Il governo Meloni aveva annunciato che entro il 2023 sarebbe stata proposta una bozza sulla riforma pensioni che potesse fungere da legge strutturale. Eppure, in vista del 2030, anno in cui il sistema contributivo sarà integrale, il governo Meloni non ha ancora trovato le risorse. Ma la legge strutturale si deve fare e stanno avanzando le proposte, in vista del tavolo di lavoro del 5 settembre. Ecco cosa ci si può aspettare.



Riforma pensioni 2023: il governo propone di estendere ape sociale

Quello che era già chiaro è che, in vista di una riforma pensioni con quota 41 universale, sarebbero mancati gli ammortizzatori previdenziali in grado di anticipare la exit pensionistica ai pensionati del futuro, gli over 50 e gli under 40 di oggi. Secondo una proiezione dell’INPS infatti, i futuri pensionati avrebbero dovuto attendere anche oltre i 70 anni.



E per questo che serve una estensione dell’Ape sociale. E c’è chi in vista del tavolo di lavoro previsto per il 5 settembre ha pensato ad un ape sociale rosa che possa fondere sia i benefici dell’Ape sociale con la exit agevolata per coloro che hanno svolto lavori gravosi o hanno assistito anziani e disabili nell’ambito del proprio nucleo familiare, facendo coincidere questa agevolazione con opzione donna che pure consentiva di ottenere una exit con 38 anni di contributi e 60 anni di età. Ma la riforma, qualora possa essere messa nero su bianco, prevederebbe comunque un innalzamento di due anni contributivi rispetto alla precedente normativa.



Riforma pensioni 2023: la previdenza complementare integrativa

Il governo Meloni inoltre prevede anche di introdurre la previdenza complementare integrativa che, in altri paesi europei è stata già normata ed è stata inserita nella prassi di un piano pensionistico che guardi al futuro del lavoratore come futuro pensionato e che possa quindi essere sostenuto anche da un terzo pilastro previdenziale. Insieme a questa idea, il governo Meloni spera di poter avvantaggiare i giovani attraverso il riscatto gratuito della laurea.

Dunque la carne al fuoco è tanta anche se le risorse sono minime e la riforma strutturale, qualora possa essere messa nero su bianco già con la nota di aggiornamento al documento di Economia e Finanza prevista per fine settembre, non potrà sicuramente accontentare tutti.