LE OPZIONI PER I “CONTRIBUTIVI PURI”

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, prima ancora di definire le misure di riforma delle pensioni da inserire nella prossima Legge di bilancio, il Governo potrebbe arrivare ad “alleggerire i vincoli che limitano il pensionamento dei cosiddetti ‘contributivi puri’: i lavoratori che hanno cominciato l’attività dopo il 31 dicembre 1995”. In particolare, “nel mirino ci sono soprattutto la soglia di 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, che deve essere raggiunta dai ‘contributivi’ per accedere al trattamenti di vecchiaia ‘standard’ e quella di 2,8 volte per l’uscita anticipata con 64 anni d’età e 20 di versamenti. Nel primo caso si potrebbe profilare un’eliminazione totale di questo paletto, mentre nel secondo potrebbe essere aperta la strada a un abbassamento della soglia. E non è escluso che possano essere individuate forme premiali per i lavoratori con un montante contributivo troppo leggero”. Vedremo se si andrà realmente in questa direzione.



LE RICHIESTE DELLA CISL AL TAVOLO SULLA RIFORMA PENSIONI

Dopo le forti critiche della Cgil sul fronte della riforma pensioni, la Cisl si dimostra più dialogante in questi mesi con il Governo Meloni e anche dopo l’ultimo tavolo del 26 luglio ha presentato alcune proposte tese a trovare una “sponda” nel Ministero del Lavoro in vista della prossima legge previdenziale. «Bisogna dare al sistema pensionistico regole stabili e durature nel tempo», spiega il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga sull’incontro al Ministero del lavoro sulla previdenza.



Nella discussione sulla flessibilità e gli esodi, il rappresentante della Cisl ha ribadito come sia necessario ad oggi «consentire l’accesso alla pensione dai 62 anni di età ma anche, senza alcun riferimento all’età, in presenza di 41 anni di contributi. Inoltre, bisogna eliminare le soglie economiche che restringono le possibilità di accesso alla pensione per chi rientra nel calcolo interamente contributivo della pensione». La rigidità delle soglie presenti nella riforma pensioni Fornero è di fatto, chiosa Ganga, «in contrasto con il sistema contributivo disegnato nel 1995. Infatti, se non si raggiunge una pensione di almeno 754 euro al mese, la pensione di vecchiaia è rinviata a 71 anni e quindi conviene l’assegno sociale che si ottiene a 67 anni». Qui sotto nel dettaglio tutte le altre proposte della Cisl sulla prossima riforma pensionistica. (agg. di Niccolò Magnani)



LE PAROLE DI BITTI

Fiovo Bitti, dopo l’incontro tra sindacati e Governo di ieri, spiega che “in attesa del confronto politico vero e proprio di settembre, abbiamo ribadito agli esperti dell’Osservatorio quelle che sono le nostre richieste, vale a dire Quota 41 e Quota 100 libera per superare la Fornero, ma anche l’introduzione di strumenti per una maggiore flessibilità in uscita che tengano conto delle condizioni personali. In tal senso, è utile la stabilizzazione dell’Ape sociale, con l’estensione della platea dei lavori gravosi e la valorizzazione della maternità, della disabilità, in particolare quella sopravvenuta a causa di infortunio o malattia professionale, dei lavori di cura in ambito familiare e delle attività di volontariato”. Secondo il Dirigente confederale dell’Ugl, “anche Opzione Donna dovrebbe essere mantenuta, sulla base però delle regole del 2022, mentre nella costruzione di uno strumento unico per la gestione degli esuberi produttivi, il modello potrebbe essere quello del contratto di espansione esteso a tutte le imprese, con un meccanismo premiante basato sulle nuove assunzioni”.

LA CGIL CONTRO IL GOVERNO DOPO L’ULTIMO CONFRONTO

L’incontro tra Governo e sindacati di ieri non è stato positivo secondo la Cgil. La Segretaria confederale Lara Ghiglione, come riporta Ansa, spiega che dopo sette mesi di incontri “non siamo ancora in grado di dire ai lavoratori quando e come potranno aver accesso alla pensione. In assenza di risposte la previdenza resterà una delle tante ragioni della nostra mobilitazione che ci riporterà in piazza in autunno”. La sindacalista evidenzia che “oltre a non aver avuto risposte sulla pensione di garanzia per i giovani, anche durante l’incontro odierno sul tema della flessibilità in uscita abbiamo esplicitato le richieste della nostra piattaforma unitaria sulla previdenza, senza alcun riscontro da parte del Ministero. Evidentemente il Governo ha capito di non poter rispettare gli impegni che il centrodestra ha assunto durante la campagna elettorale, quando prometteva alle elettrici e agli elettori di farli accedere alla pensione con i 41 anni di servizio o il superamento della legge Fornero”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI INNOCENTI

Il Presidente dell’Anp-Cia di Grosseto, Giancarlo Innocenti, spiega che “ci troviamo a constatare con amarezza che la promessa di un recupero sostanzioso per le pensioni, tanto agognato, si è risolto in una manciata di euro, lasciando i nostri pensionati agricoli in difficoltà, con pensioni misere spesso sotto la soglia di sussistenza”. Dal suo punto di vista, “la mancanza di una soglia minima adeguata che noi avevamo indicato in 780 euro, con riferimento al reddito di cittadinanza, ci lascia a chiederci se sia davvero accettabile che i nostri agricoltori pensionati, che hanno dato tanto al nostro Paese e hanno versato i contributi, siano costretti a vivere al di sotto di questo limite”.

LA POSIZIONE DELL’ANP-CIA

A proposito della situazione difficile degli anziani, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani  ricorda che “siamo in una fase storica in cui aumentano le situazioni di disagio sociale e di povertà delle famiglie, che non si risolvono solo con iniziative isolate, seppur apprezzabili, come la recente social card ‘Dedicata a te’ e destinata agli acquisti di beni alimentari di prima necessità, ma di modesta entità e con criteri di parzialità”. Piuttosto, “servono seri interventi strutturali, come l’aumento delle pensioni minime; politiche di contrasto vero al disagio sociale; un sistema efficiente di servizi, a cominciare dalla sanità, per garantire equilibrio, giustizia sociale e uguaglianza dei diritti”.

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