SALVINI SU QUOTA 41

Come riporta Libero, durante una diretta social Matteo Salvini è tornato a parlare di riforma delle pensioni, spiegando che “abbiamo davanti più di quattro anni” di legislatura, ma “l’obiettivo della Lega è relativo a quota 41, all’azzeramento della legge Fornero” e poter arrivare “veramente alla pace fiscale come un’operazione di giustizia sociale”. Il ministro delle Infrastrutture ha anche confermato la volontà di intervenire sul canone Rai, evidenziando che “l’obiettivo rimane, nei prossimi mesi e prossimi anni, è di pesare sempre meno sulle tasche dei cittadini”. Salvini ha anche parlato del Ponte sullo Stretto, la cui realizzazione significa “dare finalmente una risposta dopo 50 anni di chiacchiere: il ponte sullo Stretto creerà lavoro e ricchezza, ripulirà il mare e l’aria. Nonostante i ‘noisti’ di professione, i gufi e i menagramo che dicono no a tutto, noi andiamo avanti dritti perché sarà per l’Italia un’immagine di efficienza che il mondo ci invidierà. Nella prossima Legge di bilancio ci saranno già i primi stanziamenti”.



LE PAROLE DI SACCOMANNO

Il commissario regionale della Lega in Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno, evidenzia che “in questo momento di grande difficoltà ed incertezze il Governo, grazie alla spinta decisiva della Lega, ha approvato una norma di equità sociale per sostenere chi è in difficoltà: un prelievo degli extra-profitti miliardari delle banche nel 2023 per aiutare famiglie ed imprese colpite dell’aumento dei tassi e dei prezzi. Un provvedimento che serve a sostenere le persone in difficoltà a causa degli aumenti della benzina e del carrello della spesa, oltre che consentire di rendere più adeguati gli stipendi e le pensioni più basse, aiutando anche le famiglie a pagare le rate dei mutui e a tagliare le tasse a vantaggio di lavoratori, pensionati ed imprese”. Come riporta lameziaterme.it, secondo Saccomanno, sii tratta di “togliere a chi ha avuto tanto ed anche in modo ingiusto, approfittando della negativa congiuntura, e dare, invece, a chi ha tanto bisogno e che, spesso, non riesce nemmeno a coprire le spese del mese”.



LE PAROLE DI PACIFICO

Intervistato da Orizzonte Scuola, Marcello Pacifico ricorda che in tema di riforma delle pensioni, “stiamo chiedendo di garantire la contribuzione gratuita da parte dello Stato degli anni di formazione universitaria. Poi abbiamo chiesto di ricalcolare le norme sui contributi perché non è possibile che un giovane lavori tutta la vita, fino a 74 anni, per avere il 60% dell’ultimo assegno”. Il Presidente nazionale dell’Anief spiega anche che “per il personale scolastico Cisal ha chiesto una finestra specifica: c’è un forte burnout nella scuola. Avevamo chiesto i dati al Mef, ma ci hanno detto che non è possibile darli. Finché non partirà un’inchiesta non si potrà decidere di dare una finestra specifica al personale della scuola. Lavorare in un ufficio comunale e lavorare a scuola fino a 74 anni non è la stessa cosa. Da settembre faremo una serie di assemblee su questo punto, ma anche sul nuovo contratto e sui diritti dei precari”.



LE PAROLE DI BOSCO

Secondo Ivano Bosco, evocare “il fatto di pagare meno tasse significa tagliare ciò che attraverso queste tasse il pubblico garantisce per dare più spazio ai privati. Vale per la sanità, per la scuola, per le pensioni. Le tasse si pagano, è l’evasione che va combattuta, è lì che bisogna andare a pescare. E lo stesso vale anche per il tema delle aliquote fiscali. Anche qui non è stato fatto niente, contraddicendo accordi già presi”. In particolare, aggiunge il Segretario generale dello Spi-Cgil ligure intervistato dall’edizione regionale di Repubblica, “dai sindacati con il governo Draghi. Si era infatti decisa una riparametrazione delle pensioni. Provvedimento che di fatto questo Governo ha bloccato. Mi preoccupa molto ciò che vedo avanzare, un progetto di autonomia differenziata che finisce per dare sempre più competenze alle regioni in materie come la sicurezza del lavoro, l’ambiente, la portualità, l’energia, la scuola. Quasi come se si volesse imporre uno stop o una serie di ostacoli a un modello di Governo nazionale di queste e altre tematiche”.

RIFORMA PENSIONI, IL GENDER GAP NEL SETTORE BANCARIO

È nota l’esistenza in Italia di un gender gap retributivo che, secondo i dati del Centro Studi Uilca Orietta Guerra riportati dal Messaggero, nel settore bancario porta a far sì che le donne guadagnino il 23,7% meno degli uomini, quasi cinque volte superiore alla media nazionale del 4,7%. “La minore retribuzione delle donne, anche se spesso legata alla tipologia del contratto, impatta sia sulle possibilità di spesa attuali sia sulla maturazione di una pensione dignitosa e di un patrimonio che possa garantire un futuro sereno. Lo studio Uilca si focalizza sul contratto di lavoro part-time, che è utilizzato dal 12,3% del totale del personale, composto per l’1,1% da uomini e per l’11,2% (pari al 91,1%) da donne e che limita molto la crescita professionale e finanziaria.”.

IL PREZZO CHE LE DONNE RISCHIANO DI PAGARE

Il quotidiano romano ricorda che “oggi il settore bancario, che costituisce un campione rappresentativo della popolazione italiana, ha una composizione dei dipendenti per genere ben bilanciata con il 51,2% di donne e il 48,8% di uomini. A fare ricorso al part-time è il 21,8% delle donne e solo il 2,2% degli uomini. Il più delle volte la decisione è motivata da esigenze familiari, quali la cura dei figli o degli anziani. Poche volte si tratta di una libera scelta. Con previsioni demografiche che prefigurano un aumento dell’età media della popolazione, una conseguente necessità di maggiori spese sanitarie e previdenziali e una riduzione di pensioni e servizi pubblici, a pagarne il prezzo più alto rischiano di essere le donne”.

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