L’ATTACCO DI ORLANDO AL GOVERNO

È molto duro il giudizio di Andrea Orlando sull’operato del Governo: “Insomma, chiamano i sindacati a Palazzo Chigi per confermare, come ribadisce la premier Meloni, che dal prossimo anno faranno tagli sostanziali e corposi per circa 700mila lavoratori pubblici che andranno in pensione. Interventi, senza alcuna idea di riforma complessiva del sistema previdenziale, senza nessun intervento strutturale su donne, lavoratori gravosi e giovani. Fanno solo cassa per puntellare i loro conti basati su previsioni sballate e peggiorati dai ritardi nell’attuazione del Pnrr. Eppure ci hanno messo 5 minuti a fare marcia indietro appena le banche hanno alzato la voce”, sono le parole del deputato del Pd riportate da Ansa. Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, al termine dell’incontro tra sindacati ed Esecutivo, come riporta Italpress, invece, ha detto: “Abbiamo chiesto al Governo di cambiare e migliorare le parti deboli della manovra economica, in modo particolare sulle pensioni”.



LE PAROLE DI MELONI AI SINDACATI

Oggi si è tenuto l’incontro tra Governo e sindacati sulla Legge di bilancio e Giorgia Meloni, come riporta Askanews, ha parlato anche dell’intervento previsto sulle future pensioni di alcuni dipendenti pubblici, spiegando che “stiamo lavorando per modificare la misura nel migliore dei modi, garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi si ritira con la pensione di vecchiaia e garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31 dicembre 2023 i requisiti attualmente previsti”. Il presidente del Consiglio ha aggiunto che “si sta valutando un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia. Faremo del nostro meglio per risolvere e correggere”. “Noi avevamo chiesto il ritiro dell’articolo 33, il Governo si è limitato a dire che stanno ragionando e valutando delle modifiche, ma non nel fatto che interverranno nella direzione del ritiro. La sostanza è che stanno peggiorando drasticamente anche la legge Fornero”, ha detto il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro.



LE PAROLE DI BONALDI

In una nota riportata da welfarenetwork.it, Stefania Bonaldi, responsabile Pubblica amministrazione, Professioni e Innovazione nella segreteria nazionale del Partito Democratico, spiega che “con la manovra, non solo il Governo fa dieci passi indietro sulla flessibilità mirata, rendendo più gravose le condizioni in uscita su Ape sociale e Opzione donna, ma prevede anche una riduzione delle pensioni per circa 700mila lavoratori pubblici, entrati in servizio dal 1981, che andranno in pensione con meno di quindici anni di anzianità contributiva. Parliamo di insegnanti, medici, infermieri, operatori sanitari, dipendenti di enti locali e uffici giudiziari, per i quali cambierebbero ora i calcoli del pensionamento, con proiezioni che evidenziano tagli di diverse migliaia di euro l’anno. Una operazione iniqua, per fare cassa sulle spalle dei soliti noti, mentre si rinuncia a combattere l’evasione retributiva e contributiva, stimata oltre 90 miliardi l’anno”.



L’AUMENTO DEGLI ASSEGNI DAL 2024

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, di concerto con la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone, ha firmato il decreto che dispone a partire dal 1° gennaio 2024 un adeguamento all’inflazione pari a +5,4% delle pensioni. L’aumento, che verrà riconosciuto nelle modalità previste dalla normativa, è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023. Tuttavia, come ricorda Il Sole 24 Ore, in base a quanto stabilito dalla Legge di bilancio, la rivalutazione piena spetterà solo agli assegni fino a quattro volte il minimo, ovvero 2.271,76 euro lordi. All’aumentare dell’importo degli assegni calerà la percentuale di rivalutazione, fino ad arrivare all’1,88% per chi percepisce un importo pari a oltre 10 volte il minimo, ovvero 5.679,40 euro lordi. Da tenere anche presente che la rivalutazione inciderà sull’importo dell’assegno sociale, che salirà a 534,40 euro, rappresentando la soglia per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con il metodo contributivo.

RIFORMA PENSIONI, L’ANNIVERSARIO DELLA CNPADC

Come ricorda Il Sole 24 Ore, “quest’anno la Cassa di previdenza dei dottori commercialisti festeggia due traguardi importanti: i 60 anni dalla sua nascita e i 20 anni dalla riforma che ha sancito il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Un lasso di tempo in cui la categoria si è profondamente trasformata”. Infatti, “nel 1963 gli iscritti erano 1.145, i pensionati nessuno e, citando il bilancio di quell’anno ’15 le gentili colleghe'”. Nel 2023 gli iscritti sono diventati 73.717, i pensionati 11.620 e “le gentili colleghe” sono il 33,3% degli iscritti. Il bilancio di quest’anno “chiuderà con un avanzo di quasi 635 milioni, mentre le riserve patrimoniali salgono a 11,16 miliardi di euro (erano 10,5 miliardi nel 2022)”.

LE PAROLE DI DISTILLI

Riguardo alla riforma del 2013, il Presidente Stefano Distilli, come riporta Ansa, ha spiegato che “abbiamo preso in prestito la parola greca Kairos che significa il momento giusto, il momento in cui vent’anni fa chi ci ha preceduto si è posto il problema di interpretare quello che sarebbe stato il futuro del nostro sistema pensionistico. Intercettando le dinamiche di un sistema che con le vecchie regole non sarebbe stato in grado di pagare le future pensioni, è stata adottata una radicale riforma che ci ha portati dal regime retributivo al regime contributivo. E il sistema ha saputo rendersi sostenibile dal punto di vista finanziario e patrimoniale”. E oggi “abbiamo un patrimonio di 11 miliardi di euro che sarà proprio quello che ci permetterà di far fronte all’invecchiamento della nostra platea, di tutti coloro che nei prossimi anni andranno in pensione”.

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