I DATI DELLA FONDAZIONE DI VITTORIO
Secondo la Fondazione Di Vittorio, nel 2043, la popolazione in età da lavoro sarà inferiore di 6,9 milioni di persone rispetto a quella attuale e salirà il numero degli anziani di 4,8 milioni. Il Presidente della Fondazione, Fulvio Fammoni, come riporta Repubblica parla di “un calo insostenibile, che se non contrastato con interventi immediati prospetterebbe un futuro di declino cui non ci si può rassegnare”. Secondo Tania Scacchetti, Segretaria confederale della Cgil, “i dati rendono chiaro ed evidente che per affrontare i temi del calo demografico, degli effetti dello stesso sul mercato del lavoro e sul sistema di protezione sociale e della immigrazione sarebbe necessario e utile uscire dalla logica della propaganda che addirittura propone la necessità di proteggere l’identità italica e attivare una serie di interventi e misure che hanno bisogno di tempo, investimenti e di un deciso cambio del modello di sviluppo di questo Paese, a partire dal ruolo e delle condizioni del lavoro”.
LE RICHIESTE DELLA CISL
In un tweet, Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, spiega che “l’ulteriore taglio del cuneo contributivo per i lavoratori è importante e raccoglie nostre rivendicazioni. Adesso occorre rafforzarlo, assicurare strutturalità, detassare le tredicesime, aumentare le pensioni per fronteggiare il carovita”. Restando in casa Cisl, il Segretario generale della Fnp Emilio Didonè, come riporta Ansa, evidenzia che “non si può accettare che a pagare il prezzo di un tasso d’inflazione tornato sopra l’8% siano sempre quelle pensionate e quei pensionati, già svantaggiati dalla mancata rivalutazione al 100% della propria pensione e poi anche esclusi dal taglio del cuneo fiscale previsto dal governo”. È anche per questo “che al governo, con le mobilitazioni unitarie di Cgil Cisl Uil previste a Bologna, Milano e Napoli, i pensionati chiederanno di intervenire con urgenza attraverso provvedimenti che prevedano una rivalutazione piena di tutte le pensioni per dare loro la possibilità di affrontare il carovita e di vivere una vita dignitosa”.
SINDACATI PENSIONATI MINACCIANO MOBILITAZIONE ANCHE SU RIFORMA PENSIONI
Dopo le invettive dei leader nazionali, scendono in campo contro il Governo per chiedere una accelerazione sulla riforma delle pensioni anche le segreterie nazionali di Spi Cgil, Fnp Csil, Uilp Uil, ovvero i sindacati dei pensionati. Riunite il 4 maggio scorso nella sede Uilp, i leader sindacali di categoria hanno valutato e discusso la mancanza del Governo nell’agenda di questi mesi di una nuova riforma pensioni.
«Metteremo in atto un percorso di mobilitazione unitario locale, territoriale e regionale, per rivendicare interventi concreti volti a salvaguardare i 16 milioni di pensionate e pensionati di questo Paese», spiegano in una nota i sindacati dei pensionati convocando una nuova Assemblea nazionale dei quadri per metà giugno a Roma. «Abbiamo una piattaforma unitaria nella quale abbiamo richieste e proposte ben precise su sanità, fisco, previdenza e non autosufficienza. Vogliamo essere ascoltati. È ora che i diritti delle pensionate e dei pensionati, come quello fondamentale alla salute, e i loro bisogni entrino nell’agenda di Governo e Parlamento», concludono le sigle dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA NUOVA FINESTRA PER IL CONTRATTO DI ESPANSIONE
Come spiega Il Sole 24 Ore, nel Decreto lavoro è prevista “una nuova finestra per consentire l’uscita con lo scivolo pensionistico dei contratti di espansione stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi”. Questa norma, aggiunge il quotidiano di Confindustria, “non introduce alcuna proroga, perché già oggi” il contratto di espansione “è finanziato fino al 2023. La novità riguarda la possibilità di dare piena attuazione ai piani di rilancio dei gruppi di imprese che occupano più di mille dipendenti. In altre parole, potranno utilizzare la disposizione (una volta entrata in vigore) solo le aziende che hanno già stipulato il contratto di espansione entro il 2022 al fine di consentire loro di rimodulare le date di prepensionamento originariamente previste”.
L’INDENNITÀ PER IL LAVORATORE COINVOLTO NEL PIANO DI ESODO
Di fatto, quindi, la norma “permette di rimodulare i percorsi di uscita nell’ambito di un accordo governativo che consente l’accesso allo scivolo pensionistico entro un arco temporale di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione” e “al lavoratore coinvolto dal piano di esodo il datore di lavoro riconoscerà per tutto il periodo e fino al raggiungimento della prima decorrenza utile del trattamento pensionistico un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’Inps. Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella prevista per la pensione anticipata, il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto”.
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