COSA CAMBIA SULLA RIFORMA PENSIONI DOPO L’EMENDAMENTO DEL GOVERNO
Come spiega Paolo Pagliaro su 9colonne.it, “le pensioni sono da molto tempo la componente principale della spesa pubblica” e se “cinquant’anni fa, la spesa pensionistica era il 9% del Pil. Adesso è il 15,6%. Questo spiega perché i governi più disponibiili all’impopolarità – come quelli di Amato, Dini e Monti-Fornero – si sono ingegnati per tenere la spesa previdenziale sotto controllo. La novità è che ora ci sta provando anche un governo molto attento al consenso come quello Meloni-Salvini”. “Diciamolo: oggi fa un certo effetto vedere che la legge di bilancio del centro-destra si propone di restringere l’accesso al pensionamento anticipato, che era il punto centrale della riforma Fornero. Ora come allora scendono in piazza le categorie penalizzate dalle nuove norme”. E dopo i medici, “a la protesta è destinata ad allargarsi perché la modifica delle aliquote di rendimento lascerà il segno sulle pensioni di 700 mila dipendenti pubblici”.
COSA CAMBIA SULLA RIFORMA PENSIONI DOPO L’EMENDAMENTO DEL GOVERNO
In attesa di capire come sarà strutturato l’emendamento del Governo alla Manovra di Bilancio sul tema della riforma pensioni, emergono alcuni dettagli su come potrà cambiare l’area delle rivalutazioni nel campo della Sanità. In particolare dopo la polemica di sindacati e associazioni di medici e infermieri, la mini-riforma pensioni inserita nella Finanziaria si appresta a salvare le pensioni di anzianità con alcuni dettagli ancora tutti da confermare.
Si parla infatti di pensioni “salve” con 3 anni in più di lavoro, come spiega oggi il “Messaggero” citando fondi del Governo: «Per ogni mese in più di lavoro in ospedale, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo. Questo significa che lavorando per altri tre anni il taglio delle pensioni si azzererebbe».Mentre secondo quanto spiegato dal ministro della Salute Schillaci, anche coloro che hanno maturato requisiti per l’assegno di anzianità entro l’entrata in vigore della legge di Bilancio 2024 saranno «salvaguardati». Dal 2028 poi saranno “solo” 9 i mesi di attesa per lasciare l’impiego con assegno completo. (agg. di Niccolò Magnani)
VERSO L’EMENDAMENTO DEL GOVERNO
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, come riporta Teleborsa, ha spiegato che “per quanto concerne l’emendamento del Governo alla manovra la modifica chiarirà che non vi saranno penalizzazioni per le pensioni di vecchiaia. Per il comparto sanità sarà previsto anche un ulteriore meccanismo di tutela”. Secondo Il Sole 24 Ore, “l’emendamento dovrebbe escludere dai tagli le pensioni di vecchiaia in tutti i comparti interessanti dalla nuova norma, mentre nel caso di medici e infermieri si prospetta anche un decalage che riduca la sforbiciata in proporzione alla distanza tra l’uscita di anzianità e i requisiti per la cessazione per limiti di età”. La Senatrice di Azione, Mariastella Gelmini, evidenzia, però, come riporta Ansa, che “sul nodo delle pensioni il governo pare faccia una mezza marcia indietro. Se da un lato, consapevole dell’errore commesso, corregge il taglio previsto per gli operatori sanitari, dall’altro sembra confermare quello annunciato per insegnanti e dipendenti pubblici degli enti locali. Tutto questo è inaccettabile, l’articolo 33 della manovra non va modificato, ma cancellato. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B”.
LE PAROLE DI BOCCIA
Come riporta Ansa, il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia evidenzia che gli emendamenti del Governo alla legge di Bilancio “sulla previdenza riguardano solo gli operatori sanitari, questo ci preoccupa perché non sono le richieste fatte dai medici nello sciopero” di martedì e “non toccano tutti gli altri operatori, continueranno a penalizzare gli insegnanti e tutti gli altri dipendenti pubblici”. Intanto Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, come riporta manifestosardo.org, spiega che “la soluzione della crisi sanitaria non può essere il taglio alle pensioni del personale sanitario. Una strategia perdente che non può che incentivare la fuga di professionisti in un momento come questo, di grande carenza. La Sanità pubblica deve essere riorganizzata e potenziata come sistema democratico di assistenza. La professione medica deve tornare ad essere attrattiva. Le risorse pubbliche devono essere trasferite dalla Sanità privata verso quella pubblica e non viceversa”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SBARRA
Aprendo l’Assemblea nazionale organizzativa della Cisl, il Segretario generale Luigi Sbarra ha detto che “vogliamo costruire le condizioni di un Patto sociale che va incardinato con chi ci sta, per sciogliere i nodi che frenano qualità e quantità dell’occupazione, rilancio di salari e pensioni, politica dei redditi, sicurezza sul lavoro, formazione e politiche attive, nuove strategie industriali, infrastrutturali ed energetiche, investimenti e produttività, coesione e politiche sociali, nuove relazioni sociali”. Inoltre, “dobbiamo far evolvere il welfare di questo Paese proprio perché i pensionati, oggi più che mai, esprimono bisogni e aspettative di una fascia sociale proattiva, generativa, capace di dare moltissimo al bene comune”.
LE DICHIARAZIONI DI QUICI E DI SILVERIO
Sbarra ha anche ricordato che “Inas e Caf sono pilastri fondamentali in fatto di tutele su aspetti fiscali e pensionistici, offerta di servizi, prestazioni e relazioni che compongono il benessere di una persona”. Intanto, come riporta quotidianosanita.it, Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, spiegano di non potersi ancora pronunciare “in merito alle novità annunciate in tema di revisione della norma sul taglio delle pensioni dei medici e all’intento di eliminare il tetto alla spesa sul personale su cui il Governo pare stia lavorando: finché non leggeremo i testi e il frutto di questo lavoro infatti non possiamo esprimere alcun giudizio, né in senso positivo né negativo”.
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