Anche se la riforma pensioni 2023 è ormai in stallo dopo che il governo non è riuscito a a trovare le coperture, al punto che ha dovuto tagliare anche le concessioni sui bonus edilizi con il decreto ministeriale del 16 febbraio scorso. Ma per quanto riguarda la concessione dei crediti , il governo ha dovuto necessariamente pensare ad una normativa che riaprisse la possibilità di sbloccare i crediti incagliati e gestire, a livello normativo, anche gli altri miliardi di crediti rimasti in attesa di acquisizione (per un totale di 110, n.d.r.).



Riforma pensioni 2023: profumo di crescita e ottimismo in aumento

Se questo è stato possibile, sicuramente è per le prospettive di crescita che per il 2023 erano sicuramente positive, anche se di poco superiore allo zero. Ma quello che ha aiutato il governo a prendere coraggio è stata una crescita comunque superiore alle aspettative: un aumento dello 0,9% rispetto a quanto preventivato nel novembre 2023 con una crescita dello 0,6%.



E quindi, in prospettiva di questa crescita futura, si ipotizza che la riforma pensioni 2023 possa addirittura essere annunciata durante la presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), anche se sembra improbabile che possa essere inserito uno spunto programmatico (di tipo normativo). Infatti il ministro Marina Calderone ha appena approvato l’osservatorio per la riforma pensioni 2023 una task force che ha il compito di individuare tutte le criticità oltre che le necessità da inserire per la nuova legge strutturale sulle pensioni e per poter creare una prospettiva a lungo termine del nuovo sistema presidenziale.



Riforma pensioni 2023: approvato l’osservatorio speciale

Ma al momento resta probabile che per quest’anno Marina Calderone possa riconfermare quota 103 anche nella legge di bilancio 2024 . Quindi sia nella presentazione del documento di economia e finanza nel primo semestre 2023 , sia per la nota di aggiornamento del Def, prevista per il settembre 2023 potrebbero esserci semplicemente accenni per una riconferma di quota 103 anche per il gennaio 2024 in questo modo la riforma pensioni potrebbe essere spostata all’anno prossimo.

Quanto alle proposte da attuare è molto probabile che quota 41 universale possa essere ritoccata visto che, conti alla mano, costerebbe comunque 27 miliardi e Bruxelles ha messo dei paletti in merito alle spese previdenziali che è utile sostenere. Il belpaese in particolare dovrebbe ridurle anche perché il futuro, da questo punto di vista non promette di essere roseo: nel 2035 i pensionati supereranno i lavoratori e allora potrebbe esserci realmente il bisogno di una legge strutturale che guardi al futuro e, in particolare, dal 2050, quando cioè la spesa previdenziale in rapporto al Pil comincerà ad avere un costo giudicato da molti “eccessivo”.