LE PAROLE DI CALDERONE
Come riporta Askanews, Marina Calderone, intervenendo alle celebrazioni per i 125 anni dell’Inps, ha toccato anche il tema della riforma delle pensioni. “Consapevoli di un’economia in continua evoluzione siamo al lavoro per disegnare percorsi previdenziali stabili, che permettano a ciascuno di progettare il proprio futuro pensionistico”, ha detto la ministra del Lavoro, evidenziando che “al centro di tutto resta il diritto-dovere al lavoro, che la Costituzione mette tra i principi fondamentali della Repubblica, perché è inclusione e condizione necessaria per costruire una storia previdenziale solida”.Calderone ha aggiunto che “abbiamo davanti l’urgenza di guardare a come il sistema di welfare debba essere adeguato per poter rispondere alle sfide che la società e il mondo del lavoro stanno affrontando oggi e a quelle che percepiamo come imminenti. In primis quella demografica, per l’impatto della denatalità e l’invecchiamento della popolazione sulla tenuta dei sistemi già in essere e sulla progettazione di quelli futuri”.
LE PAROLE DI LANDINI
Come riporta il sito della Nuova Sardegna, Maurizio Landini è tornato a criticare il Governo, anche per come sta gestendo il confronto riguardante la riforma delle pensioni. “Tutti i tavoli di confronto che attualmente ci sono con il governo sono tavoli finti in cui semplicemente l’esecutivo pensa di ascoltare e poi decidere in solitudine: ma così va a sbattere”, ha detto il Segretario generale della Cgil, che ha elencato alcuni dei temi su cui il confronto non c’è stato o non porta da nessuna parte: superbonus, incentivi, pensioni, fisco. Par Landini, la situazione “deve cambiare perché noi non siamo disponibili ad accettare che questa cosa vada avanti in questo modo”. Intanto, come riporta Ansa, alla base navale di La Spezia si sono tenute le assemblee sindacali del personale della Marina Militare. Walter Gianardi, Segretario generale del Sindacato italiano militari Marina, che ha organizzato gli incontri, ha spiegato che in sede di rinnovo contrattuale, la prima richiesta sarà la “riforma del sistema previdenziale che renda sostenibile la vita del personale che andrà in pensione con il sistema contributivo”.
LE PAROLE DI GIACALONE
Davide Giacalone, in un articolo pubblicato su La Ragione, ricorda che tra gli effetti del superbonus 110% c’è anche quello di aver fornito un’importante spinta all’inflazione, alla quale è collegata un’ingiustizia relativa alle pensioni. Infatti, c’è stata sì la rivalutazione degli assegni, ma tale adeguamento “non compensa l’intera inflazione, ma ne recupera una parte. Serve a non perdere ‘troppo’ potere d’acquisto, al tempo stesso cercando di non alimentare l’inflazione che si prova a contrastare”. Inoltre, “gli adeguamenti vanno da un massimo del 7,3% a un minimo del 2,3%, a seconda dell’ammontare lordo della pensione stessa. Solo che distinguere secondo gli importi crea una potente ingiustizia: c’è chi ha una pensione ‘bassa’, in realtà molto più alta di quel che consentirebbero i contributi versati (sempre che siano stati versati), e c’è chi ne ha una ‘alta’, ma finanziata dai contributi, quindi dal risparmio forzoso fatto in una vita di lavoro. Risultato: chi ha rispettato gli obblighi contributivi si vede violato il patto che lo Stato gli impose, mentre chi non ha versato si ritrova avvantaggiato”.
L’ANALISI DI CAMILLERI
In un articolo pubblicato sul sito di Itinerari Previdenziali, Michaela Camilleri si chiede se sia giusto, come è stato fatto dopo la diffusione dei dati Covip relativi al 2022, “valutare l’andamento del fondo pensione (e di conseguenza la convenienza di aderirvi) dal risultato di un singolo anno? La risposta è senza dubbio no. Posto che il rendimento finanziario non è l’unico aspetto da considerare nella scelta di conferire o meno il proprio Tfr al fondo pensione, occorre valutare i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale. Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti, al 2,9% per i PIP di ramo III e al 2% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari al 2,4% annuo. Dunque, in una prospettiva di lungo periodo i risultati dei fondi pensione si confermano in linea con uno dei più importanti rendimenti obiettivo (oltre a inflazione e media quinquennale del Pil)”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FERRARI (CGIL)
Il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni non sembra aver finora portato a risultati tangibili e per Christian Ferrari, “il giudizio sul confronto aperto nelle ultime settimane sul capitolo previdenza è radicalmente negativo. Si sta rilevando un generico tavolo di ascolto, privo di carattere negoziale, con tempistiche assolutamente incerte”. “Altro che superamento della legge Fornero. Da quel tavolo non è arrivata nessuna risposta, nemmeno sul ripristino dei requisiti di Opzione donna in vigore fino allo scorso dicembre”, aggiunge il Segretario confederale della Cgil, secondo cui un intervento correttivo su Opzione donna “avrebbe rappresentato una prima risposta anche utile per dare credibilità al confronto sulla previdenza”.
IL GIUDIZIO SULL’OPERATO DEL GOVERNO
Come riporta collettiva.it, secondo il sindacalista, “c’è davvero da dubitare sulla reale intenzione di un esecutivo che sembra molto lontano da intervenire su quello che servirebbe: una vera riforma del nostro impianto previdenziale, attraverso l’uscita flessibile a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e povere, il riconoscimento del lavoro di cura e della differenza di genere, l’uscita con 41 anni di contributi senza limiti di età e una maggiore tutela del potere di acquisto dei redditi da pensione”. Senza dimenticare che in questi giorni si sta parlando di aumento delle pensioni quando in realtà c’è stato un blocco parziale delle rivalutazioni.
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