IL RICORSO AI PENSIONATI NEL MONDO DEL LAVORO
In un articolo pubblicato su Italia Oggi viene ricordato che “la società è a corto di giovani lavoratori, molte posizioni rimangono scoperte, le aziende non riescono a crescere. Che fare? Arriva la rivalutazione degli over50 e poi su fino ai pensionati”. In particolare, “nel pubblico a ricorrere agli anziani è il Veneto, che così spera di tappare le falle nella sanità. Una delibera regionale consente di ‘conferire incarichi di lavoro autonomo al personale medico in quiescenza al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza’. Ne mancano 4mila. Perciò si è deciso di ricorrere ai pensionati. Spiega Giusi Bonavita, direttore generale dell’Asl di Vicenza: ‘Ci sono figure carismatiche che non hanno voglia di andare in pensione e per noi sono una risorsa. Ricevo più richieste da parte di camici bianchi desiderosi di stare in reparto almeno fino a 70 anni e di over 70 che non vogliono andare via piuttosto che domande di quiescenza anticipata. Abbiamo sottoscritto contratti libero professionali anche con medici di famiglia pensionati’”.
LA PROMESSA DELLA PREMIER MELONI SU PENSIONI E FISCO
Nel giorno in cui la Premier Giorgia Meloni presenzia al Consiglio Europeo straordinario – con presente anche il leader ucraino Zelensky – nell’intervista al “Sole 24 ore” la Presidente del Consiglio annuncia una prossima legge delega sul fisco che possa anticipare alcuni contenuti della riforma pensioni 2023. «Occorre rivoluzionare il rapporto tra fisco e contribuente, e fare in modo che l’evasione si combatta prima ancora che si realizzi», sottolinea la leader FdI al direttore del “Sole” Fabio Tamburini.
Meloni annuncia una «legge delega che toccherà tutti i settori della fiscalità», e che metterà al centro «anche i dipendenti e i pensionati, con misure ad hoc». Allo stesso tempo, vi è l’impegno alla messa in sicurezza del debito pubblico «aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote»; ci sarà poi ulteriore taglio al cuneo fiscale e infine «sostituire il reddito di cittadinanza con misure concrete». Dopo la messa a terra dei cardini di questa legge delega sul fisco ecco che ogni probabilità saranno anche più chiare le linee di indirizzo del Governo su risorse e disponibilità per una riforma pensioni ad ampio respiro. (agg. di Niccolò Magnani)
GLI EMENDAMENTI AL MILLEPROROGHE
Prosegue l’iter parlamentare del Decreto milleproroghe, che contiene anche alcuni emendamenti riguardanti il tema pensioni. Come spiega Il Corriere della Sera, infatti, è passato quello presentato da Fratelli d’Italia “che consente ai medici di medicina generale e ai pediatri di andare in pensione a 72 anni anziché a 70”, ma è invece saltata “questa facoltà per i medici ospedalieri”. Dunque, non per tutti i medici sarebbe possibile restare più tempo al lavoro ritardando l’ingresso in quiescenza. Il quotidiano milanese spiega anche che “è stato approvato un emendamento di Azione-Iv per prorogare al 2026 la possibilità per le aziende di fare accordi sui prepensionamenti (fino a 7 anni di anticipo) col pagamento dell’assegno a carico delle stesse aziende”. Dunque, se da un lato si concede ad alcune aziende di “incentivare” il pensionamento dei propri dipendenti, dall’altro, in alcuni casi specifici, si consente loro di trovare un accordo col lavoratore per trattenerlo in servizio.
IL DIVIETO DI CUMULO PER I GIORNALISTI
Come riporta Il Sole 24 Ore, “il divieto di cumulo tra prepensionamento e reddito dovrebbe continuare a riguardare solo l’attività lavorativa svolta dai giornalisti con l’ex datore di lavoro (o altra azienda dello stesso gruppo) che ha utilizzato la procedura per far accedere i dipendenti al trattamento di vecchiaia anticipata. Prossimamente Inps dovrebbe ufficializzare questa posizione con un messaggio, a integrazione di quanto affermato nella circolare 10/2023. Quest’ultimo documento, dopo aver richiamato il Dlgs 69/2017, che ha aggiornato le norme sui prepensionamenti, e il decreto interministeriale attuativo 100495/2017, afferma che il prepensionamento è incompatibile con l’attività lavorativa, subordinata e autonoma, prestata in Italia e all’estero e che ‘nel caso in cui il titolare di tale trattamento pensionistico inizi un’attività lavorativa, subordinata o autonoma, il trattamento pensionistico è revocato dal momento dell’inizio dell’attività lavorativa’. Ciò ha fatto sorgere dubbi sulla portata del divieto, ipotizzando che potesse essere esteso a qualunque attività”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MAGGI
Intervistato da Solidarietà Veneto, il Presidente di Assofondipensione Giovanni Maggi spiega che nell’ambito del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni “l’ideale è che si riesca a costruire una proposta condivisa sul rilancio della previdenza integrativa, e che si orienti in una duplice direttrice: incentivare l’iscrizione ai fondi pensione, rimodulando al contempo la tassazione sui rendimenti finanziari. Sul primo punto, riteniamo che la previdenza complementare negoziale abbia raggiunto, negli anni, un discreto successo in termini di adesioni ma reputiamo, altresì, insufficiente il tasso di partecipazione complessivo ai fondi pensione, che si ferma a livello nazionale a poco più del 30%”.
LE PROPOSTE DI ASSOFONDIPENSIONE
Da tempo Assofondipensione “lavora per sensibilizzare i Ministeri competenti rispetto all’ipotesi di un nuovo semestre di ‘silenzio/assenso’ che, nel lontano 2007, portò ad un incremento dell’80% delle iscrizioni. Si ritiene altrettanto fondamentale, poi, l’avvio di una campagna governativa di sensibilizzazione sull’importanza della previdenza integrativa tra aziende e lavoratori”. “Accanto a questi temi, l’Associazione è compatta nel ritenere che sia da rivedere la tassazione sui rendimenti maturati dagli iscritti ai fondi pensione (12,5% sui Titoli di Stato; 20% sugli altri titoli), tenuto conto della valenza di questo risparmio, volto a costruire una pensione più congrua a tutti i lavoratori, soprattutto quelli più giovani. Auspichiamo in un azzeramento o ad un ribasso di tali aliquote”.
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