RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FILICE
Adriano Filice, Segretario generale dello Spi-Cgil di Verona, evidenzia che “l’aspetto pensionistico è l’altra faccia della battaglia del salario minimo perché è terreno ancora troppo poco considerato dalla politica pur avendo un peso rilevantissimo nella dignità e nell’autonomia di una persona. Una strategia riformista e progressista, che punti all’equità e alla giustizia sociale, dovrebbe portare avanti di pari passo tutti questi tre aspetti: salari, pensioni, servizi sociali. Perché è il lavoro di oggi che costruisce le pensioni di domani, ma retribuzioni e pensioni non si difendono se non si recupera l’enorme ritardo sulla sanità, sulla scuola e su tutti i servizi sociali che consentono di tenere insieme un disegno di società”.
LA RIGIDITÀ DELLA RIFORMA FORNERO
Il sindacalista, come riportato da veronaeconomia.it, spiega che “per moltissime lavoratrici e lavoratori già oggi le analisi ci consegnano un futuro drammatico, con pensioni sotto la soglia di povertà. Siamo in presenza di una ‘povertà di accumulazione contributiva’. A ciò si aggiungono le rigidità della cosiddetta riforma Fornero che prevede un lunghissimo e continuativo versamento di previdenza: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (2.227 settimane) e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne (2.175 settimane) a prescindere dall’età anagrafica oppure 67 anni unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione. Oltre ai lavoratori poveri oggi i più esposti a vera e propria povertà pensionistica sono i giovani, troppo spesso precari, occasionali, partita Iva involontari, con buchi contributivi derivanti da periodi di disoccupazione”.
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