LE PAROLE DI GANGA

Secondo Ignazio Ganga, “è necessaria una grande campagna informativa pubblica e un nuovo periodo di silenzio-assenso per l’adesione alla previdenza complementare. La previdenza complementare è oramai pilastro fondamentale del sistema previdenziale e deve essere accessibile per tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani e in particolare per i giovani”. Il Segretario generale della Cisl spiega anche che il suo sindacato, “nella riunione con l’Osservatorio sulla spesa tenutati questa mattina presso il Ministero del lavoro ha inoltre ribadito al Ministero del lavoro la richiesta di ridurre la tassazione sui rendimenti e maggiori agevolazioni fiscali in caso di investimenti di economia reale e infrastrutture da parte dei fondi pensione. La Ministra del lavoro ha manifestato in varie occasioni un particolare interesse verso la previdenza complementare che la Cisl apprezza e auspica che tale disponibilità di concretizzi in misure di sostegno alla previdenza complementare fin dalla prossima Legge di bilancio”.



L’ANNUNCIO DI MELONI

Il Governo continua a lavorare alla messa a punto della Legge di bilancio e Giorgia Meloni annuncia che avrà “quattro priorità: sostenere i redditi bassi; le pensioni, mi piacerebbe dare un segnale sulle pensioni più basse; famiglia e natalità; sanità, che è una grande priorità per l’Italia”. Intanto, Marco Silvestroni, Senatore di Fratelli d’Italia e Presidente della federazione provinciale di Roma, come riporta Agi, spiega che “ci aspetta un anno che culminerà con le elezioni europee e la presidenza italiana del G7. Serve il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione. Siamo stati chiamati a cambiare l’Italia e lo stiamo facendo e lo faremo con determinazione e competenza. Abbiamo ottenuto i risultati che ci siamo prefissati, dall’aumento del lavoro e disoccupazione ai minimi, alla crescita economica più alta di Francia e Germania, alla fine dell’era delle ‘mancette’ con l’arrivo di aiuti concreti per i più deboli e l’aumento delle pensioni minime”.



LE PAROLE DI SBARRA

In un’intervista al Quotidiano Nazionale, Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, spiega che occorre “un nuovo patto di politica dei redditi per calmierare prezzi e tariffe, tutelare con la leva fiscale salari e pensioni, rinnovare subito i contratti pubblici e privati scaduti”. Dal suo punto di vista, “le misure una tantum non bastano. Abbiamo bisogno di provvedimenti che riducano Iva e accise su beni di prima necessità, come è stato fatto dal governo Draghi. Risposte che devono trovare solida sponda anche nella legge di Bilancio, dove va rafforzato e reso permanente il taglio del cuneo contributivo, insieme alla defiscalizzazione delle tredicesime, anche pensionistiche, con una logica progressiva e a scaglioni. Politica dei redditi significa anche restituzione del fiscal drag, azzeramento del prelievo sui frutti della contrattazione di secondo livello. E poi rilanciare la sanità pubblica, la scuola, le infrastrutture, insieme con una previdenza più flessibile, socialmente sostenibile e inclusiva”.



LE ASSUNZIONI CHIESTE DALLA CGIL

Cominciano oggi le assemblee dei lavoratori della sanità organizzate dalla Cgil ad Arezzo, nel corso delle quali, oltre alla preparazione per la manifestazione nazionale del 7 ottobre, verranno evidenziati, come riporta areezzonotizie.it, temi cari alla Funzione pubblica della Cgil, ovvero “un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turn-over, superi la precarietà e valorizzi le professionalità, sostenendo le persone non autosufficienti, tutelando salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo della prevenzione”. Secondo la Fp-Cgil, “un serio piano di assunzioni nella Pubblica amministrazione avrebbe immediati riflessi positivi nella vita di tutti i cittadini. Alcuni esempi? La durata media di un processo civile si ridurrerebbe a 2 anni; l’attesa media al pronto soccorso passerebbe da 90 a 60 minuti; 1 medico di famiglia ogni 1.000 e non 1.500 assistiti”. Le assunzioni “sono rese necessarie dal progressivo invecchiamento degli addetti (età media 50 anni) e dal fatto che in 750mila andranno in pensione entro il 2030”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI SARACENO

In un articolo pubblicato su La Stampa, Chiara Saraceno spiega che “a motivo di carriere discontinue a causa dell’interferenza delle responsabilità di cura familiare che sono state addossate tutte o in larga misura a loro, con l’andata a regime del sistema contributivo le lavoratrici anziane oggi, a differenza di pochi anni fa, vanno in media in pensione cinque mesi dopo gli uomini e spesso devono aspettare l’età della pensione di vecchiaia, mentre molti lavoratori uomini possono andare in pensione di anzianità. Le donne sono e saranno ancora per qualche anno, i soggetti più penalizzati nel passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo, pagando un prezzo alto per tutto il lavoro familiare gratuito che fanno nel corso della vita”.

IL PREZZO DA PAGARE PER OPZIONE DONNA

La sociologa evidenzia che questo è “un prezzo insito anche nella misura che sembrava di specifico vantaggio per loro, ‘Opzione donna’, che ha consentito a chi, per lo più a basso reddito, ne aveva bisogno per far fronte alle responsabilità di cura familiare, di andare in pensione un po’ prima. Ma con una forte decurtazione della pensione. Cosa che non è successa ai – molto più numerosi – lavoratori, per lo più uomini, che hanno potuto fruire di ‘Quota 100’”. Saraceno aggiunge che “la questione delle carriere lavorative discontinue non riguarda solo le donne. La crescente precarietà nel mercato del lavoro, che vede un aumento di 20 punti percentuali in 10 anni di chi entra con un contratto temporaneo, insieme all’aumento del part time involontario, segnala che sta diventando una caratteristica di una quota crescente di lavoratori e lavoratrici, anche se incide di più tra queste ultime”.

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