LA “CORSIA” PER GLI ADDETTI AI LAVORI USURANTI
Come ricorda l’inserto del Sole 24 Ore dedicato alle pensioni, “gli addetti ai lavori usuranti individuati dal decreto legislativo 67/2011 possono andare in pensione nel 2023 con gli stessi requisiti del 2022, stante il congelamento degli incrementi per la speranza di vita fino al 31 dicembre 2026 (articolo 1, comma 206, della legge 232/2016). Occorre possedere almeno 35 anni di anzianità contributiva e un’età minima di 61 anni e 7 mesi, oltre ad avere svolto attività usuranti per un periodo minimo di tempo. L’articolo 1, comma 888, della Legge di bilancio 2023, ha ridotto le risorse disponibili senza che ciò si debba tradurre, stante alla relazione governativa, in perdita del diritto”. Va ricordato che “buona parte dei dati che l’Inps deve verificare per accertare i requisiti sono già presenti nei suoi archivi, a seguito del sistema delle comunicazioni obbligatorie in vigore dal 2008, e in parte delle denunce obbligatorie dei datori di lavoro per ciò che riguarda il lavoro notturno (denuncia annuale entro il 31 marzo) e il lavoro a catena”.
AL VIA LE DOMANDE PER LE PENSIONI QUOTA 103
In attesa di capire quale sarà l’impianto della nuova riforma pensioni dopo il 2023, l’Inps ha aperto le domande sulle pensioni Quota 103 (la misura introdotta solo per quest’anno dalla Manovra del Governo Meloni): si tratta della misura che permette di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 di contributi (una parte di Quota 41, come noto). L’Inps comunica che il sistema di gestione delle domande di pensione è stato «implementato per consentire la presentazione dell’istanza di pensione anticipata flessibile prevista dalla legge di Bilancio».
La prima finestra utile per la pensione è fissata al 1 aprile 2023 per i privati (in caso di requisiti ottenuti al 31 dicembre 2022), mentre è il 1 agosto la data iniziale per tutti i dipendenti pubblici. Sottolinea sempre l’Istituto come «la finestra mobile per chi ha ottenuto i requisiti da gennaio 2023 è di tre mesi per il privato e sei per il pubblico (ma comunque con la prima finestra ad agosto)». Le domande di presentazione della Quota 2023 possono essere presentate direttamente sul portale Inps accedendo tramite «SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o CIE (Carta di identità elettronica 3.0) utilizzando i servizi telematici offerti dagli Istituti di Patronato riconosciuti dalla legge; chiamando il Contact Center Integrato al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento)». (agg. di Niccolò Magnani)
SCHLEIN CONTRO MELONI
Ospite della trasmissione Omnibus in onda su La7, Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd, ha detto di aver visto il Governo “colpire le donne con la riduzione di opzione donna che invece noi vorremmo estendere, l’ho visto colpire le pensioni del ceto medio, l’ho visto colpire i poveri anziché contrastare la povertà. Devo dire che in questi quattro mesi Giorgia Meloni abbia dimostrato di non essere neanche capace di dire qualcosa sulle aggressioni fasciste subite da alcuni studenti davanti al liceo Michelangiolo di Firenze”. Intanto, come riporta fattinostri.it, il patronato Inas-Cisl “intende fornire un solido sostegno agli italiani residenti in Venezuela e regolarizzare il pagamento delle pensioni” e anche a ristabilire una migliore comunicazione tra l’Inps e i pensionati italiani che risiedono nel Paese latinoamericano, dove purtroppo la crisi economica non accenna a diminuire e l’inflazione su base annua ha raggiunto il 440%.
LE PAROLE DI BERLUSCONI E RONZULLI
Silvio Berlusconi, dai suoi profili social, ricorda: “Aumentiamo le pensioni: un’altra promessa mantenuta! Grazie all’impegno mio e di tutta la squadra di Forza Italia sono partite le comunicazioni per gli aumenti delle pensioni a partire dal mese di marzo. Siamo stati noi i primi a innalzare le pensioni minime nel 2001 a un milione delle vecchie lire. E ora siamo in campo per elevare le pensioni, anno dopo anno, da 600 a 700 euro quest’anno, da 700 a 800 euro l’anno dopo, da 800 a 900 il terzo anno per arrivare tra 4 anni, e cioè entro questa legislatura, a 1000 euro al mese. Stiamo dunque mantenendo, come sempre, le nostre promesse per restare sempre vicini ai nostri elettori”. Dello stesso tono anche le parole di Licia Ronzulli, Presidente dei Senatori di Forza Italia, che, sempre sui social, scrive: “Da marzo i nostri anziani avranno le pensioni rivalutate. L’invio delle comunicazioni ai beneficiari rappresenta la prima, importante tappa di una battaglia condotta da Forza Italia e dal suo presidente Berlusconi, per innalzare le pensioni minime a 1000 euro entro la fine della legislatura. Continueremo a dare il nostro decisivo contributo al Governo per mantenere gli impegni a tutela dei nostri cittadini”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI SUGLI ASSEGNI IN PAGAMENTO
In un articolo pubblicato sul sito di Itinerari Previdenziali, Mara Guarino ricorda che “all’1 gennaio 2022 risultavano in pagamento presso l’Inps ben 399.686 prestazioni pensionistiche – comprese quelle ex Inpdap relative ai dipendenti pubblici – liquidate da 41 anni o più, e quindi erogate a persone andate in pensione nel 1980, o anche prima. Nel dettaglio, si tratta di 353.779 prestazioni del settore privato, fruite da lavoratori dipendenti o autonomi (artigiani, commercianti e agricoli), di cui 288.563 donne (l’81,6%) e 65.216 (il 18,4%) uomini, e di 45.907 pensione fruite da dipendenti pubblici, di cui 31.858 (il 69,4%) donne e 14.049 (il 30,6%) uomini, rappresentative dell’1,5% del totale delle pensioni Ivs della gestione Inps-settore pubblico”.
L’APPUNTO DI BRAMBILLA
Si tratta di cifre “destinate a far riflettere su una delle principali criticità del nostro sistema, vale a dire l’elevato numero di ‘deroghe’ concesse nel tempo all’età legale di pensionamento”. In tal senso il Presidente di Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla ricorda che “se con la riforma Monti-Fornero si è poi passati a un’eccessiva rigidità, è altrettanto vero che tra il 1965 e il 1990 si è persa la correlazione tra contributi e prestazioni, adottando requisiti di eccessivo favore” e “affinché il sistema resti in equilibrio, è essenziale un giusto rapporto tra periodi di vita lavorativa (e dunque anche di contribuzione) e durata del trattamento pensionistico, così da evitare decorrenze eccessive che penalizzino tutti quei lavoratori che accedono al pensionamento a età regolari e, ancora di più, le giovani generazioni”.
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