RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI GIACALONE

In un articolo pubblicato su La Ragione, Davide Giacalone evidenzia che “nel Paese con troppi pensionati troppo giovani e taluni giovanissimi, ci si ritrova con troppi giovani che avranno pensioni troppo basse e ottenute in ritardo rispetto a genitori e nonni”. In Italia, infatti, i giovani “sicuramente dovranno lavorare più a lungo dei loro familiari pensionati (una recente proiezione parla di quasi il 52% fino a 70 anni, con punte fino a 75), ma mica potranno farlo in eterno. Il tutto per avere trattamenti pensionistici medi all’incirca un quarto inferiori. Promettere loro condizioni migliori, ma a carico della spesa pubblica, significa considerare l’egoismo generazionale e la propensione boccalona una specie di tara genetica”.



IL PESO DELLA SPESA IMPRODUTTIVA

Secondo il giornalista, si dovrebbe semmai liberare progressivamente i giovani “(loro e i loro guadagni) dal fardello della spesa pubblica corrente improduttiva e dal finanziamento di pensioni che non avranno, in questo modo liberando uno spazio per la loro prudenza e previdenza personale. Avranno una vecchiaia meno incerta se sapranno risparmiare e accumulare. Le formule finanziarie sono diverse, non correttamente assemblate sotto la voce ‘pensioni private'”. La conclusione di Giacalone, pensando anche al dibattito sul salario minimo, è che “ragionare soltanto del presente non farà dei giovani dei salariati più pagati, ma dei lavoratori da tenere sotto sale, da conservare per pagare i conti salati loro lasciati. E non pochi se ne andranno, come già fanno”.



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