LE PAROLE DI DE PALO
Secondo Gianlugi De Palo, “è tempo di cambiare il modo di narrare la famiglia: nel mondo cattolico abbiamo raccontato male la famiglia. Per tanti anni l’abbiamo descritta in modo angosciante, triste, noioso, ammuffito, grigio, come un peso da portare per tutta la vita. Ma poi chi vive in famiglia sa che non è tutto così e che c’è una bellezza che dobbiamo tornare a testimoniare”. Come riporta l’agenzia d’informazione Sir, il Presidente della Fondazione per la natalità e del Forum nazionale delle associazioni familiari ha chiesto “un ‘salto di qualità’ per far uscire dalle associazioni e dalle parrocchie ‘il tema della famiglia e soprattutto quello della natalità, creando una rete dove coinvolgere mondo politico, sociale, sindacale, imprenditoriale e anche sportivo, chiedendo anche a sportivi di chiara fama, di raccontare la bellezza della famiglia e dei figli. Il crollo della natalità porta con sé quello del welfare, del lavoro, delle pensioni, del Pil, delle scuole, della sanità e anche del mercato immobiliare. La natalità non è affare esclusivo delle famiglie cattoliche ma di tutta la società”.
RIFORMA PENSIONI, IL GOVERNO PENSA AL PIANO GIOVANI
Stando a quanto riporta Teleborsa, “con grande probabilità per la riforma delle pensioni bisognerà aspettare: il nodo da sciogliere – come sempre- è quello legato alle risorse che scarseggiano, per questo con grande probabilità ci si concentrerà in particolare sulle uscite anticipate confermando Quota 103 almeno per un altro anno in attesa di dare una soluzione strutturale al dossier nel 2025”. Probabilmente nell’incontro del 26 giugno tra Governo e sindacati l’Esecutivo cercherà di focalizzare l’attenzione “sui giovani dell’era ‘contributiva’- con carriere discontinue – ai quali deve essere garantita una copertura pensionistica tollerabile: e proprio in quest’ottica si sta pensando e lavorando ad un vero e proprio piano giovani il cui perimetro è tracciato da forme di garanzia e misure ad hoc come ad esempio il riscatto ultra agevolato della laurea ma anche incentivi e sconti fiscali per assicurare un più rapido accesso alle forme di previdenza complementare”.
LA QUATTORDICESIMA IN ARRIVO A LUGLIO
Come ricorda L’Avanti, a luglio verrà erogata la quattordicesima, riservata a quei pensionati con redditi fino “a 1,5 volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti, fino al 2016, e fino a due volte il trattamento minimo annuo del fondo lavoratori dipendenti dal 2017. L’importo varia a seconda degli anni di contribuzione e del reddito complessivo del pensionato. Si va da un minimo di 336 euro fino a un massimo di 655 euro”. Va anche evidenziato che “hanno diritto alla quattordicesima anche le vedove titolari di pensione di reversibilità, purché possano vantare determinate condizioni anagrafiche e di reddito e cioè: aver compiuto 64 anni entro il 31 luglio; dichiarare redditi non superiori a due volte il trattamento minimo Inps”. La quattordicesima viene pagata “assieme alla rata pensionistica di luglio per coloro che perfezionano tali requisiti entro il 31 luglio dell’anno di riferimento. Per chi invece comincia a godere del requisito anagrafico dal 1° agosto in poi, la corresponsione sarà effettuata sulla rata di dicembre dell’anno di cui si tratta”.
RIFORMA PENSIONI, I DATI DELLA COVIP
In un articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera viene ricordato che, in base ai dati della Relazione annuale della Covip, “alla fine del 2022, i fondi pensione in Italia sono 332: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (PIP) e 191 fondi pensione preesistenti. Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione. Oltre venti anni fa, nel 1999, le forme erano 739, oltre il doppio rispetto al numero attuale”. Andando a guardare, invece, ai rendimenti, negli ultimi tre anni quelli dei fondi pensione “sono lievemente negativi mentre il Tfr si è rivalutato in media del 4,3% annuo, un valore comunque inferiore all’inflazione (4,9%)”.
IL RAFFRONTO TRA FONDI E TFR
Una conferma che “nei periodi di crisi finanziaria” il Tfr ha “caratteristiche di protezione del risparmio superiori a quelle di dei fondi. L’effetto è particolarmente evidente sul breve termine, ma si proietta anche sulle scadenze più prolungate”. Se, però, “si considera un periodo ancora più lungo e si guarda agli ultimi 20 anni i fondi negoziali registrano un +2,9% netto annuo e i fondi aperti un +2,7% netto annuo in media mentre il Tfr registra una rivalutazione media annua del 2,5% a fronte di un’inflazione media annua dell’1,9%. Secondo gli analisti si tratta di un dato di rilievo perché è sul lungo e sul lunghissimo termine, quindi i 20 e i 30 anni, che si devono fare i confronti del rendimento delle diverse forme di accantonamento previdenziale“. Al momento, quindi, i fondi sono in leggero vantaggio rispetto al Tfr.
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