LA LETTERA DI ARMILIATO (CODS)
Orietta Armiliato, a nome del Comitato Opzione donna social, ha scritto una lettera aperta al Governo, in cui rileva “la tua miopia, la tua inadeguatezza, la tua mancanza di sensibilità e di attenzione ai bisogni delle Donne. Non riformulando la misura dell’Opzione donna ossia non riportandola ai sui requisiti d’origine, non solo hai tradito le aspettative che avevi largamente diffuso e sostenuto al solo evidente fine propagandistico, ma, compiendo la scelta di non ascoltare i legittimi bisogni delle lavoratrici, hai negato loro l’unica possibile via di pensionamento, l’unica esistente nel nostro ordinamento previdenziale per loro accessibile, negando quella serenità necessaria a poter affrontare la stagione più fragile della loro esistenza”. L’amministratrice del Cods scrive anche “vorremmo avere almeno ‘la grazia’ di poter comprendere cosa ha mosso la vostra decisione di elidere dall’alto dei vostri scranni un provvedimento su questa materia”.
IL MESSAGGIO DI SFIDA DELLA UIL AL GOVERNO SUL TEMA PENSIONI
Sulla riforma pensioni e sui tagli da adottare nei prossimi anni permane la sfida-critica lanciata da Uil e Cgil nei primi scioperi già avviati da novembre: ulteriore conferma arriva oggi dal consiglio regionale della Uil pensionati dell’Umbria, dove è intervenuto il segretario generale nazionale Uil pensionati Carmelo Barbagallo.
«Fino quando non risponderanno alle nostre richieste ci sarà la mobilitazione in tutti i modi possibili. Non ci sono spallate», spiega l’ex leader nazionale Uil prima di Bombardieri, aggiungendo che davanti al Governo Meloni in carica 5 anni «Noi faremo cinque anni di tentativi per avere risposte sulla nostra piattaforma unitaria». Le risposte dell’esecutivo sulla pensioni non convincono la Uil e perciò restano indetti scioperi e mobilitazioni in attesa di modifiche sul piano previdenziale nazionale: « pensionati hanno bisogno di recuperare il potere di acquisto – ha sottolineato Barbagallo – e questo si può fare non solo adeguando le pensioni, perché non è un aumento ma solo un parziale recupero dell’inflazione dell’anno precedente». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI DURIGON
Claudio Durigon, intervistato dalla Stampa, spiega che il Governo sta cercando una soluzione relativa all’articolo 33 della Legge di bilancio. “Metteremo mano a questa norma che oggettivamente penalizzerebbe non solo il comparto sanitario ma molti dipendenti della Pubblica amministrazione. Ci rendiamo conto che non è il momento”, evidenzia il sottosegretario al Lavoro, che aggiunge che “la Ragioneria spingeva da tempo per introdurre questa norma, e ha una sua valenza di equità”. Per uscire dall’impasse, “l’ipotesi è di fare salvi i diritti di chi va in pensione coi requisiti di vecchiaia a 67 anni, per gli altri sono possibili due strade: o un décalage delle penalizzazioni a partire dal 2024, o il rinvio secco dell’entrata in vigore della norma per tutto il triennio”. Bisognerà aspettare la presentazione del maxiemendamento in aula al Senato per capire quale sarà la soluzione scelta dal Governo, tenendo anche conto che bisognerà trovare delle coperture finanziarie.
L’ALTA SPESA PER LE PENSIONI
L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre spiega che “tra pensioni, stipendi, consumi intermedi, sanità, assistenza, etc., ogni anno il nostro Paese registra una spesa pubblica superiore di oltre cinque volte il Pnrr”. Il punto è che “nel 2023 le uscite dello Stato supereranno, in termini assoluti, i mille miliardi di euro, ma, a differenza del Pnrr – che tra il 2021 e la metà del 2026 ci permetterà di investire poco più di 194 miliardi – non c’è la stessa attenzione della politica e dell’opinione pubblica su come vengono spese queste risorse pubbliche”. In particolare, “tra il 2022 e il 2024, in termini assoluti, la spesa pubblica italiana si attesta stabilmente poco sopra i mille miliardi di euro. La componente più importante è quella di parte corrente (costituita dal pagamento delle pensioni, delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, dalla sanità, etc.), che incide, al netto degli interessi sul debito, attorno al 90 per cento circa della spesa totale. La voce più onerosa è riconducibile alle pensioni che ci ‘costano’ 317,5 miliardi di euro”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ROMANO
Felice Romano, Segretario generale del primo sindacato del Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, il Siulp, spiega che il suo sindacato “si riconosce totalmente nella posizione espressa nella manifestazione di sabato scorso dal Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra relativamente alla necessità che l’esecutivo riveda la legge di stabilità in merito alla rivalutazione delle pensioni e abroghi l’art. 33 dell’emanando testo al vaglio del Parlamento. Giacché non è possibile continuare ad ignorare le aspettative dei pensionati che, nel rispetto delle regole fissate dal decisore politico hanno versato sino al 50% del proprio stipendio con regole che dovevano garantire il potere d’acquisto e che oggi, ancora una volta vengono disattese”. ”
GLI EFFETTI DELL’ARTICOLO 33
Per le donne e gli uomini in uniforme questo taglio sulla percentuale di rivalutazione per la tutela del potere di acquisto, è ancora più penalizzante e corre il rischio di annullare anche tutti gli sforzi che il governo ha fatto per reperire i fondi per il rinnovo contrattuale e riconoscere la specificità del nostro comparto. Un comparto che proprio sul versante pensionistico, risulta ancora più penalizzato atteso i requisiti richiesti per continuare l’attività lavorativa”, aggiunge Romano, che evidenzia come, “nel fare appello al Governo affinché riveda l’articolo 33, siamo stati e saremo insieme alla Cisl in tutte le iniziative che intraprenderà per ripristinare la tutela delle pensioni e affermare un atto di giustizia sociale non più rinviabile”.
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