I CONTI VERSO LA MANOVRA

Tra circa un mese bisognerà mettere a punto la Nadef e successivamente la Legge di bilancio. Repubblica evidenzia che nella manovra “qualcosa bisognerà fare per i pensionati, a cui si è promesso il superamento della Fornero: non si materializzerà neppure con la prossima manovra; un mini scivolo, però, può costare fino a circa 800 milioni”. Intanto, dopo l’incontro tra Governo e opposizione sul salario minimo, in una nota la Lega ha ribadito “la propria determinazione ad aumentare occupazione, stipendi e pensioni valorizzando l’Italia dei SÌ rappresentata dai tanti cantieri sbloccati e dalle opere ambiziose come il Ponte sullo Stretto che – da solo – garantirà almeno 100mila posti di lavoro tra Calabria e Sicilia eppure non piace al centrosinistra. Spiace constatare la posizione ideologica dell’opposizione, che parla di salario minimo e di reddito di cittadinanza per spirito di contestazione e fingendo di ignorare – per esempio – le troppe storture del sussidio”.



PENSIONI DAI 71 ANNI: LA MEDIA IN ITALIA IN FUTURO SENZA UNA ADEGUATA RIFORMA

I dati emersi nel recente studio Eures del Consiglio Nazionale dei Giovani avevano già lanciato il segnale d’allarme per una situazione previdenziale in Italia preoccupante per il prossimo futuro, senza una adeguata riforma pensioni al più presto: il TgLa7 nel suo focus ha messo in evidenza il rapporto piuttosto disequilibrato tra l’Italia e gli altri Paesi dell’area Osce.



In sostanza, in Italia si andrà in pensione più tardi degli altri Paesi Ue: solo la Danimarca con 74 anni supererà nel prossimo medio-periodo il nostro Paese, con 71 anni di uscita dal mondo del lavoro per i lavoratori di oggi: Olanda a 69, Portogallo e Finlandia 68, Belgio e Bergamini 67, Grecia e Francia 66 e il resto della media Ue che a livello generale si ferma a 65,9%, quasi sei anni in meno della situazione italiana. «La progressiva “sostituzione” del lavoro stabile con quello sempre più precario e una discontinuità lavorativa, accompagnata da una bassa retribuzione e da mancanze di tutele sociali, sono solo alcune delle cause principali della trasformazione ad impatto sociale», si legge nei risultati della ricerca Eures su dati Ocse, aggiungendo come sia da considerare anche il fattore demografico, «che renderà il sistema pensionistico nazione sempre meno sostenibile». (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI BOMBARDIERI

Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Pierpaolo Bombardieri evidenzia che “nel nostro Paese esiste una questione salariale poiché i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sono stati erosi da quasi due anni di inflazione. Il Governo può fare molto sia come datore di lavoro del pubblico impiego, favorendo il rinnovo di quei contratti, sia come costruttore di politiche economiche espansive, riducendo le tasse su lavoro e pensioni. Qualcosa è stato fatto per la riduzione del cuneo fiscale, ma bisogna proseguire su questa strada riducendo sempre più la forbice tra il lordo e il netto in busta paga e rendendo strutturale il provvedimento. In più, anche per favorire la produttività, il Governo dovrebbe detassare gli aumenti contrattuali di primo e di secondo livello. Aumenterebbero i consumi e l’intera economia del Paese ne trarrebbe enorme beneficio”. Il Segretario generale della Uil chiede poi che il gettito della tassa sugli extraprofitti bancari vada “a ridurre le tasse a lavoratori e pensionati”.

LA PRECISAZIONE SUGLI IMPORTI DEI SIMULATORI DI PENSIONE

Tramite le risposte fornite a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro alle domande poste all’Esperto pensioni dai lettori del sito di Repubblica viene ricordato che i risultati forniti dai simulatori sull’importo delle future pensioni, compreso quello fornito dal portale dell’Inps, “sono intesi per tutte le quote al lordo del prelievo fiscale, sia per le quote retributive che per quella contributiva. Il montante è stato adeguato in via previsionale, mentre i coefficienti di trasformazione sono già stati consolidati per il biennio 2023-2024”. Inoltre, viene ricordato che “lo status di insegnanti di scuola di infanzia non rientra nelle condizioni di lavoratori addetti a mansioni usuranti ai sensi del Dlgs. 67/2011. In riferimento ai lavoratori precoci, tale lavorazione rientra nell’elenco della L. 205/2017 (Insegnanti della scuola dell’infanzia e educatori degli asili Nido) per accedere all’anticipo pensionistico a 41 anni di contributi riservati a coloro che hanno almeno 12 mesi di contribuzione da lavoro prima dei 19 anni di età”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI CAVALLARO

Come riporta corrieredellacalabria.com, secondo il Segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro, in Italia “serve più lavoro di qualità ed una riforma complessiva del sistema previdenziale che dia dignità a chi ha lavorato una vita e renda meno fosco il futuro delle nuove generazioni. Il quadro normativo attuale, in tale prospettiva, si mostra inadeguato e ingiustamente punitivo: la tenuta del sistema infatti implica un blocco del ricambio generazionale. Parlare di uscite anticipate e pensioni integrative è importante ma sono solo palliativi. Il vero problema è l’importo dell’assegno che verrà corrisposto ai pensionati futuri, integralmente disciplinati dal sistema contributivo, che subiranno uno svantaggio durissimo rispetto alle generazioni precedenti”.

LE SOLUZIONI CHE GUARDINO ANCHE AI GIOVANI

Cavallaro, ospite di Radio Onda Verde, evidenzia che “per noi l’obiettivo resta quello di condividere e definire interventi e soluzioni che portino ad una riforma strutturale del sistema pensionistico che, tuttavia, non potrà prescindere dall’incremento dell’occupazione e dei livelli retributivi, dalla riduzione dei fenomeni di evasione ed elusione contributiva e da una corretta separazione tra previdenza e assistenza. Ci ritroviamo da una parte i lavoratori che hanno paura di andare in pensione per il taglio all’assegno previsto dal sistema contributivo e dall’altra i giovani che, di conseguenza entrano sempre più tardi e ad intermittenza nel mondo del lavoro. Giovani che secondo le ultime proiezioni, infatti, potrebbero andare in pensione a 74 anni, oltretutto con assegni bassissimi”.

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