenza, intervistato da pensionipertutti.it, invece, spiega di ritenere necessario in primis intervenire complessivamente su tutte le componenti retributive della paga dei dipendenti e penso agli scatti di anzianità, alle maggiorazioni, alle varie tutele per malattia, infortunio, per maternità. Poi bisogna rivedere e modificare le condizioni di pensionamento e ancor più guardare con attenzione alla previdenza complementare”.



LA POSIZIONE DI FORZA ITALIA BENEVENTO

Forza Italia Benevento critica il Sindaco Clemente Mastella. Come riporta ntr24.tv, infatti, gli azzurri fanno sapere che “pur volendo giustificare gli aumenti dei componenti della Giunta, poiché comprendiamo che la politica ha dei costi elevatissimi, non giustifichiamo l’aumento della indennità del Sindaco, visto che nella sua famiglia già entrano circa 20 mila euro al mese grazie a pensioni derivanti dall’attività politica. In un clima di criticità per l’intero Paese, anziché pensare dapprima a chi più ha bisogno incassa l’indennità aumentata ai sensi di una legge dello Stato. Affinché tale comportamento non assuma tratti indecorosi, invitiamo Mastella ad ‘incassare’ quanto attribuito poiché statuito dalla Legge [Assessore Serluca (Sic! Mastella) sappiamo leggere anche noi in Forza Italia], ma si impegni (il sindaco) poi a devolverlo integralmente ad associazioni o enti che si dedicano alle fasce più deboli della sua città”.



IL PROBLEMA DEI VITALIZI IN UMBRIA

Rifondazione Comunista di Perugia evidenzia che “hanno ragione i sindacati: in Umbria la rivalutazione dei vitalizi e il loro conseguente aumento è per lavoratori e pensionati una beffa insopportabile. Soprattutto se si pensa che solo per i consiglieri regionali è possibile questo strumento, per i lavoratori, dopo l’abolizione della scala mobile, non più. Lavoratori e pensionati, quelli umbri, che già percepiscono salari e pensioni mediamente più bassi del 15-20 per cento rispetto alla media del centro-nord”. Quindi, come riporta vivogubbio.com, arriva la proposta che “parta dall’Umbria un segnale in controtendenza: tutti coloro che percepiscono in Umbria un vitalizio e godano nello stesso tempo di un reddito da pensione, rinuncino al vitalizio e lo destinino come contributo automatico ai rispettivi sistemi sanitari pubblici. Non c’è analisi di fase sulle alleanze che tenga rispetto all’esempio per poter tornare credibili agli occhi delle classi subalterne”. Vedremo quale riscontro avrà questa proposta.

RIFORMA PENSIONI, IL DUBBIO SU OPZIONE DONNA

Nell’ultimo numero de “L’esperto risponde”, supplemento settimanale del Sole 24 Ore, dedicato alla cumulabilità o meno delle pensioni con i redditi da lavoro viene spiegato che per quanto riguarda Opzione donna “nessuno si è pronunciato in merito alla possibilità o meno di cumulare la prestazione con i redditi da lavoro.

Una lettura rigida della normativa porterebbe a concludere che le lavoratrici in questione non possono cumulare la pensione con reddito da lavoro, dato che l’accesso avveniva con 35 anni di contributi e 58 di età (ora portati a 60). Si deve precisare, però, che la pensione liquidata con le regole del regime sperimentale non è una pensione conseguita nel regime contributivo”, per cui “una lettura logico-sistematica della norma dovrebbe far propendere comunque per la cumulabilità con gli altri redditi da lavoro dipendente e autonomo”.

I DATI DELLA UILPA

La Uilpa, intanto, evidenzia che “in un Paese in profondo declino demografico come l’Italia i giovani sono sempre meno; nonostante rappresentino una ‘risorsa’ sempre più scarsa, non viene però loro riconosciuto un valore economico corrispondente. L’ennesima dimostrazione arriva dai nuovi dati Eurostat sui neolaureati dai 20 ai 34 anni di età, che nel corso del 2022 hanno toccato un tasso di occupazione da record (82%), a valle di una robusta crescita (+7%) dal 2014”. Il sindacato spiega che “nonostante i laureati italiani non siano abbondanti (i 30-34enni laureati sono il 26,8%, contro una media Ue del 41,6%), i pochi disponibili non vengono valorizzati. E questa mancata partecipazione al lavoro mina anche le pensioni future dei giovani, assieme alla tenuta dello Stato sociale nei prossimi anni”.

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