QUALE COLLEGAMENTO COL SUPERBONUS?
In un articolo pubblicato su Repubblica si mette in collegamento lo stop del superbonus anche alla riforma delle pensioni. Si legge infatti: “Il timore di non poter fare deficit per finanziare le sue misure: la riforma del fisco, quella delle pensioni, gli incentivi alla natalità. Si spiega così il blitz in Consiglio dei ministri di giovedì del governo Meloni che approva il decreto Superbonus e di fatto ferma la macchina degli incentivi edilizi, vietando la cessione dei crediti e lo sconto in fattura. Aprendo così uno spazio fiscale da 30 miliardi a disposizione dell’esecutivo”. Un altro tipo di collegamento lo vede invece Pierpaolo Bombardieri. Come riporta Askanews, il Segretario generale della Uil, intervenendo alla tramissione Omnibus, ha detto che “a noi sembra che questo Governo riesca ad essere molto forte quando deve intervenire su Opzione donna o sulla rivalutazione delle pensioni, ma poco quando deve discutere con le banche sulla cessione del credito. Le nostre proposte le avevamo e ci aspettavamo un confronto. Invece si è scelto di procedere con decreto e senza alcun dialogo”.
L’IPOTESI SULLE PENSIONI DELLE LAVORATRICI MADRI
È tutt’ora in discussione all’interno della maxi riforma pensioni del Governo la possibilità di rivedere alcune misure per le lavoratrici, non solo sul tema “caldo” dell’Opzione Donna: nell’ultima riunione tra il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon e i sindacati sulla riforma pensioni 2023 è emersa la possibilità di giungere ad uno sconto sui tempi della pensione alle madri lavoratrici di 4 mesi per ogni figlio avuto, nel limite massimo di 12 mesi.
La Riforma Dini già prevede per alcune lavoratrici tale sconto (per coloro che attualmente hanno un assegno con il sistema contributivo), l’intento del Governo Meloni è però quello di estendere tale diritto a tutte le lavoratrici madri: come spiega il focus di “Pensioni oggi” dopo il vertice Governo-sindacati, in alternativa allo sconto sulla pensione la lavoratrice potrebbe «optare per un aumento della misura della pensione attivando un coefficiente di trasformazione elevato di un anno in presenza di uno o due figli o di due anni in presenza di più di due figli». L’ipotesi della maggioranza è quella di estendere tali benefici anche alle lavoratrici che hanno la pensione calcolata con il sistema misto. (agg. di Niccolò Magnani)
LE RASSICURAZIONI DI CALDERONE
Intervistata da Libero, Marina Calderone risponde anche a una domanda su Opzione donna, spiegando di aver “compreso la necessità di ampliare la platea delle destinatarie dell’anticipo pensionistico. La revisione della misura contenuta nella manovra 2023 ha bisogno di adeguate coperture finanziarie, che sono allo studio del ministero dell’Economia e per le quali c’è la disponibilità del ministero del Lavoro a contribuire, in parte, con fondi del proprio bilancio. In ogni caso è partito un confronto che continuerà nel tempo, perché ‘Opzione Donna’ pone una questione molto più ampia sull’accesso al pensionamento da parte delle donne, la cui carriera contributiva è diversa da quella degli uomini”. Più in generale sulla riforma delle pensioni, la ministra del Lavoro sottolinea che “il nostro obiettivo è rendere finanziariamente sostenibili gli interventi che faremo. La spesa pensionistica deve essere monitorata, non possiamo scaricare nuovo debito sulla fiscalità generale né sulle nuove generazioni”.
LE PAROLE DI DURIGON
Claudio Durigon spiega che il Governo è al lavoro per intervenire su Opzione donna. “Con il ministro Calderone, abbiamo messo sul tavolo varie proposte che adesso sono al vaglio del ministero dell’Economia. Sono convinto che nel breve tempo si arriverà ad una soluzione”, evidenzia il sottosegretario al Lavoro intervistato da pensionipertutti.it. Tra le altre cose, ricorda che “siamo in attesa della circolare Inps con le istruzioni per il pensionamento” con Quota 103, “ma è bene ricordare che i primi lavoratori non potranno accedere al pensionamento con questa misura prima del 1 aprile, con i requisiti raggiunti entro il 31 dicembre 2022”. Durigon precisa anche che “Quota 41 rimane nel programma di Governo. Abbiamo cinque anni davanti a noi per mettere a punto una vera riforma delle pensioni. È stato già avviato un confronto con i sindacati su questo per pianificare un percorso che possa portare a raggiungere l’obiettivo entro la fine della legislatura”.
RIFORMA PENSIONI, IL PUNTO DI MARINO
Secondo Mauro Marino, “destinare meno di un miliardo ad un tema che interessa milioni di cittadini italiani è dimostrare poco interesse su un tema che impatta fortemente sulla vita delle persone. Ma abbiamo un governo politico che sceglie a chi destinare i fondi di cui dispone. Ricordiamo solo che nel 2022 l’Erario ha incassato tra entrate tributarie e contributive ben 64 miliardi in più rispetto all’anno precedente e che il costo di Opzione Donna per un anno è inferiore ai cento milioni di euro. Quello che a questo punto è improcrastinabile, anche a seguito di quanto affermato dalla Ministra Calderone è una riforma complessiva e strutturale. È necessario però che si passi dalle parole ai fatti concreti e che si dia ai cittadini italiani che aspettano da troppi anni una legge previdenziale equa, duratura e con la certezza del diritto”.
IL NODO DI OPZIONE DONNA
L’esperto previdenziale, intervistato da pensionipertutti.it, ritiene che Opzione donna non verrà ripristinata nella forma vigente lo scorso anno, “perché altrimenti lo avrebbero già fatto nella legge di bilancio, ma saranno eventualmente attuati dei cambiamenti per alzare leggermente la platea delle donne interessate con l’impegno di intervenire nella prossima legge previdenziale magari inserendo sconti a donne con figlio concedendo maggiore flessibilità in uscita”. Marino spiega anche di apprezzare Quota 41, ma “quello che non mi piace è invece disattendere le promesse elettorali e spostare in avanti fino a cinque anni, con i governi ballerini che abbiamo in Italia, una promessa che era uno dei capisaldi dei partiti che hanno vinto le elezioni. Mi sa di presa in giro con il rischio concreto che le persone arrivino ai requisiti della legge Fornero prima che venga attuata quota 41”.
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