RIFORMA PENSIONI, IL PRESSING PER OPZIONE DONNA
In un articolo di Valentina Conte su Repubblica vengono ricordate le proteste di diverse lavoratrici contro la nuova versione di Opzione donna inserita nella Legge di bilancio. Viene citata anche Orietta Armiliato, fondatrice del Comitato Opzione donna social, che spiega: “Hanno fatto cassa con Opzione donna, senza spiegarci perché, pur sapendo che si tratta di un anticipo che le donne si pagano da sole, rinunciando fino a un terzo dell’assegno con il ricalcolo contributivo. La ministra del Lavoro Calderone ha promesso che ne avrebbe parlato in Consiglio dei ministri, dopo la nostra protesta. Le chiediamo che ci riceva quanto prima perché il nostro sistema previdenziale non ha misure a favore delle donne. E l’unica che c’era, seppur penalizzante, è come se fosse stata abolita”.
LE PAROLE DI SBARRA
Intanto, come riporta Ansa, commentando i dati dell’Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento, il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra ha evidenziato che “è necessario rafforzare le politiche del mercato del lavoro che sostengono l’occupazione femminile, sostenere la contrattazione che agevola la conciliazione tra vita e lavoro e favorisce una migliore ripartizione delle responsabilità familiari sviluppando i servizi alla famiglia. Le donne, avverte, però devono essere maggiormente aiutate anche sul versante delle regole previdenziali dal momento che sono state molto penalizzate dalle riforme pensionistiche degli ultimi 30 anni. Chiediamo che sia ripristinata la possibilità di andare in pensione con Opzione donna con 58/59 anni di età e 35 anni di contributi senza altre condizioni”.
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