Dopo l’annuncio di una mini riforma introdotta nel decreto lavoro che passerà alle votazioni il giorno primo maggio, in occasione della festa dei lavoratori, il governo ha già annunciato che introdurrà degli elementi programmatici per approvare definitivamente e rendere strutturare Opzione Donna, proseguire il contratto di espansione e con ogni probabilità introdurre anche una bozza di riforma. Durigon un giorno fa ha annunciato che il governo presso varierà quota 41, proprio quella che si pensava avesse abbandonato visti i costi.



Riforma pensioni 2023: una quota 41 lacrime e sangue?

Ben 12 miliardi in tre anni che potrebbero lievitare a 27 miliardi. Ma non esiste una riforma pensioni 2023 a basso costo. Troppi sono stati decenni di assenza di una normativa in grado di soddisfare le richieste di tutte le categorie sociali.

E se per gli italiani La priorità era quella di superare la riforma Fornero, come ha più volte annunciato anche Matteo Salvini della Lega e altri esponenti della destra, se per molti l’età di 67 anni era eccessiva rispetto al reale energie fisiche per sostenere una carriera lavorativa, in molti dovranno ricredersi perché con quota 41, cioè con l’attuazione dell’annuncio di Durigon che era stato già precedentemente annunciato dal ministro Marina Calderone, probabilmente a restare ai loro posti saranno la quasi totalità di lavoratori italiani.



In questi ultimi decenni infatti la discontinuità contributiva dovuta alla perdita di lavoro, ai contratti a termine che sono la maggioranza, all’impossibilità in alcune regioni del paese di trovare effettivamente un lavoro anche sottopagato, alla costante presenza di lavoratori a nero, ha reso quasi impossibile il raggiungimento dei 41 anni di contributi, paletto introdotto dalla legge Fornero e riproposto con forza anche dal governo meloni. L’eliminazione dell’età anagrafica non costituisce un miglioramento della riforma Fornero, piuttosto un peggioramento della situazione contributiva di tutti i lavoratori italiani costretti a restare al lavoro in un’età anche superiore ai 70 anni.



Riforma pensioni 2023: il problema della discontinuità contributiva in relazione a quota 41

Anche se il problema interesserà la quasi totalità dei lavoratori di età compresa tra i 25 e i 40 anni, tra pochissimi anni non se la passeranno bene nemmeno gli over 50, in quanto molti di loro hanno registrato una discontinuità contributiva, soprattutto negli anni compresi tra il 2008 e il 2012 questo comporterà necessariamente che la lancetta della exit si sposterà avanti di 4 anni portando l’uscita anticipata del mondo del lavoro, per alcuni anche dopo i 70 anni.

Cosa farà dunque il governo per introdurre alcuni correttivi in riforma pensioni 2023? E soprattutto ha realmente interesse a farlo? La domanda non è banale visto che di occasioni il governo ne ha avute a bizzeffe negli ultimi anni: se avesse voluto realmente introdurre dei correttivi per superare la riforma Fornero nell’unico elemento dell’età anagrafica (che per tutti andava anticipata), così come ampiamente richiesto dai sindacati nelle varie trattative con il precedente Ministero guidato da Andrea Orlando, lo avrebbe già fatto. E invece all’interno del documento di Economia e Finanza presentato lo scorso aprile, il governo Meloni non ha minimamente accennato ad un correttivo come Ape sociale estesa e resa strutturale, per tutti quei lavoratori che rischiano di andare in pensione troppo tardi.

Riforma pensioni 2023, Landini: “Serve una vera riforma”

Il solo fatto di aver proposto quota 41 universale, eliminando di fatto il paletto dell’età anagrafica, significa potenziare la legge Fornero ed estenderla a tutti. Per i lavoratori italiani una vera e propria beffa Anche perché pochi mesi fa ha ricevuto addirittura il plauso dei sindacati.

Ma proprio in occasione del voto al decreto lavoro il 1 maggio, Landini, Segretario generale della Cgil, ha affermato in un’intervista a Repubblica.it che è necessaria “una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni”.