RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI BRAMBILLA

Sposando la causa della Cida, che chiede al Governo di evitare un nuovo blocco parziale delle indicizzazioni delle pensioni, Alberto Brambilla, come riporta Adnkronos, ricorda che “da ormai troppi anni stiamo assistendo a una deformazione del sistema previdenziale italiano che, progressivamente, trasferisce risorse dalle pensioni all’assistenza. E gli interventi sulla perequazione automatica, vale a dire il meccanismo che consente di adeguare le pensioni all’inflazione, ne sono una riprova: negli ultimi vent’anni si sono susseguiti svariati provvedimenti, spesso perfino in contraddizione tra loro, ma, in linea di massima, accumunati dal principio secondo il quale le pensioni di importo superiore tendono a subire un meccanismo sfavorevole”.



LA PENALIZZAZIONE PER ALCUNI PENSIONATI

Il Presidente di Itinerari previdenziali spiega che il risultato finale è “penalizzare proprio quella fascia di pensionati che, nel corso della propria vita attiva, ha dichiarato redditi pari o superiori a 35mila euro e versato contributi e imposte pari appunto a oltre il 60% dell’Irpef totale, oltre ai contributi sociali e alle imposte dirette. Tasse che, viceversa, i 6 milioni di beneficiari di pensioni fino a 2 volte il minimo sostanzialmente non pagano e che i percettori di prestazioni tra 2 e 4 volte il TM pagano in misura ridotta. Eppure, nonostante queste evidenze, la politica continua a pensare di ‘risparmiare’ attraverso la mancata indicizzazione delle pensioni di importo medio-alto, trovando invece sempre risorse per l’ampliamento delle prestazioni assistenziali”.



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