Il governo dice di avere “le idee abbastanza chiare” per elaborare una bozza relativa alla riforma pensioni 2023 che però potrebbe vedere la luce direttamente nel documento di economia e finanza per il 2024. Molto probabilmente dunque la legge strutturale sulle pensioni tanto invocata e annunciata dal governo Meloni, non potrà nemmeno essere inserita all’interno della Nadef di settembre, e quindi non potrà nemmeno essere esposta programmaticamente in legge di bilancio, ma potrà sicuramente essere annunciata a palazzo Chigi in occasione della presentazione del Def che, solitamente, ricade all’inizio del secondo trimestre dell’anno fiscale e quindi nel mese di aprile.



Riforma pensioni 2023: exit a 63 anni?

Come abbiamo detto il governo Meloni, ha dovuto rimandare la legge strutturale, sia per un fatto di incertezza politica che economica che non ha reso attuabile quota 41 universale, senza limiti di età anagrafica, che avrebbero potuto compromettere i bilanci dello Stato.
Ed è proprio su questo punto che il “governo dice di avere le idee molto chiare”, incassando però molte critiche: da una parte parla di una quota 41 sciolta dal paletto dell’età anagrafica, dall’altro lato invece propone un abbassamento dell’età pensionabile a 63 anni e in alcuni casi a 62 anni. Nel frattempo prosegue con una quota 103 bis, che è una riforma ponte in grado di attuare esattamente i propositi che spera di fare con un abbassamento dell’età pensionabile, qualora questo dovesse essere inserito nella legge strutturale.



Premesso che 41 anni di contributi sono difficili da ottenere a causa della discontinuità contributiva che caratterizza molte posizioni lavorative, soprattutto per quanto concerne i giovani, la domanda è: se si ha realmente l’intenzione di abbassare l’età anagrafica 63 o 62 anni, che bisogno c’era di proporre una quota 41 universale? Perché in effetti i reali beneficiare di quota 41 vale a dire coloro che l’avrebbero potuta utilizzare per andare in pensione anticipatamente senza un vincolo di età anagrafica sarebbero stati in pochi, sicuramente i pochissimi dipendenti pubblici che hanno ottenuto un posto di lavoro fisso e a tempo indeterminato entro i 23 anni di età.



Riforma pensioni 2023: nessuna legge pensioni funzionerà senza “salvagente previdenziale”

Ma per i giovani e per coloro che hanno subito gli effetti della crisi economica del 2008 non sarebbe bastata una quota 41 universale. Ed ecco che il governo ha cominciato ad accarezzare l’idea di inserire nuovamente un paletto anagrafico fissandolo a 62 o 63 anni. E allora perché non rendere strutturale quota 103?

Al momento però si avverte molto più il bisogno di inserire un ammortizzatore sociale, come trampolino per la exit pensionistica: il salvagente era infatti Ape sociale. Senza un cuscinetto si rischia infatti uno scontro frontale: se nel prossimo futuro dovesse presentarsi, così come è previsto che avvenga, una bomba socio-economica che rischia di far esplodere il sistema previdenziale italiano già dal 2035, anno in cui il numero dei pensionati supererà quello dei lavoratori. Ed è chiaro dunque che il governo non ha le idee esattamente chiare come annunciava all’inizio, governare è qualcosa di molto complesso, soprattutto in un periodo di inflazione crescente e incertezza economica.

Ma nemmeno una riforma ponte come quota 103 potrebbe durare in eterno: prima o poi verrebbero al pettine tutti i nodi causati da un sistema pressoché assente di gestione del sistema previdenziale.

Nemmeno si può pensare di trovare una soluzione come la pensione di cittadinanza, ma occorre rendere strutturale un contributo integrativo che vada a definire la soglia minima delle pensioni esattamente come aveva proposto l’ex leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.

E come si conciliano le due proposte, quella della exit a 63 anni e quota 41? Semplicemente sono una contraddizione in termini: se entrambe le soluzioni dovessero essere intraprese, vorrà dire che si lavorerà a una legge Fornero scontata di 4 anni, ma poche sono le probabilità che questo proposito possa essere portato a termine.