RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO

In un articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale, Cesare Damiano evidenzia alcune criticità della Legge di bilancio in tema di riforma delle pensioni. La prima riguarda Quota 103 e il suo requisito di anzianità contributiva pari a 41 anni. L’ex ministro del Lavoro spiega che sono soprattutto i lavoratori del settore pubblico a poter raggiungere tale traguardo e “dunque, non viene introdotta una reale flessibilità nel sistema e la Legge Fornero rimane in piena vigenza”. La seconda criticità riguarda il blocco parziale delle rivalutazioni che fa sì che alla fine il Governo utilizzi “le pensioni come un bancomat al quale attingere”, considerando il risparmio decennale pari a 36 miliardi di euro di questa misura.



LA RICHIESTA SULLA QUATTORDICESIMA

La terza criticità riguarda la mancanza di “un’idea di rivalutazione delle pensioni più basse. A meno che non si considerino i 30 euro al mese di rivalutazione della pensione minima come la soluzione di tutti i problemi”. Per Damiano, “la rivalutazione al 100% solo degli assegni che arrivano a quattro volte il minimo, circa 2.100 euro mensili lordi e 1.600 netti, è un severo colpo al ceto medio del lavoro, operai e impiegati che hanno lavorato duramente per 35-40 anni e che vedono ulteriormente compromesso il loro potere d’acquisto”. Per l’esponente dem lo strumento migliore per rivalutare le pensioni, a partire da quelle più basse, è alzare da 1.000 a 1.500 euro lordi mensili l’attuale tetto per accedere alla quattordicesima, aumentando anche il valore di quest’ultima, “che è distribuita su tre fasce in base ai contributi versati”.



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