Il governo Meloni ha deciso di mettere le mani sulla riforma pensioni 2023, ma a giudicare da quello che è appena accaduto in Francia, potrebbe anche non essere ancora il momento adatto. Infatti se l’obiettivo del Governo è quello di giungere ad una quota 41 secca, così come ha più volte annunciato sia l’attuale ministro Calderone, che il premier Giorgia Meloni. Ma i sindacati hanno fatto sapere di voler tornare a parlare con il MEF e palazzo Chigi per discutere di una exit a 62 anni. Non è detto infatti che quota 41 senza il limite di età possa garantire tutto questo. E soprattutto chi è che potrà realmente beneficiarne?



Riforma pensioni 2023: i sindacati non ci stanno e vogliono la exit a 62 anni

Secondo Maurizio Landini la legge di bilancio votata a dicembre 2022 “è stata deludente, ha dimenticato anche gli impegni elettorali, ha peggiorato la situazione per le donne e per il lavoratore precoci. Sono stati sottratti 3,5 miliardi con la mancata rivalutazione. Le scelte fatte gettano un’ombra sul confronto“.



E che la legge di bilancio potesse essere migliore non c’è ombra di dubbio, ma come ha sottolineato anche l’ex ministro del lavoro Elsa Fornero, autrice firmataria della famosa legge, non c’era proprio la possibilità di trovare la copertura. Ma anche per Landini il bisogno di ridurre il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati è una necessità. Lo si può fare chiedendo un “contributo straordinario di solidarietà alle imprese che questo periodo hanno registrato extraprofitti“, aggiunge Landini.

Anche qui però: quanto potrebbe rendere? Questo non è dato saperlo. Ma prendendo ad esempio quello che è accaduto in Francia in questi giorni, perché non temere che tutto ciò possa accadere anche in Italia?



Riforma pensioni 2023: in Francia i cittadini pronti a chiedere il referendum

La crisi economica infatti costringe i governi a praticare delle riforme, come quelle sulle pensioni che non siano assolutamente a tutela di tutta la classe dei lavoratori. E così il segretario nazionale del Partito comunista francese Fabien Roussel ha esortato un milione di francesi a protestare Il 19 gennaio contro la riforma pensioni praticata dal governo Macron.

Addirittura, la riforma delle pensioni è così contestata che il segretario nazionale del Partito comunista ha proposto di sottoporre la riforma al referendum e non tanto al voto parlamentare. Anche la Francia chiede un dibattito sulla riforma progressiva delle pensioni, poiché il popolo deve essere coinvolto su ciò che lo riguarda da vicino e soprattutto che su ciò che concerne una politica di medio lungo termine, come quella della riforma del sistema previdenziale. Il piano del governo infatti mira ad innalzare di due anni l’età destinata alla exit: i francesi comunque se la passerebbero meglio di noi perché andrebbero in pensione a 64 anni. Eppure non ci stanno e sono pronti a fare di nuovo la rivoluzione.