LE PAROLE DI SBARRA

Luigi Sbarra, come riporta Ansa, a margine di una manifestazione davanti all’Ambasciata iraniana in favore delle donne, ha detto: “Noi continuiamo a sostenere che su opzione donna vanno ripristinati i vecchi requisiti. Già le donne sono penalizzate da questa scelta per cui il governo è il ministro del lavoro dovrebbe accelerare misure e iniziative per ripristinare i vecchi requisiti”. Intanto, come spiega Repubblica, Ama ha cominciato a chiamare a rapporto gli operatori che, a causa di malattie invalidanti, non possono pulire le strade. Il quotidiano romano evidenzia che a quanti hanno più di 60 anni, ma sono lontani dai requisiti per la pensione, l’azienda “dirà che non possono essere reimpiegati e confermerà l’interruzione del rapporto di lavoro, con un incentivo di 9 mensilità”. Si tratta di 40 lavoratori. Sono invece 12 quelli che possono già accedere alla quiescenza. Altri 70, invece, non hanno ancora 60 anni e Ama dovrà trovare loro, “in base alle visite mediche, un impiego al 50% in ruoli amministrativi. Poi saranno sostituiti”.



ARMILIATO CONTRO IL GOVERNO SULLA RIFORMA PENSIONI “OPZIONE DONNA”

La Festa della Donna è passata ma per Orietta Armiliato, fondatrice e amministratrice del CODS, il tema della riforma pensioni “Opzione Donna” resta e con essa la piena critica alle scelte partorite dal Governo Meloni in questi primi mesi di legislatura. Intervenendo su “Pensioni Per Tutti” per un commento generale sullo status attuale della Opzione Donna, Armiliato contesta anche l’evoluzione delle modifiche che sono in corso d’opera per le prossime settimane.



«La Festa della Donna è la perfetta occasione per poter enunciare e sostenere, ancora una volta, la battaglia nata per tentare di rimettere al centro del dibattito Governativo l’istituto dell’Opzione Donna oggi cancellato, affinché tale misura venga al più presto ripristinata e resa fruibile con le regole di accesso valide fino al 2021, alle 20000 donne alle quali, tale proroga estesa all’anno 2022, era stata ripetutamente e da più parti, promessa», rileva la fondatrice del CODS, aggiungendo «il percorso è irto e tortuoso, manca la consapevolezza». (agg. di Niccolò Magnani)



IL NODO OPZIONE DONNA

A proposito del nodo Opzione donna ancora irrisolto Marina Calderone ha spiegato che il ministero del Lavoro “ha fatto più proiezioni, le ha già mandate anche al Mef in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche. Sono in attesa, spero di avere risposte a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita in manovra possano essere risistemate”. La ministra del Lavoro, come riporta Ansa, ha anche detto, rispetto al vecchio impianto della misura, di non comprendere la differenziazione del requisito anagrafico esistente per le lavoratrici autonome, soprattutto perché quest’ultime hanno carriere “ancor più caratterizzate da momenti di discontinuità”. Secondo quanto riporta Il Corriere, a tenere in stallo la situazione relativa a Opzione donna ci sarebbe anche uno “stop” dal ministero dell’Economia, secondo cui “la questione non è all’ordine del giorno, visto il costo elevatissimo di un ampliamento” della misura inserita in Legge di bilancio.

LE PAROLE DI BUCCI (FNP-CISL)

Claudio Bucci, responsabile sindacale locale della Fnp-Cisl Emilia Centrale per il distretto di Castelnovo ne’ Monti ricorda che “a fronte dell’elevata inflazione in essere, il Governo Meloni ha approvato la rivalutazione delle pensioni con una previsione del 7,3%, per il 2023. La rivalutazione, però, vale per i trattamenti minimi (sino a quattro volte) che, appunto, saranno rivalutati del 100% rispetto all’inflazione e così arriveranno a 2.101,4 euro lordi al mese”. Come riporta redacon.it, il sindacalista sottolinea che l’Esecutivo ha scelto però “di non applicare la rivalutazione al 100% in relazione a tutti gli scaglioni pensionistici: di fatto l’aumento sarà inferiore in relazione al crescere dell’ammontare pensionistico”. Di questo e altri temi la Fnp-Cisl dell’Emilia Centrale discuterà in diverse assemblee che si terranno sul territorio durante il mese di marzo, lo stesso in cui sono stati erogati gli assegni con gli importi aggiornati in base alla rivalutazione (per quanti ancora non l’avevano ricevuta).

RIFORMA PENSIONI, LA PDL DI GRAZIANO

Stefano Graziano ha annunciato “la presentazione della proposta di legge a mia prima firma e sottoscritta da tutti i deputati democratici della commissione Difesa, Anna Ascani, Nicola Carè, Andrea De Maria e Piero Fassino, per la rivalutazione delle pensioni del comparto delle forze armate”. Come riporta Ansa, lo scopo della proposta del deputato del Partito democratico “è quello di adattare l’attuale normativa pensionistica alle specificità del personale del comparto difesa e sicurezza (Forze armate, compresa l’Arma dei Carabinieri, Forze di polizia e Corpo dei vigili del fuoco) per coloro i quali coloro accedono alla pensione così da poter godere del massimo contributivo previsto al raggiungimento dell’età pensionabile”.

L’INTERVENTO SULLE RIVALUTAZIONI DELLE PENSIONI DELLE FORZE ARMATE

Graziano ricorda che il nostro ordinamento “riconosce la specificità del ruolo e dello stato giuridico di tale personale, in relazione alla peculiarità dei compiti, alle limitazioni personali che ne derivano e ai requisiti di efficienza operativa richiesti. Tale personale risulta però svantaggiato sul versante previdenziale, in conseguenza dell’introduzione del metodo di calcolo contributivo perché, anche restando in servizio fino al massimo di età previsto dal proprio ordinamento, questo personale non riesce a raggiungere i coefficienti di trasformazione più favorevoli, che la legge fissa al raggiungimento di età avanzate”. Dunque, occorre “intervenire con una norma di equità contributiva, equiparando il coefficiente di trasformazione indicato per il pubblico impiego al momento di accedere al pensionamento per limiti di età”.

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