LE PAROLE DI RUFFINO (AZIONE)

Daniela Ruffino evidenzia che “la maggioranza ripete come un mantra ‘lavoro, pensioni, famiglia’, cioè la triade che si vorrebbe al centro della manovra di bilancio. Come pagare il lavoro, dove reperire i soldi per aumentare le pensioni, e se milioni di persone anziane che vivono sole hanno il diritto di considerarsi famiglia, sono questioni neanche sfiorate”. La deputata di Azione spiega di capire bene “che un aumento di 80 o 100 euro delle pensioni minime è immediatamente visibile ed elettoralmente redditizio. Ma quando poi quel pensionato ha bisogno di un’indagine strumentale e deve rivolgersi a una struttura privata e pagare 200 o più euro se non vuole aspettare un anno per farla in un ospedale pubblico, si capisce che scegliere dove investire le risorse riguarda direttamente la vita di quel pensionato, ma anche delle famiglie con le stesse necessità”. Dunque, “la manovra di bilancio può essere decisiva per ridurre le diseguaglianze sociali generate dallo smantellamento di servizi pubblici a domanda collettiva”.



LA RIFORMA DELLE PENSIONI CON LE RIVALUTAZIONI

Non di solo Quota 103 prorogata si comporrà la riforma pensioni nella prossima Manovra 2023-2024: secondo le ultime notizie raccolte dall’ANSA e dal Sole 24 ore su fonti di Governo, resta ancora da affrontare nei prossimi tavoli di settembre il nodo importante della rivalutazione degli assegni con l’adeguamento all’inflazione.



Nel 2023 è già al 5,6% ma va considerata anche la differenza tra quella riconosciuta nel 2022 – il 7,3% per i trattamenti fino a quattro volte il minimo – e l’inflazione reale che si chiuderà a fine anno: «L’anno scorso – ha detto la segretaria dello Spi-Cgil, Tania Scacchetti – ci fu un intervento negativo sulla rivalutazione. Sarebbe inaccettabile qualsiasi peggioramento». Se dovessero rimanere però i criteri della scorsa Manovra anche per la prossima, calcola l’ANSA, si recupereranno gli assegni pensionistici fino a 2.254,93 euro lordi al mese – mentre avranno una rivalutazione ridotta quelli superiori a questa soglia (dall’85% dell’aumento dei prezzi di quelli tra quattro e cinque volte il minimo al 32% di quelli superiori a 10 volte il minimo). Il costo complessivo potrebbe valere circa 13 miliardi.



L’ADDIO A OPZIONE DONNA

Secondo quanto riporta Repubblica, Opzione donna, dopo essere stata “depotenziata” con l’ultima Legge di bilancio, verrà abolita per essere “inglobata” nell’Ape social, “che nel 2024 dunque diventa anche un’Ape rosa”. Come noto, l’Ape social prevede già una riduzione fino a 24 mesi di anzianità contributiva per le donne madri (nel caso abbiano avuto almeno due figli). Per accedere alla pensione “possono quindi bastare anche 28 anni di contribuzione, ma l’età resta a 63 anni. Il Governo potrebbe abbassarla a 60”. Probabilmente il 5 settembre, data prevista per il nuovo confronto post-ferie tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, si capirà se l’Ape rosa è qualcosa di più di una mera ipotesi. Quel che è certo, come ricorda il quotidiano romano, è che da tempo si parla di ampliamento dell’Ape social e quindi si potrebbe davvero arrivare a una “facilitazione” per le donne. Si tratterà, nel caso, di capire se riguarderà tutte o solo le madri, con il rischio di creare ulteriori frammentazioni nelle regole per l’accesso alla pensione.

LE PAROLE DI TAJANI

Secondo Antonio Tajani, “con la manovra dobbiamo gettare le basi per la crescita. Il primo intervento è il taglio del cuneo fiscale, in modo da aiutare sia i lavoratori che le imprese che producono lavoro. Ma il secondo deve riguardare le pensioni. Noi di Forza Italia vogliamo tutelare i pensionati che sono al di sotto della soglia minima. Il nostro obiettivo è arrivare a 1000 euro al mese entro la fine della legislatura. Con la scorsa legge di bilancio le abbiamo aumentate a 600, ora bisogna andare avanti, magari a 700”. Il ministro degli Esteri, intervistato dal Quotidiano Nazionale, spiega che “per trovare i soldi si può lavorare sulle liberalizzazioni: si può puntare sulla privatizzazione delle municipalizzate e dei porti ma anche su una spending review intelligente, non come quella indicata a suo tempo da Cottarelli”. Riguardo invece la possibilità di introdurre nuove quote per gli anticipi pensionistici, Tajani evidenzia che “il problema è che avremo altri pensionati in difficoltà. Ecco: si parla tanto di salario minimo, ma bisognerebbe pensare anche alle pensioni minime”.

RIFORMA PENSIONI, LE IPOTESI PER IL 2024

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, “a meno di ripensamenti dell’ultima ora, le pensioni non dovrebbero assorbire molte tessere del mosaico della prossima manovra che il Governo sta faticosamente cominciando a comporre”. Sul piatto verrebbero quindi messi “non più di 1-1,5 miliardi, al netto della dote consistente da recuperare per ‘indicizzare’ i trattamenti pensionistici alla corsa dell’inflazione”. In particolare, “almeno per il momento, l’opinione prevalente nell’Esecutivo è quella di ripartire dalle misure ponte in vigore quest’anno in attesa di tempi migliori per aprire la strada a quella Quota 41 ‘secca’ tanto cara alla Lega. Per il 2024 si prospetta quindi una Quota 103 bis, affiancata da un prolungamento dell’Ape sociale, ma in versione ‘large’ con l’accesso garantito ad altre categorie di lavoratori impegnate in attività gravose e usuranti e da un mini-piano per i giovani”.

IL GOVERNO PENSA AL SUPER CONTRATTO DI ESPANSIONE

Quest’ultimo “dovrebbe poggiare sulla copertura dei cosiddetti ‘buchi contributivi’ e su agevolazioni mirate con l’obiettivo di creare una sorta di corsia preferenziale per la previdenza integrativa. Quest’ultimo sarebbe una specie di antipasto verso la creazione di una pensione di garanzia”. Ma, comunque “sul tavolo restano diverse ipotesi. A partire da quella dell’introduzione di Quota 41 in versione strettamente contributiva, magari per un solo anno e, se necessario, anche in forma selettiva, ovvero in una prima fase limitata a una sola serie di categorie di lavoratori” e “un altro intervento su cui sono in corso simulazioni e analisi tecniche è quello del cosiddetto super contratto d’espansione: un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati da vincolare anche a nuove assunzioni e da estendere alle Pmi che assorbirebbe gli attuali assegni ad personam nell’ambito di trattative aziendali, l’isopensione e, appunto, il contratto di espansione nella versione ora in vigore”.

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